f2Il presule: «Il Signore benedica questa grande famiglia, che deve sentirsi a casa sua e nella gioia».

Affrontati temi quali la lenta ricostruzione delle zone terremotate del Centro Italia e l’immigrazione

(UMWEB) Perugia. «Vogliamo ringraziare Dio, che è Padre di tutti, dei cristiani, dei musulmani e degli uomini delle diverse religioni. In particolare lo vogliamo ringraziare perché ci ha donato Gesù, che è la Luce che illumina il mondo». Con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha accolto a pranzo, il giorno di Natale, presso la struttura ricettiva diocesana “Villa Sacro Cuore” di Perugia, 90 ospiti tra quanti sono soli o senza fissa dimora, frequentatori abituali delle parrocchie del centro storico, persone che vivono tutto l’anno nelle opere segno della Caritas diocesana e gli assistiti dei progetti corridoi umanitari e accoglienza richiedenti protezione internazionale.

Prima di augurare a tutti «buon pranzo», il cardinale ha invocato il Signore chiedendogli di benedire «questa grande famiglia, che, anche attraverso le razze e le religioni diverse, rappresenta tutta la famiglia umana» affinché «non ci siano più lotte, discriminazioni, guerre, terrorismo. Padre Santo – ha proseguito il cardinale –, gli uomini, imitando il tuo cuore, si sentano tutti fratelli e possano costruire la pace come disse l’angelo a Betlemme. Questo me lo raccontava (in uno dei suoi viaggi in Terra Santa, n.d.r.) il capo del governo palestinese, un musulmano, nell’indicarmi la Basilica della Natività: “Questo è il luogo dove la Notte di Natale gli angeli hanno cantato gloria a Dio nell’alto dei Cieli e pace in terra a tutti gli uomini che Lui ama, a tutti gli uomini di buona volontà. E noi possiamo essere di questi uomini che Dio ama e costruiscono la pace con la loro buona volontà. E’ il mio augurio di Natale e sentitevi a casa vostra, sentitevi nella gioia!».

Il cardinale, che si è seduto a tavola con alcuni ospiti e con i coniugi Giancarlo e Luisa Pecetti, direttore e condirettore della Caritas diocesana, ha salutato durante il pranzo ognuno dei 90 commensali. Ha poi colto l’occasione per parlare di scottanti temi di attualità con lo stesso direttore Pecetti, con la prof.ssa Maria Teresa Di Stefano, responsabile dell’Ostello-Centro internazionale di accoglienza (fondato dal compianto mons. Elio Bromuri), e con Stella Cerasa, assistente sociale del progetto diocesano richiedenti protezione internazionale; temi affrontati anche con alcuni giornalisti presenti.

Il presidente della Cei ha parlato del «terremoto dimenticato», come lui stesso ha definito il sisma del Centro Italia di due anni fa. «Dobbiamo tenere conto che quattro regioni sono state coinvolte: L’Umbria, le Marche, il Lazio e l’Abruzzo – ha commentato il presule – e siamo ancora nell’attesa della ricostruzione di case e di attività produttive. Il dramma odierno di questa ricostruzione, che funziona e non funziona, è la tanta gente che se ne è andata e chi sa se potrà tornare. Questa è una situazione veramente preoccupante e confidiamo ancora nelle Istituzioni affinché si superi ogni ostacolo burocratico con programmi precisi per una ricostruzione più veloce ed efficace per contrastare lo spopolamento di alcuni dei borghi più belli d’Italia. Il mio auguro di Natale e che questa macchina burocratica, così complessa, si possa sbloccare».

Altro tema affrontato dal cardinale Bassetti è stato quello degli immigrati, parlando del Natale di speranza e di vicinanza verso i più bisognosi e in difficoltà che arrivano anche da lontano. «Abbiamo invitato al “Pranzo di Natale” anche le persone richiedenti protezione internazionale e le famiglie siriane giunte a Perugia grazie ai corridoi umanitari, perché possano ritrovarsi insieme e ci auguriamo anche per loro che al più presto si sblocchi la situazione nell’ottenere quei riconoscimenti di cui hanno bisogno per potersi muovere e per avere, soprattutto, un lavoro. La loro presenza tra noi è segno di speranza e di cammino affinché si pensi anche a loro come società civile e come Chiesa, perché possa essere concretamente attuato il passo del Vangelo di Matteo “ero forestiero e mi avere ospitato”».