piccioli 50simo 6(UNWEB) Spoleto. «Il Vescovo le dice grazie, caro don Luigi, per il servizio sapiente e discreto, generoso e disponibile di Vicario Generale, con il quale accompagna il cammino quotidiano della nostra Chiesa diocesana». Così mons. Renato Boccardo ha concluso l’omelia nel pomeriggio di domenica 15 settembre 2019 nella basilica di S. Gregorio a Spoleto in occasione dei 50 anni di sacerdozio di mons. Luigi Piccioli (ordinato il 31 agosto 1969). Attualmente il sacerdote è Vicario Generale dal 2002, parroco del centro storico spoletino, priore del capitolo dei Canonici della Cattedrale ed esorcista diocesano.

Una celebrazione partecipata nella preghiera e nei numeri, animata dalla corale della Pievania di Santa Maria, diretto da Beatrice Bernardini. C’erano diversi sacerdoti provenienti da varie zone della Diocesi, i familiari di don Luigi (le tre sorelle, i cognati e i nipoti con rispettive famiglie) e tante persone che hanno trovato in questi anni ascolto, accoglienza e premura da parte di don Luigi: anziani e giovani, religiose, coppie che ha unito in matrimonio, persone con cui ha condiviso momenti di preghiera significativi nelle parrocchie e nel movimento del Rinnovamento nello Spirito. La Basilia di S. Gregorio era gremita come nelle grandi solennità. Il Comune di Spoleto era rappresentato dall’assessore Angelo Loretoni.

Pescatore di uomini. “Getta le tue reti sulla mia parola, non aver paura io sarò con te” era il ritornello del canto di ingresso e inevitabilmente il pensiero è andato ai luoghi dove don Luigi in questi anni ha gettato le reti per essere, come Gesù, pescatore di uomini: Cortaccione, S. Giacomo (con Protte, Camposalese, Camporoppolo e Santa Maria in Campis) e, infine, il centro storico della Città di Spoleto. Testimone della croce, don Luigi ha annunciato con la voce tutto quello che il Signore gli ha donato anche negli incarichi diocesani: Vicario Generale, priore del Capitolo dei Canonici ed Esorcista diocesano. Il motivo conduttore di questi 50 anni di sacerdozio può essere il salmo 115 che il festeggiato ha ricordato nel saluto finale: “Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore”.

Omelia dell’Arcivescovo. «Le opere e i giorni scorrono certamente di fronte allo sguardo di don Luigi e rivivono, in una prospettiva di fede e di grazia, per essere assunti in un cantico di gioia e di azione di grazie, di profonda e commossa riconoscenza, di umile implorazione di misericordia e di perdono. Con don Luigi tutti noi che gli vogliamo bene facciamo memoria questa sera del dono immenso ricevuto della vocazione sacerdotale e del dono, forse ancora più grande, della perseveranza. A don Luigi, dunque, il nostro grazie cordiale e sincero, che vogliamo esprimere con le parole che lui stesso, come quotidianamente ogni prete, ripete al popolo che gli è affidato: “Il Signore sia con te! Illumini e sostenga il tuo cammino con la luce della sua grazia e la consolazione del suo Spirito”.

Saluto di don Luigi: esperienza a Cortaccione. Il sacerdote, dopo aver ringraziato Vescovo, confratelli, familiari e presenti, ha ricordato le tappe fondamentali della sua vita presbiterale. Ha iniziato ricordando quando l’arcivescovo Giuliano Agresti nel 1971 gli chiese di prendersi cura degli abitanti di Cortaccione, allora piccola località alla periferia di Spoleto, servita dalla parrocchia di Eggi. Non c’era una chiesa, non c’era un’abitazione. «Il Vescovo lo chiese a me – ha detto don Luigi – perché avevo la mia famiglia a S. Giacomo e potevo avere un punto di riferimento. Per chiesa avevamo una cantina 9x5 e per ufficio e sala catechesi un pianoterra sottoscala. Dalla Curia mi dissero che il tutto si sarebbe risolto in qualche mese. I mesi si susseguirono per 23 anni. Però è stato bello. Hanno segnato la mia vita di sacerdote. Tanta precarietà e provvisorietà anche di cristiani, pochi ma presenti fedeli. Quello che non ci mancava era un guardare avanti, oltre. Quanta fiducia reciproca, quanta semplicità. Al momento della posa della prima pietra della nuova chiesa avevamo a disposizione oltre cento milioni. Ci mancava la struttura, ma cresceva la comunità. Senza programmarlo mi sono trovato a fare il prete sulla strada e mi è rimasto così dentro che anche ora mi piace continuare a fare strada».

Saluto di don Luigi: esperienza a S. Giacomo. Nel 1990 l’arcivescovo Antonio Ambrosanio chiese a don Luigi di passare a servire la parrocchia di S. Giacomo (con Protte, Camposalese, Camporoppolo e Santa Maria in Campis). «Mi venne spontaneo ricordargli – ha detto don Luigi – che quella era la comunità dalla quale provenivo. Mi ribadì che proprio per questo me lo chiedeva e diedi il mio assenso. Anche questi anni sono stati contrassegnati da tanta stima e sequela da parte della popolazione. Nel corso dei vari anni ho dovuto affrontare varie difficoltà, resistenze e qualche inevitabile tensione nel tentativo di programmare e attuare i vari piani pastorali. Sempre però ha prevalso il desiderio di vicendevole comprensione e di fare Chiesa». In questi anni, era il 2002, l’arcivescovo Riccardo Fontana gli chiese di svolgere il servizio di Vicario Generale. Negli anni di ministero a S. Giacomo don Luigi ha avuto la gioia di accompagnare verso il sacerdozio un sangiacomese, don Canzio Scarabottini, attuale pro-rettore del santuario di Santa Rita a Roccaporena di Cascia.

Saluto di don Luigi: esperienza a Spoleto. Nel 2010 l’arcivescovo Renato Boccardo chiese a don Luigi di lasciare S. Giacomo e assumere la guida pastorale del centro storico di Spoleto, da S. Gregorio al Duomo. «Qui le chiese – ha ricordato – non mancavano: tante e tra le più belle ed importanti. Illuminante il mandato ricevuto: riunire e ricomporre la Chiesa. Con fatica, un passo alla volta, nel centro storico della Città da tre realtà si è arrivati ad una, con risultati soddisfacenti. Grazie vivissimo e benedizione su quanti ci hanno creduto fin dall’inizio e sono stati validissimo contributo. Ciò continua a richiedere impegno e lungimiranza, ma per questo ci sarà tempo, spazio ed entusiasmo e un po’ di sudore anche per chi verrà dopo di me».

Offrire consolazione e speranza. «Quale grazia speciale – ha detto don Luigi – vedere in questi anni tornare il sorriso e risplendere la gioia sul volto di tante creature che desideravano riassaporare la bellezza e la profondità di una vita liberata e graziata dalla misericordia di Dio. Quale regalo ricevere un abbraccio da chi tornava a gustare nel proprio animo che non c’è tesoro più grande del sentirsi accolti, amati e di nuovo capaci di vita e di vita buona e bella: nuova!». Questo è il servizio del prete e questo don Luigi cerca di fare da 50 anni: essere fedele alla grazia di Cristo nonostante le paure e le sconfitte, invocare e annunciare il suo nome nella terra baciata dal sole o nelle vigne bagnate dalla pioggia con la certezza che il grido che esce dalla bocca del credente sarà ascoltato dal Padre, dire grazie, infinitamente grazie al buon Dio che rende povero il ricco, abbatte i grandi dai troni, guarda l’umile servo.