20181106 094706A Castiglion del Lago si è svolta l'iniziativa «C'era una volta la legge 180» promossa da Polis cooperativa sociale.
Il presidente Piombaroli: «Non si può soggiacere alla regola del pareggio di bilancio di fronte alla tutela della salute delle persone»

(UMWEB) PERUGIA – «I 40 anni della Legge 180, della riforma pensata e voluta da Franco Basaglia per cambiare la mentalità e le norme sulla salute mentale è l'occasione per riflettere sul welfare e sul cambiamento dei tempi che richiedono anche di costruire nuovi modelli per la salute delle persone. Occasione per stimolare anche le Istituzioni a ripensare i modelli di legge previsti dalle varie norme regionali e statali - ha affermato Gianfranco Piombaroli, presidente di Polis introducendo i lavori - Non si può soggiacere alla regola del pareggio di bilancio di fronte alla tutela della salute delle persone. Mgliorare la qualità della vita degli individui, delle famiglie, porta ad un miglioramento di bilancio. Bisogna uscire dal torpore istituzionale e pensare a nuove situazioni di welfare mix, mettere insieme alleanze che possono migliorare il benessere delle persone».
«Sono contento che una realtà cooperativa nata nel nostro territorio abbia scelto Castiglion del Lago per riflettere su una legge che ha cambiato il panorama della cura e dell'assistenza nel settore della salute mentale. Le amministrazioni comunali sono sempre più a corto di risorse e l'apporto della cooperazione è fondamentale nel settore del welfare e del benessere delle persone» ha detto Sergio Batino, sindaco di Castiglion del Lago portando i saluti dell'amministrazione comunale.
L'occasione per parlare di legge Basaglia e del sistema dell'assistenza nella salute mentale è stata il convegno «C'era una volta la 180. 40 anni di percorsi di vita» svoltosi oggi a Castiglion del Lago con gli interventi di Maria Patrizia Lorenzetti, direttore dipartimentale salute mentale Usl 1, Giovanna del Giudice, presidente conferenza permanente Franco Basaglia, Elisabetta Rossi, dirigente struttura complessa salute mentale Usl 1, Riccardo Curreli, direttore REMS Cagliari (dove è ricoverato Luigi Chiatti), Maria Grazia Cogliati Dezza, coordinatrice socio-sanitaria Azienda sanitaria tirestina, Paola Grifo, dirigente salute mentale di Bergamo, Luca Natalicchi, responsabile Csm Ponte San Giovanni-Perugia, Marco Grignani direttore salute mentale Assisano-Media Valle del Tevere.
Nel corso del convegno è stato evidenziato, tra le tante innovazioni portate dalla legge Basaglia, come «le storie delle persone sono più importanti delle loro diagnosi cliniche» e che i bisogni-malattie «fanno parte dei diritti di cittadinanza non negoziabili» e che «la più grande conquista derivante dalla 180 è la non riconoscibilità del paziente una volta inserito in un contesto sociale» diverso dal manicomio.
E' stato anche sottolineato come la legge Basaglia abbia posto «fine allo statuto speciale per le persone affette da disturbi mentali e permesso il pieno accesso alla cittadinanza sociale» a queste persone.
Se molto è stato fatto, però, rimane ancora molto da fare: rinnovare le pratiche inclusive e partecipative, rifiutare certe tipologie di residenzialità che appaiono un ritorno al passato, operare meglio nei territori, sostenere le famiglie e coinvolgere le comunità (l'alleanza forte invocata dal presidente Piombaroli).
Una particolare attenzione è stata posta sulle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) che hanno sostituito gli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), una «vera antinomia» a partire dal «doppio binario» per la «reclusione» di cittadini che hanno commesso reati, ma sono stati giudicati «incapaci di intendere e volere». Un confronto che ha portato a formulare una domanda: le Rems sono utili o sono degli Opg senza agenti di polizia penitenziaria?
Tra gli elementi di cura e welfare partecipativo è stato portato l'esempio dell'Azienda sanitaria triestina che ha avviato un progetto (La città che cura) di sostegno agli anziani e alle persone affette da disturbi mentali che prevede la condivisione delle case sfitte, dei cortili condominiali, degli spazi comuni. Una sorta di condominialità condivisa, un sostegno di vicinato così come era in passato sull'onda di uno slogan significativo: «meno ospizi e più vicinato».
In conclusione è stato ricordato come l'intenzione di Basaglia «non era di riformare il manicomio, ma di distruggerlo», di «ridare dignità alle persone» attraverso la «libertà, perché la libertà è terapeutica» ed era necessario «restituire diritti a coloro ai quali erano stati tolti». La sfida dei tempi moderni è di «includere pienamente le persone affette da disturbi mentali nella società affinché vivano una vita di cittadini completa». Secondo Basaglia, infine, «il rapporto terapeutico è possibile solo di fronte alla restituzione della libertà all'altro».