PRANDINI “Agricoltura e Made in Italy risorse strategiche per il Paese”. In occasione dell’Assemblea elettiva, presentato il Piano in 10 punti contro il dissesto idrogeologico

(ASI) Grande soddisfazione viene espressa dal Presidente della Coldiretti Umbria Albano Agabiti, da quelli di Perugia e Terni, Farchioni e Lanzi e dal Direttore regionale Furia, per l’elezione di Ettore Prandini a nuovo Presidente nazionale di Coldiretti.

Prandini, 46 anni, lombardo con tre figli, è stato eletto all’unanimità dall’Assemblea dei delegati di tutte le regioni riunita presso Palazzo Rospigliosi a Roma, sede della maggiore organizzazione di imprese agricole d’Italia con 1,6 milioni di associati. Laureato in giurisprudenza, Prandini guida un’azienda zootecnica di bovini da latte e gestisce un’impresa vitivinicola con produzione di Lugana. È stato eletto Presidente nazionale di Coldiretti dopo aver ricoperto per quattro anni la carica di vice Presidente nazionale.

“In un momento così importante con sfide e cambiamenti per il nostro Paese, l’agroalimentare Made in Italy rappresenta una certezza da cui partire per far crescere economia ed occupazione ma anche per tutelare l’ambiente, il territorio e la sicurezza dei cittadini” spiega il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini e aggiunge “Gli agricoltori stanno facendo la loro parte ma possiamo e dobbiamo dare di più creando le condizioni per garantire reddito alle imprese, rilanciando un sistema in grado di offrire prezzi più giusti alla produzione, meno burocrazia e maggiore competitività, a partire da una politica di accordi di libero scambio che non penalizzino i nostri prodotti a livello internazionale fino a una legge comunitaria per l’etichettatura d’origine che garantisca vera trasparenza e libertà di scelta ai consumatori”.

In occasione dell’Assemblea elettiva di oggi, dov’erano presenti anche i massimi dirigenti umbri, Coldiretti ha convocato la task force sull’emergenza maltempo, presentando tra l’altro, il decalogo #risanaItalia per ridurre in maniera strutturale gli effetti del maltempo e dei cambiamenti climatici. Nel giro di un decennio infatti, il rincorrersi di eventi estremi causati dai cambiamenti climatici è costato all’agricoltura oltre 14 miliardi di euro tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

Si tratta di una serie di proposte che prevedono, innanzitutto, un cambio di passo nell’attività di prevenzione, così da evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza.

Si pensa, in particolare - spiega Coldiretti - alla realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, così come serve ridurre il consumo di terreno fertile con la immediata approvazione della legge sulla salvaguardia della destinazione agricola dei suoli; un piano sperimentale per la valorizzazione dei beni pubblici prodotti in aree montane e marginali compresa la possibilità di riconoscere i crediti di carbonio ai produttori di tali aree e la piena attuazione della legge di orientamento che consente alle pubbliche amministrazioni di stipulare convenzioni con gli agricoltori per la tutela del territorio. Parimenti, serve rilanciare, tramite sostegno all’acquisto dei capi e delle strutture di ricovero necessarie, la zootecnia di montagna e delle aree interne, che permette a tali superfici di essere pascolate e mantenute, ma occorre pure l’introduzione di misure di sostegno fiscale per chi risiede nelle aree di montagna. Per limitare gli effetti devastanti del maltempo occorre inoltre contrastare ogni forma di abusivismo e promuovere interventi di rigenerazione urbanistica. Dal punto di vista ambientale è necessario poi avviare un piano per la riforestazione delle aree ad alto rischio; allo stesso modo serve un piano infrastrutturale per la creazione di invasi che raccolgano, in particolare nel Centro Sud del Paese, tutta l’acqua piovana che va perduta, contribuendo a ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici con la regia dei Consorzi di bonifica e l’affidamento ai coltivatori diretti. Infine, occorre intervenire sulla manutenzione del verde urbano per garantire la sicurezza anche nelle città - conclude Coldiretti - coinvolgendo direttamente le imprese agricole nelle iniziative di riqualificazione ambientale.

IL DECALOGO COLDIRETTI #RISANAITALIA CONTRO IL DISSESTO

1. Realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica

2. Ridurre il consumo di terreno fertile con la immediata approvazione della legge sulla salvaguardia della destinazione agricola dei suoli

3. Attuare un piano sperimentale per la valorizzazione dei beni pubblici prodotti in aree montane e marginali compresa la possibilità di riconoscere i crediti di carbonio ai produttori di tali aree

4. Dare piena attuazione alla legge di orientamento che consente alle pubbliche amministrazioni di stipulare convenzioni con gli agricoltori per la tutela del territorio

5. Rilanciare gli allevamenti di montagna, la zootecnia di montagna con apposite misure per garantire la manutenzione dei territori interni

6. Introduzione di misure di sostegno fiscale per chi risiede nelle aree di montagna e per incentivare l’insediamento e la prosecuzione di attività economiche nel campo dei servizi agricoli, forestali, turistici e culturali

7. Contrastare ogni forma di abusivismo e promuovere interventi di rigenerazione urbanistica a partire dal censimento degli immobili già realizzati nelle aree a rischio

8. Avviare un piano per la riforestazione delle zone a maggior pericolo di dissesto

9. Un piano infrastrutturale per la creazione di invasi che raccolgano, in particolare nel Centro Sud del Paese, tutta l’acqua piovana che va perduta. Un esempio è il progetto promosso da Coldiretti, Terna, Anbi e Maccaferri per la realizzazione di 10.000 laghetti

10. Intervenire sulla manutenzione del verde urbano per garantire la sicurezza anche nelle città coinvolgendo direttamente le imprese agricole