Romizi(ASI) PERUGIA - Nonostante un elevatissimo numero di candidati - ben 10 all'ambito scranno di primo cittadino e addirittura 631 al Consiglio Comunale - a Perugia viene scongiurata la frammentazione del voto ed Andrea Romizi, a capo della coalizione di centrodestra, si conferma sindaco, con quasi il 60% dei consensi, per il secondo mandato consecutivo battendo direttamente al primo turno lo sfidante del centrosinistra Giuliano Giubilei.

Per l'ex conduttore del TG3 nazionale, la partita era già estremamente difficile in partenza, non solo per la capacità del forzista Romizi di coagulare attorno a sé un mondo civico consistente e dinamico ma anche per le condizioni critiche di un Partito Democratico da tempo in caduta libera in Umbria e pesantemente colpito dall'inchiesta sulla sanità che meno di un mese e mezzo fa ha portato agli arresti domiciliari - fra gli altri - dell'ex assessore regionale alla Sanità Luca Barberini e dell'ex segretario regionale del PD Gianpiero Bocci.
Giubilei, più volte dato sulla via del ritiro nei mesi scorsi, aveva deciso di andare avanti lo stesso, scontrandosi tuttavia con l'amara realtà di una città che sembra ormai aver voltato definitivamente a destra. Si ferma infatti al 26,59% dei consensi, pari ad appena 23.122 voti, la corsa del candidato del centrosinistra, infrangendosi sul muro d'acciaio del giovane Andrea Romizi che, con 52.006 consensi, raggiunge quota 59,80% superando persino il dato percentuale che cinque anni fa lo aveva visto battere al ballottaggio l'allora sindaco uscente, il piddino Wladimiro Boccali, spezzando un'egemonia politica di sinistra che in città perdurava dall'immediato dopoguerra.
«Di certo, l'inchiesta sulla sanità umbra non mi ha aiutato», ha affermato a caldo Giubilei ai microfoni di Umbria TV lamentando anche quello che, a suo dire, sarebbe stato un favore dei grillini a Romizi, dedotto sulla base della discrepanza tra i voti che il partito fondato da Beppe Grillo ha conquistato sul territorio comunale per le Europee (13,25%) e i voti andati alla candidata a sindaco del M5S Francesca Tizi (6,86%), solo parzialmente indebolita dalla fuoriuscita grillina Cristina Rosetti (1,32%) ma sfidata sui temi ambientali, da sempre cari al Movimento, anche da Coscienza Verde, lista civica nata a sostegno di Giordano Stella (1,73%).
Sicuramente, da destra, nessuno degli sfidanti ha potuto invece scalfire la corazzata costruita da Romizi, con il "dissidente" Carmine Camicia (0,58%), Antonio Ribecco per Casa Pound Italia (0,48%) e Salvatore Iacobelli per il Popolo della Famiglia (0,28%) abbondantemente sotto l'1%.
 
Il ruolo incisivo delle civiche
Non c'è ovviamente possibilità di dimostrare con certezza che questa sacca di voti "mancanti" al M5S si sia direzionata verso le liste che sostenevano Andrea Romizi. Certo è che, rispetto alla logica europea, le amministrative seguono dinamiche diverse, con un voto frantumato e ridistribuito a realtà civiche o a singoli candidati ritenuti affidabili e capaci sul piano personale, al di là della lista di appartenenza.
Questo discorso vale in particolare per Perugia, dove Romizi, oltre alle liste di riferimento dei tre partiti tradizionali del centrodestra (Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia), presentava ben cinque civiche, di cui almeno due molto competitive. La prima di queste, capace di raggiungere addirittura il 14,84% dei consensi, è Progetto Perugia, formazione moderata già presente in Consiglio Comunale dal 2014, quando ottenne un più modesto 4,78%. Stavolta, la lista a trazione cattolica si è potuta presentare ai nastri di partenza con candidati di peso, come gli assessori uscenti Edi Cicchi (la più votata con 1.042 preferenze), Otello Numerini (856), Cristiana Casaioli (704) e Dramane Waguè (285), oltre al presidente del Consiglio Comunale uscente Leonardo Varasano (934).
L'altra, di ben più recente formazione, è Perugia Civica (6,25%), trascinata dalla carismatica figura del campione paralimpico Luca Panichi (219 preferenze) che, tuttavia, deve cedere il passo ad altri due colleghi di lista: Nilo Arcudi (1.030), ex vicesindaco dell'era Locchi-Boccali, e Massimo Pici (572). Entra a Palazzo dei Priori anche BLU, la civica creata dall'ex deputata centrista Adriana Galgano, che col suo 2,53% dei consensi riesce ad eleggere Francesca Vittoria Renda (281 preferenze). Niente da fare, invece, per Perugia Capitale Verde (1,46%), guidata dal vicesindaco uscente Urbano Barelli, e per Giovane Perugia (0,63%), che paga l'inesperienza e la giovanissima età dei suoi candidati.
 
Lega contenuta ma primo partito coalizione
Venendo ai partiti tradizionali, entra per la prima volta direttamente dal voto in Consiglio Comunale la Lega (15,05%), assente alla tornata del 2014 e ferma all'ormai lontanissimo 1,54% ottenuto nel 2009 dall'allora candidato sindaco Francesco Miroballo. I voti ottenuti a Perugia valgono inoltre alla Lega il primo posto nella coalizione a sostegno di Romizi, anche se il partito viene indubbiamente ridimensionato rispetto allo straordinario risultato nazionale.
Nottetempo, durante lo scrutinio per le Europee nel territorio comunale, il Carroccio aveva ottenuto il 31,57% dei consensi a fronte di un dato regionale ancor più clamoroso, pari al 38,18%. Eppure, la frammentazione del voto amministrativo ha evidentemente penalizzato il partito di Salvini, anche a causa di un radicamento ancora incompleto sul territorio perugino che ha indotto più della metà dei suoi elettori a barrare soltanto il simbolo.
Sono solamente 6.038, infatti, le preferenze espresse sui 12.813 voti totali per la lista leghista al Comune di Perugia, con un'incisività dei singoli candidati (rapporto preferenze su voti) di poco superiore al 47%. Per comprendere la differenza, basti pensare che Progetto Perugia ha ottenuto ben 9.531 preferenze sui 12.641 voti di lista complessivi, per un'incisività dei candidati pari dunque al 75,4%. Si registrano comunque ottime prestazioni da parte dei 6 candidati eletti: Gianluca Tuteri (439 preferenze), Lorenzo Mattioni (386), Alessio Fioroni (378), Roberta Ricci (339), Luca Valigi (313) e Luca Merli (311).
 
Sale Fratelli d'Italia, scende Forza Italia
Chi invece inverte positivamente la tendenza rispetto al voto europeo è Fratelli d'Italia che, forte di un mix tra militanti di lungo corso e candidati radicati sul territorio, ottiene 10.801 voti, pari al 12,68% dei consensi, triplicando il dato di cinque anni fa (4,29%) ed eleggendo 5 consiglieri comunali, a partire da Riccardo Mencaglia, il più popolare con 626 preferenze, seguito da Clara Pastorelli (530), consigliera delegata allo Sport uscente, Federico Lupatelli (523), già candidato cinque anni fa nelle liste del PD, Michele Nannarone (451) e l'imprenditrice Fotinì Giustozzi (446).
Alle elezioni per la composizione del Parlamento europeo, nel comprensorio comunale perugino il partito di Giorgia Meloni ha totalizzato l'8,95% dei consensi, superiore sì al dato nazionale (6,46%) ma non abbastanza da garantire quel 3,73% in più preso alle Comunali, chiaramente determinato da alcuni candidati particolarmente incisivi nei quartieri o nelle frazioni di provenienza.
Male invece la prestazione di Forza Italia, che perde sei punti percentuali in cinque anni, scendendo dall'11,72% del 2014 al 5,72% di oggi, persino al di sotto del contemporaneo dato locale alle Europee (7,15%), e piazzando soltanto due consiglieri: il primo è il giovane Giacomo Cagnoli, con 378 preferenze, mentre il secondo è Michele Cesaro (323). Oltre alla crisi di consensi registrata a livello nazionale, il partito di Berlusconi paga probabilmente anche il passaggio alle civiche di consiglieri comunali uscenti come Leonardo Varasano e Carlo Castori.
 
PD alle corde, fuori i socialisti, scomparsa la sinistra alternativa
Come già emerso dai risultati delle Politiche dello scorso anno, quando in Umbria il centrodestra conquistò tutti e cinque i collegi uninominali, anche nel capoluogo la sinistra è ormai ai minimi storici. A quindici anni esatti di distanza dal picco massimo toccato dall'allora candidato Renato Locchi, confermato sindaco col 66,04%, il centrosinistra perugino è passato dai 64.818 voti del 2004 ai 23.122 di domenica scorsa.
In particolare, il Partito Democratico, che nel 2009 (sua prima apparizione perugina col nuovo simbolo), a sostegno di Wladimiro Boccali, aveva ottenuto 31.737 voti (34,22%), scende oggi a quota 14.633 (17,18%). Anche in questo caso, una parte non irrilevante del voto europeo si frantuma indirizzandosi verso l'area civica. La lista Giubilei Sindaco - Idee Persone Perugia arriva infatti al 6,03%, eleggendo due consiglieri: Fabrizio Croce (559), conosciuto in città col soprannome di "Fofo", e Lucia Maddoli (476), figlia di Gianfranco, già sindaco di Perugia negli anni Novanta.
In parte indeboliti dalla candidatura di Nilo Arcudi nelle file della coalizione avversaria, vengono di fatto annullati i socialisti che, racchiusi in un unico simbolo assieme ad Articolo 1 e Civici Popolari, ottengono appena 1.547 voti, pari all'1,82%: un risultato che sancisce la prima storica estromissione della formazione erede di Nenni e Pertini dal Consiglio Comunale di Perugia. Niente da fare anche per Rete Civica - Perugia in Europa, quarta lista a supporto di Giuliano Giubilei, che ottiene 1.667 voti, pari all'1,96% dei consensi.
Stessa impietosa tendenza anche per la sinistra alternativa, presente in questa competizione elettorale con ben due formazioni create da poco tempo, ma guidate da nomi noti della politica umbra: l'ex ministro Katia Bellillo, sostenuta dalla lista Perugia Città in Comune, ferma a 1.536 voti (1,77%), e Marco Mandarini, nipote di Francesco, ex presidente della Regione Umbria negli anni Ottanta, sostenuto da due liste - Alternativa Riformista e Perugia Partecipata - che insieme raccolgono appena 515 voti (solo uno in più è andato al candidato), raccogliendo complessivamente lo 0,59%.
 
 
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia