AA000461(UMWEB) Perugia. Si è tenuta questo pomeriggio a San Matteo degli Armeni la cerimonia di celebrazione della Giornata Europea dei Giusti che, come già dal 2016, ha visto dedicare nel Giardino dei Giusti tre alberi ad altrettante persone che hanno dedicato la propria vita al bene.


Quest’anno sono state scelte tre piante d’ulivo. Due, già presenti nel Giardino, sono state dedicate rispettivamente a Maxima Acuña, attivista peruviana per i diritti umani e per la tutela dell’ambiente nel distretto di Sorochuco e al Sindaco di Pagani, in provincia di Salerno, ucciso dalla camorra nel 1980. Il terzo ulivo, piantato ex novo, è stato invece dedicato a Malala Yousafzai, Premio Nobel per la pace 2014, impegnata per i diritti civili e il diritto all’istruzione delle ragazze nei Paesi musulmani.
“Ogni anno incrementiamo il Giardino dei Giusti, affidandoci all’esempio di queste persone, che sono un modello di giustizia – ha detto il Vice Sindaco Urbano Barelli nel corso della cerimonia – e, ogni volta, è un’occasione anche per riflettere sul concetto di “giusto“, un concetto condiviso in un mondo che sembra sempre più diviso. Anche sull’esempio di Aldo Capitini – ha concluso il Vice Sindaco - dobbiamo impegnarci per essere comunità e, soprattutto, essere una comunità giusta.”
A scegliere i Giusti a cui dedicare le piante quest’anno sono stati Amnesty International, Associazione Libera, Associazione Vivi il Borgo, Fondazione Centro Studi Aldo Capitini, Biblioteca San Matteo degli Armeni.
Amnesty International, in particolare, ha proposto il nome di Maxima Acuña per la lotta che l’ha vista protagonista vittoriosa di una causa contro una multinazionale dell’oro che aveva occupato abusivamente i terreni della comunità indigena nel distretto di Sorochuco, con gravi danni anche all’ambiente locale.
Dal canto suo, Libera ha proposto invece, di ricordare la memoria di Marcello Torre, un politico e amministratore, che ha pagato con la vita la sua volontà di un paese libero dalla camorra. Alla cerimonia era presente anche il nipote del “Sindaco gentile”, Goffredo, che nel ricordare la profonda etica del nonno e il suo sacrificio, ha voluto leggere una lettera da lui scritta prima di morire, che la famiglia –a cui è diretta- considera una sorta di testamento morale. Nella missiva, Marcello Torre si dice consapevole che la sua lotta alla camorra lo porterà alla morte e invita i familiari a vivere sempre coerenti con il suo insegnamento.