CorpusDomini DSC 9793Perugia: Diverse migliaia di fedeli alla processione del Corpus Domini. Il cardinale Gualtiero Bassetti nella basilica di San Domenico: «Ricordiamo e non dimentichiamo chi soffre più di noi, come i fratelli terremotati» e ha dato appuntamento ai fedeli all’evento molto atteso e significativo:

(UNWEB) Perugia. La traslazione delle spoglie mortali del Venerabile Servo di Dio Vittorio Trancanelli, domenica 2 luglio

Al termine della solenne celebrazione del Corpus Domini di domenica 18 giugno nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia, presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, si è tenuta la tradizionale processione del Santissimo Sacramento fino alla basilica di San Domenico. Ogni anno vi partecipano diverse migliaia di fedeli con parroci, religiosi e religiose, diaconi, membri degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro e di confraternite. Quest’anno è stata la prima volta per la “Venerabile Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello in Cattedrale”, di antica fondazione (seconda metà del XV secolo) ricostituita lo scorso settembre.

Questa processione - di cui si ha memoria storica dall’anno 1378 a seguito di un “provvedimento pubblico” delle autorità civili e religiose della città menzionato da Pompeo Pellini nella sua Historia di Perugia (XVI secolo) -, come è tradizione, ha fatto sosta con preghiere davanti alle sedi delle Istituzioni civili e politiche del capoluogo umbro per coloro che sono chiamati ad operare per il bene comune, percorrendo tra due ali di folla corso Vannucci, piazza Italia, viale Indipendenza e corso Cavour fino alla basilica di San Domenico.

Nella chiesa dei padri Domenicani il cardinale Bassetti, nel suo intervento di saluto a conclusione del Corpus Domini, ha voluto trasmettere ai fedeli il suo sentimento nell’aver tenuto tra le mani il Santissimo Sacramento. «Mi sono sentito ambasciatore di tutto il mio popolo – ha detto – ed era come se ciascuno di voi non soltanto accompagnasse, ma portasse vicino a sé Gesù».

Il cardinale ha voluto ricordare la sua recente visita alla Norcia terremotata, dove ha benedetto e inaugurato il “Centro di Comunità” della Caritas, una struttura polifunzionale sia come chiesa che come luogo di attività pastorali e di incontri della gente. «Ho avuto modo di stare ancora una volta accanto ai nostri fratelli terremotati e di vedere attorno a me tante macerie. Al di là dei monti che circondano Norcia e dividono l’Umbria dal Lazio e dalle Marche c’è anche Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, dove ci sono stati centinaia di morti. Quanta sofferenza su quel calvario rappresentato da quelle montagne, che racchiudono anche i simboli più rappresentativi della fede della nostra Europa. Norcia è la patria di san Benedetto e quanta sofferenza e quanta dignità c’è in quelle persone. Voglio citarle d’esempio per mettere in pratica quello che ci ha detto il Deuteronomio della messa di stamani in cattedrale: “Ricordati e non dimenticare”, perché, purtroppo, siamo tutti di memoria abbastanza corta. Ricordiamo anche chi soffre più di noi!».

Nell’esortare i fedeli a ricordare e a non dimenticare, il cardinale Bassetti ha voluto evidenziare un evento molto atteso e significativo per la comunità diocesana: la traslazione delle spoglie mortali del Venerabile Servo di Dio Vittorio Trancanelli (1944-1998) dalla chiesa parrocchiale di Cenerente a quella dell’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, in programma domenica 2 luglio (ore 16-19). Per quest’evento il presule ha auspicato una partecipazione di popolo di Dio come quella della celebrazione del Corpus Domini. Si tratta di «un evento epocale per Perugia – ha commentato –, perché non si sa da quanto tempo la nostra città non aveva un venerabile che è calamita di grazia per l’intera comunità diocesana e non solo: il dottor Trancanelli. E’ stato dichiarato venerabile da papa Francesco per gli esempi della sua vita, della sua professione medico-ospedaliera, di padre di famiglia di tanti figli adottivi e di come seguiva le persone. Vittorio era un vero contemplativo nell’azione e questo lo testimoniano anche i suoi scritti. La sua mente e la sua anima erano completamente immerse in Dio e le sue braccia e il suo cuore erano al servizio del prossimo, in particolare di quello più piccolo e più disagiato. Attraverso la persona di Vittorio – ha concluso il cardinale – sicuramente tante grazie sono riservate a ciascuno di noi, alle nostre famiglie e alla nostra Chiesa».

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