UE QuartettoViotti Jesi Jun19.w(UMWEB) Edificato tra il 1748 ed il 1786 a Jesi, nella zona denominata “Terravecchia”, attigua alle mura della città e area d’elezione delle nobili famiglie locali, Palazzo Pianetti ha la singolare caratteristica di essere l’unico esempio in Italia di Rococò di influsso mitteleuropeo.

Una citazione stilistica della cultura austriaca in terra marchigiana, potremmo dire; ed infatti la forte impronta mitteleuropea del Palazzo – che lo rende così interessante – deriva direttamente da oltralpe. Il Marchese Cardolo Maria Pianetti, infatti, era stato architetto alla corte degli Asburgo, la cui aquila imperiale domina il blasone dei marchesi marchigiani, e con il ritorno in patria aveva importato anche un gusto spiccatamente austriaco. Egli stesso preparò il disegno del Palazzo di famiglia la cui realizzazione fu tuttavia affidato ad un architetto locale. Era la seconda metà del XVIII° secolo.

In quegli stessi anni, e proprio in Austria, il genio di Wolfgang Amadeus Mozart veniva alla luce e compiva la sua travolgente quanto brevissima parabola terrena, lasciando all’umanità l’eredità di straordinari capolavori e di nuovi orizzonti musicali. Per una felice circostanza, Domenica 16 Giugno, con inizio dalle ore 21, nella magnifica Galleria degli Stucchi di Palazzo Pianetti – cuore architettonico ed emotivo dell’intera residenza - spazio e tempo, immagini e suoni, nozioni ed emozioni, torneranno a fondersi in unità superando le barriere del tempo.

Perchè proprio tra le eleganti decorazioni ed il gioco sottile delle illusioni che con sublime grazia caratterizzano la jesina Galleria degli Stucchi, il Quartetto Viotti (Stefano Parrino, flauto; Francesco Parrino, violino; Luca Ranieri, viola; M. Cecilia Berioli, violoncello) si esibirà in un Concerto interamente dedicato al genio mozartiano. Promosso dal Comune di Jesi e sostenuto da sponsor privati, il Concerto si intitola “Fin c’han dal vino”, in omaggio alla famosa aria in cui Don Giovanni, protagonista dell’omonima opera, ordina al servitore Leporello di organizzare una festa affinché l’euforia delle danze e del vino possa distrarre i presenti lasciando lui libero di amoreggiare.

Un’aria vivacissima, piena di energia, che tuttavia lascia intuire nel vortice della sua scrittura la natura ambigua di Don Giovanni, appassionato amante ma pure spregiudicato egoista. E la genialità della partitura esprime perfettamente la volontà di consegnare all’ascolto l’ambiguità tra serio e buffo, sacro e profano, tragedia e commedia. Genialità che – oltre la famosa opera qui presentata nella sua versione per Quartetto di Josep Kuffner – sostiene anche gli altri due brani in programma, i Quartetti K285 e K285b, dove apollineo e dionisiaco si fondono in perfetta armonia.
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