Priori02Vg(ASI) Perugia - Trattare di questo argomento è fondamentale per comprendere l'identità della città, la sua natura e che cosa essa rappresenta oggi sia per la Regione amministrativa di cui è capitale sia per l'Italia.                                                                                   
A differenza di tante altre città la cui collocazione è rimasta più o meno invariata nella storia, Perugia, per la sua posizione di estrema propaggine orientale dell'Italia tirrenica e per i confini naturali (corso del Tevere e catena appenninica) che la separano dall'Adriatico, ha subito mutamenti anche significativi nel corso della sua storia.
Cerchiamo di seguirli.

La fase più remota. Dal paleolitico al neolitico. Non si conoscono, per quell'epoca, significative articolazioni geografiche dell'Italia. Si può solo immaginare che i confini naturali cui s'è accennato e che si stabilizzarono nel corso di questa lunghissima fase, abbiano separato l'area al di qua, ad ovest del Tevere (e ancor più degli Appennini) nella quale si trova la zona dove sarebbe sorta Perugia, da quella appenninico adriatica, ad est del fiume.
Questa differenziazione dovette essere più sensibile col passaggio al neolitico. L'area "tirrenica" doveva presentare un certo sviluppo agricolo, mentre quella "appenninico adriatica" una prevalente attività di pastorizia.

Età eneolitica. Qui il panorama comincia ad articolarsi in maniera più netta.
Ad ovest del fiume, nell'area di Poggio Aquilone, nei pressi di Marsciano, a non poca distanza da Perugia, c'è un sito (sepoltura a fossa) della cultura di Rinaldone, tosco - laziale, di provenienza egeo anatolica. L'area è quella intermedia tra Perugia e Orvieto, oggi politicamente ascritta alla Provincia di Terni ma geograficamente ad ovest del Tevere.

Età del Bronzo. È l'unico periodo in cui una cultura dedita alla pastorizia si distende in modo pressoché uniforme dall'Adriatico all'Elba. È la cultura appenninica che peraltro interessa solo di sfuggita l'area di Perugia mentre si concentra, ad ovest, nella zona del Monte Cetona.

XI - X secolo a. C. Si costituiscono i primi villaggi villanoviani, cioè protoetruschi, sulle pendici dei colli perugini (due), al Palazzone, presso Ponte San Giovanni, Piaggia Colombata, Monteluce, via del Verzaro, Porta Santa Susanna. Poi, all'incirca nell'VIII secolo a. C., sorge un altro villaggio sulla sommità del Colle del Sole.
Nasce così, attraverso un lungo processo di sinecismo, la Perugia etrusca, quella che si chiamava Phersna.
Stefano di Bisanzio la colloca tra le Lucumonie, le città madri dell'Etruria.
Il confine è ormai saldamente e da epoca immemorabile sul Tevere ad ovest del quale sorge Perugia, una città militare di confine, appunto, verso il territorio degli "Umbri". (Si veda "Storia di Perugia. Le origini e Perugia etrusca" in Wikipedia).
Al di là del Tevere, verso est, vi erano gli Umbri che possono alludere a tre concetti diversi: gli Umbri come i "sopravvissuti del Diluvio", "gens antiquissima Italiae". Umbri derivanti da una voce preistorica e preindoeuropea cioè da "Umru"  secondo Paul Kretschmer (si veda "Umbri" , "Etnonimo" in Wikipedia); Umbri come "Ombrikoi", abitanti lungo il corso del Danubio e Umbri come "Safini", quelli che dettero vita alle Tavole di Gubbio ed erano di provenienza transadriatica).

La suddivisione augustea. Con la riforma amministrativa di Augusto, Perugia venne ascritta alla VII Regio cioè all'Etruria insieme alle altre lucumonie. L'Umbria, che andava da Ospedalicchio,  Bastia fino a Fano e Pesaro, costituiva la VI Regio.
L'assetto rimase invariato ma con Diocleziano la VII e la VI Regio vennero riunite nella "Tuscia et Umbria".

Alto Medio Evo. Il quadro precedente si rompe e, mentre Perugia rimane assegnata alla Tuscia, l'Umbria scompare per tutto il Medio Evo.
Anche Perugia conosce le dominazioni germaniche: agli Ostrogoti di Teodorico, seguono i Goti di Totila. Nel 553 Perugia entra nell'orbita bizantina, salvo un effimero Ducato longobardo perugino, nel VI secolo e rimarrà con Bisanzio sino all'ottavo secolo, a presidio di quel "corridoio bizantino" che la separa dalla Toscana longobarda e dal Ducato longobardo di Spoleto.
In seguito alla Promissio Carisiaca di Pipino il breve e agli eventi successivi, Perugia entrò, per opera di Carlo Magno, nell'orbita papale e, indirettamente, in quella dell'Impero carolingio ma lo status della città rimase quello di una città sì legata a Roma ma di cui veniva rispettata l'autonomia. Il processo si completò nella notte di Natale dell'800.

Il periodo comunale. Nel 1139 sorge il Comune di Perugia, indipendente dal governo pontificio ma con un legame spirituale e politico che coesistette con l'autonomia di Perugia che cominciò a estendersi verso nord (Città di Castello), nord est (Gubbio) e ovest - sud ovest (Lago Trasimeno e Val di Chiana).
Il periodo comunale è quello del maggior splendore della città che conseguì proprio sul finire del periodo comunale la grande vittoria nella battaglia di Torrita, contro Siena e Cortona, nel 1358.

La Signoria. Perugia dovette difendere la sua indipendenza dal Papato, cercando di legarsi alla Signoria dei Visconti e sottrarsi alle mire egemoniche romane, legandosi a Milano sotto Gian Galeazzo Visconti, nel 1400.
L'operazione fallì e Perugia rimase in una condizione ancora ambigua.

1540. La guerra del sale e il definitivo e durissimo assoggettamento di Perugia.
La città perde la guerra del sale e Papa Paolo III Farnese la assoggetta senza più mediazioni.
Viene creata la Legazione "Perugia e Umbria" che comprende l'odierna Umbria ma senza Gubbio e all'Umbria è aggregata addirittura la Sabina.
Gli amministratori pontifici non possono disporre di territori al di fuori dei confini statuali e sono costretti a una definizione che vede ancora distinte, com'è ovvio, Perugia e l'Umbria che, per l'occasione, viene resuscitata ma in un contesto ben diverso da quello originario e anche da quello contemporaneo.
Dal punto di vista culturale e storico, Perugia è considerata parte della Toscana che è il terminale latino medioevale di Etruria che si arresta sul Tevere. Amministrativamente però, Perugia viene individuata come possibile, futuro centro di aggregazione della Legazione.
È questo il punto di rottura della tradizionale collocazione di Perugia che, per motivazioni meramente politiche, diviene una sorta di "capitale residuale" destinata a governare un'area ad essa sostanzialmente estranea e che, da parte sua, considera estranea la città capitale. Perugia era notoriamente una città ribelle dello Stato pontificio e questo, dopo aver usato il "bastone" della repressione di Paolo III, impiega la "carota" del "contentino" della posizione di capoluogo amministrativo e quindi di un ruolo politicamente egemone di Perugia nelle terre centrali dello Stato.
L'assetto, salve le riforme amministrative rivoluzionarie sul finire del '700, rimane sostanzialmente invariato fino all'Unità d'Italia. Cambiano i nomi delle circoscrizioni amministrative ma la sostanza è la creazione di una struttura amministrativa che rompe con una collocazione bimillenaria per fare di Perugia il centro di un'area del tutto eterogenea che comprende addirittura la Sabina e che si diversifica sensibilmente anche dall'Umbria attuale per l'assenza di Orvieto e Gubbio.

L'assetto amministrativo del Regno d'Italia.
Ora l'Italia è diventata unita. I nuovi amministratori avrebbero potuto riconsiderare una suddivisione amministrativa rispettosa della storia, specie di quella antica, nella quale affondavano le loro radici i popoli e le articolazioni territoriali dell'Italia preromana che avevano conservato la loro validità ad esempio nella geografia dei dialetti d'Italia e, per Perugia, nel suo collocarsi a nord della fondamentale linea "Roma Ancona".
Nasce ufficialmente la Provincia di Perugia che non è altro che l'odierna Umbria più la Sabina, poi "depennata" (in parte). Esistono solo le Province infatti nel nuovo Regno. Vi sono poi delle" mere ripartizioni statistiche che successivamente verranno recepite pari pari come le Regioni della Costituzione italiana. (Per la natura politica e in gran parte artificiosa della configurazione dell'odierna Umbria, si veda "L'Umbria e la sua storia" in www.archiviodistatoperugia.it).
Al termine di questo iter, Perugia, nata etrusca, anzi Lucumonia etrusca, si ritrova capitale dell'Umbria, una regione che ha come simbolo quello dei "Ceri", cioè di una città nata, questa sì, umbra, poi divenuta "marchigiana" e ritornata umbra con l'unificazione. E tutti conoscono la mia simpatia per i "matti" di Gubbio, nonostante le famose "Tavole" non si esprimano con benevolenza verso i confinanti etruschi. E, ad ovest di Perugia, c'è l'Etruria, la sua antica patria, chiamata oggi Toscana.
Decisamente, riflettere sull'identità di Perugia e sulla sua storia è cosa ardua. Ardua, impegnativa, ma doverosa se si vuol tornare alle nostre radici.

Giuliano Mignini per Agenzia Stampa Italia