IMG 7141(UNWEB) Perugia. Si è svolta questa mattina (sabato 30 maggio), nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, la Messa Crismale con la partecipazione limitata ai sacerdoti, diocesani e religiosi, ai diaconi, ai seminaristi, a venti membri delle famiglie religiose femminili e ad alcuni rappresentanti dei laici impegnati negli organismi diocesani e delle unità pastorali e dei gruppi e movimenti ecclesiali. La Messa Crismale, che a Perugia si celebra di consueto il Mercoledì Santo con la partecipazione di numerosi fedeli e dei ragazzi che durante l’anno ricevono il sacramento della Cresima, è la celebrazione in cui i sacerdoti rinnovano la promessa formulata all’ordinazione presbiterale e vengono consacrati gli olii santi.

Preti non rintanati in canonica. A ricordarlo è stato il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, nel suo intervento all’inizio della celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti. «Non tutti coloro che avrebbero desiderato partecipare possono essere presenti – ha sottolineato mons. Salvi –, a motivo delle disposizioni per la prevenzione del contagio. Ora che l’epidemia sta un po’ scemando, sono state ammesse di nuovo le messe con il popolo, osservando le dovute precauzioni. E’ doveroso ringraziare tutti i preti che in questo periodo, in vario modo, non hanno fatto mancare la loro vicinanza alla popolazione, non rimanendo rintanati nelle loro canoniche. Abbiamo trascorso un periodo difficile, imprevisto, ma il Signore ci è stato vicino; ci ha dato conforto e speranza. Anche se la nostra Umbria è stata un po’ risparmiata dall’epidemia, abbiamo comunque avuto i nostri morti e molti ricoverati in ospedale e nei reparti di terapia intensiva. La nostra gratitudine va agli operatori sanitari, ai volontari e a tutte le strutture e le persone che si stanno ancora dedicando ai servizi di protezione della popolazione. Un grato pensiero va oggi anche ai frati Minori che non si sono mai allontanati dal luogo del loro servizio, nell’Ospedale di Santa Maria della Misericordia; grazie anche a quanti hanno continuato a servire nelle residenze protette e nei monasteri».

Sacerdoti con particolari anniversari. «Nel rinnovare oggi le promesse sacerdotali – ha evidenziato il vescovo ausiliare –, confermiamo la nostra totale adesione al Signore ricordando alcuni sacerdoti che celebrano quest’anno particolari anniversari nel loro ministero: Don Nazzareno Fiorucci e don Lucian Gheorghe Cordis, proveniente dalla Diocesi di Oradea (Romania), per il loro 25° anniversario di ordinazione; Mons. Fabio Quaresima e don Paolo Ianni, per il loro 50° anniversario di ordinazione. E ricordiamo nelle nostre preghiere i confratelli che sono tornati alla Casa del Padre nell’ultimo anno: Don Bruno Contini e don Benito Baldoni».

Sacerdozio come servizio. Il cardinale Bassetti, che durante la liturgia ha consacrato gli olii santi, ad iniziare da quello per gli infermi, ed introdotto la preghiera dell’atto di rinnovo delle promesse presbiterali, nell’omelia si è soffermato sul sacerdozio come «servizio agli uomini e al mondo col il dono di una vita spesa per tutti: - come abbiamo ascoltato nel Vangelo di Luca - per i poveri, i prigionieri del peccato, gli oppressi (cf. Lc 4,18), attraverso quello che la Lettera agli Ebrei definisce un “sacerdozio che non tramonta”» (Eb 7,24). E’ lo stesso servizio che «Gesù ha vissuto» e, ha evidenziato il cardinale, «è davvero quel “sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli” (Eb 4,14), che cioè ha attraversato, con la sua passione e morte, una volta per sempre, quel santo dei santi celeste, offrendo la propria vita sulla croce».

Tutti i cristiani sono sacerdoti. «Ma nel lezionario di questa celebrazione – ha proseguito il presule – emerge anche il sacerdozio di tutti i credenti. La pagina del libro dell’Apocalisse che è stata proclamata si apriva così, con il saluto del veggente che si rivolgeva a Colui che “ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre”. Giovanni sta parlando di un sacerdozio dei fedeli, avendo in mente un passo del libro dell’Esodo sul popolo di Israele chiamato ad essere “un regno di sacerdoti e una nazione santa” (cf. Es 19,6); ora Giovanni insegna che tutti i cristiani sono sacerdoti, ovvero “condividono una responsabilità attiva - nella Chiesa e nel mondo - collaborando con il Cristo per fare della storia il regno di Dio”».

«Come sono diventate vere queste parole nel tempo di astinenza, causata dal Coronavirus – ha commentato il cardinale –, durante il quale, l’ho ricordato più volte, soprattutto i laici hanno potuto “scoprire altre cose belle del nostro essere cristiani: la preghiera in famiglia, il gusto per la Parola di Dio, l’esperienza di sentirsi Chiesa domestica e il dialogo tra genitori e figli”».

L’alta dignità dei presbiteri. «Ma il senso di questa solenne celebrazione, anche grazie alla sua normale collocazione nel Giovedì della Settimana Santa, è centrato in particolar modo sul sacerdozio dei presbiteri, di coloro cioè che - scelti tra il popolo santo di Dio - esercitano, come si legge nei documenti del Concilio Vaticano II, “un compito estremamente importante e sempre più arduo da svolgere nell’ambito del rinnovamento della Chiesa di Cristo” (Presbyterorum ordinis 1). È dunque opportuno sottolineare, anche in questa sede, “l’alta dignità dei presbiteri” (ibid.), che deriva non tanto dalle loro capacità, o dalla loro bravura, o dall’impegno con cui svolgono il loro ministero, ma dal dono dello Spirito e “in virtù della sacra ordinazione e della missione che essi ricevono dai vescovi”. Carissimi presbiteri, a nome mio e di tutto il popolo di Dio, di questa nostra amata Chiesa, vi ringrazio con tutto il cuore per il vostro impegno pastorale: non potrò mai dimenticare ciò che in questo periodo di epidemia, abbiamo insieme sofferto: al tempo stesso, mi piace additarvi, a quale dignità siete stati chiamati».

Il ricordo della vocazione di Paolo VI. Nel soffermarsi sul rinnovo delle promesse sacerdotali, il cardinale Bassetti ha voluto ricordare il centenario dell’ordinazione di san Paolo VI avvenuta il 29 maggio 1920. «Mi ha colpito – ha detto il presule – rileggere quanto il vescovo che doveva ordinare Montini - giunto all’ordinazione con notevoli difficoltà - scriveva di quel seminarista poco prima di imporgli le mani: “È un giovane che ha tutte le più belle qualità, ma gli manca la salute. Vuol dire che lo ordineremo per il paradiso!” (L’Osservatore Romano 29 maggio 2020, p. 8). Carissimi presbiteri, il Signore ha saputo fare di quel giovane prete molto più di quello che il suo vescovo potesse prevedere: è allo Spirito Santo che dobbiamo lasciar fare, e al quale dobbiamo tutti affidarci, perché nonostante le nostre infermità - o, meglio, proprio grazie alla nostra debolezza! - ci faccia compiere il nostro ministero».

La vocazione dei laici e dei preti nella pandemia. Soffermandosi sulla storia del discernimento vocazionale di papa Montini dalle “molteplici vocazioni”, come la definì lo stesso Paolo VI, Bassetti ha parlato di «sacerdozio di Cristo, sacerdozio dei fedeli, e sacerdozio ministeriale», ricordando ai presenti che «il presbitero sa quanto sia importante la vocazione dei laici, che - per tornare ancora a questo tempo di pandemia - hanno vissuto il loro impegno nel mondo come medici, infermieri, operatori sanitari, e certamente attraverso queste loro opere hanno dato molto concretamente una vera e propria testimonianza cristiana. Ma i laici, da parte loro, non potranno dimenticare quello che preti, religiosi, religiose, consacrati in questi mesi hanno fatto per il popolo di Dio, anche a costo della loro stessa vita. E non possiamo non citare i 121 preti morti a causa del Covid-19. Ma, soprattutto, è grazie al sacerdozio ordinato che, anche senza la partecipazione assembleare del popolo di Dio, in questo tempo di pandemia, ha continuato ad attuarsi e a rendersi presente il gesto di Cristo che si offre al Padre ogni volta che si fa memoria della sua Pasqua: è il sacerdote che, agendo in persona Christi, nella celebrazione quotidiana dell’eucaristia, ha continuato ad offrire il corpo di Cristo per tutti, pregando incessantemente per il bene della Chiesa e del mondo».

«Fratelli e sorelle carissimi, solo lo Spirito di Cristo, eterno sacerdote – ha concluso il cardinale –, può tessere l’unità tra le diverse vocazioni della Chiesa, tra il sacerdozio dei fedeli e il sacerdozio ministeriale. Da stasera celebreremo la memoria della prima Pentecoste, quella in cui la chiesa di Gerusalemme, impaurita e chiusa in una stanza, trova dallo Spirito Santo la forza per uscire e proclamare che Gesù, il crocifisso, è risorto».