Romizi(ASI) Si sa che le elezioni comunali sono le più difficili e i risultati finali lasciano sempre, fra i candidati, "morti e feriti" ed aspre polemiche interne. Nella competizione elettorale di Perugia erano presenti addirittura 10 candidati a Sindaco, 22 liste e 631 pretendenti ai 30 seggi da consigliere.

Un quadro composito, variegato ma anche frammentario, fatto di equilibri politici precari che ha complicato oggettivamente l'individuazione di soluzioni immediate.

Sono ormai passati dodici giorni dallo scrutinio e, al momento in cui scriviamo, non sono stati ancora ufficializzati i consiglieri eletti né i nomi dei nove assessori, anche a seguito di un ricorso presentato da Massimo Perari che ha comportato il riconteggio delle preferenze. Tutto fermo, ovviamente, anche per quanto riguarda le figure del vice Sindaco e del presidente del Consiglio Comunale.

Molte le domande che i perugini si pongono, pretendendo delle risposte concrete. Chi ama questa città è animato da molte aspettative: vedere una forte discontinuità con certe logiche del passato, risolvere i problemi e fare in modo che Perugia possa tornare a svolgere un ruolo di primaria importanza in ambito sia regionale che nazionale.

L'esito del voto è stato chiaro e ha dato al Sindaco Romizi un ampio mandato. Ora occorre tenere conto della volontà popolare e dare seguito alla realizzazione del programma presentato agli elettori in campagna elettorale.


La tela di Penelope e la disomogeneità al potere non paga

Cosa sta accadendo a Palazzo dei Priori? A cosa è dovuto questo ritardo nella scelta della squadra che comporrà la Giunta? Cosa unisce gli otto partiti della maggioranza? Quali sono le prospettive?

La risposta al perché di questa situazione difficile e ai quesiti che la città si pone, forse, anzi, quasi sicuramente, ce la fornisce l'antica saggezza del filosofo Platone: "Gli errori nascono da presupposti sbagliati". Infatti, se i poli si attraggono, mettere insieme e d'accordo tante diversità è quasi impossibile. Per cui, di fronte ad uno status quo complesso, la matassa si potrà probabilmente dipanare soltanto con un atto d'imperio. La coalizione di centrodestra e quella di centrosinistra sapevano perfettamente, già prima delle elezioni, a cosa sarebbero potuti andare incontro dopo il 26 maggio. Così come le altre liste sapevano bene che il superare l'ostacolo della soglia del 3% sarebbe stato estremamente difficile.

Le dinamiche nel centrodestra

La maggioranza che ha sostenuto Andrea Romizi è composta da 8 liste (BLU 2,53 %, Forza Italia 5,72 %, Fratelli D'Italia 12,68 %, Lega 15,05% Progetto Perugia 14,84 %, Perugia Civica 6,25 %, Perugia Capitale Verde 1,46 %, Giovane Perugia 0,63 %), vincendo al primo turno con quasi il 60% dei consensi, ha ottenuto ben 21 consiglieri sui 30 complessivi, una maggioranza schiacciante. Le liste che hanno superato lo sbarramento, entrando di diritto in Consiglio Comunale sono invece sei: Lega, Progetto Perugia, Fratelli d'Italia, Perugia Civica, Forza Italia e BLU.

È evidente che un ruolo importante l'hanno giocato le liste civiche, prima fra tutte Progetto Perugia, la più vicina al sindaco, formata da assessori e consiglieri uscenti. Anche Perugia Civica, trascinata dall'ex vice Sindaco Nilo Arcudi, ha contribuito al successo, spostando non pochi voti dal centrosinistra al centrodestra. È comprensibile che lo stesso Arcudi, forte anche delle sue 1.030 preferenze, richieda per se stesso una carica importante. Ottimo il risultato di Fratelli d'Italia, buono, tutto sommato, quello di BLU, creata dall'ex deputata Galgano, che in poco tempo è riuscita ad imbastire una squadra competitiva eleggendo Francesca Vittoria Renda al Consiglio Comunale.

Al di sotto delle aspettative, invece, Forza Italia e Lega. Fa pensare, difatti, la grande differenza (-16,52%) fra i voti ottenuti nel capoluogo umbro alle Europee (31,57%) e quelli presi alle Comunali, dove ha raccolto un più contenuto 15,05%: divario indice di un radicamento sul territorio chiaramente ancora poco incisivo. A chi imputare tutto ciò, anche in considerazione del fatto che le liste civiche avevano, fra i propri obiettivi, quello di contenere l'avanza della Lega? Forse è questa la ragione per cui all'interno del partito è scoppiato un acceso dibattito?

Le dinamiche nel centrosinistra

Il centrosinistra con candidato a Sindaco Giuliano Giubilei, sostenuto da 4 liste (Partito Democratico 17,18%, Giubilei Sindaco - Idee Persone Perugia 6,03%, Socialisti-Articolo Uno-Civici Popolari 1,82% e Perugia in Europa 1,96%), si è fermato al 26,59%, con un distacco da Romizi pari al 33,21%), e ha eletto soltanto 7 consiglieri, oltre allo stesso Giubilei.

Come si spiega questa pesante sconfitta, per altro rimediata in una città che fino a cinque anni fa aveva sempre avuto una forte tradizione di sinistra? Sono state solo le indagini in atto sui concorsi nella Sanità umbra e le conseguenti dimissioni della governatrice Marini a compromettere la forza elettorale della coalizione? Non potrebbe aver pesato anche il fatto che il candidato a Sindaco, seppur affermato giornalista a livello nazionale, non era percepito come vicino ai problemi e al comune sentire dei perugini? Oppure, un centrosinistra in attesa di 'tempi politici migliori' ha forse preferito una strategia di transizione, puntando sul contenimento della perdita di consenso?

Una cosa è certa: è stato considerevole lo svantaggio nei confronti del centrodestra. Per questo, sulle cause e sulle responsabilità di questo insuccesso all'interno del centrosinistra è in atto un animato, quanto necessario dibattito.

Le dinamiche nel Movimento 5 Stelle

Infine, altro partito rimasto al di sotto delle aspettative è stato il Movimento 5 Stelle, che presentava Francesca Tizi quale candidato Sindaco e alla fine si è attestato al 6,86% dei consensi, ottenendo un solo consigliere eletto, ovvero la stessa Tizi. Che il Movimento 5 Stelle abbia risentito, in generale, solo del calo nazionale dovuto a certe scelte del governo centrale? Oppure hanno influito le decisioni prese a livello locale dal vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, che ha preferito accantonare la candidata a Sindaco d cinque anni fa, Cristina Rosetti?

Ad ogni modo è innegabile che la concorrenza della fuoriuscita grillina, con la civica Noi Cittadini a sostegno della sua candidatura (1.148 voti ottenuti, pari all'1,32%), ha rappresentato un forte fattore di divisione che non ha consentito ai Cinque Stelle di andare oltre l'unico seggio conquistato. Per cui anche all'interno del Movimento si aprirà un'opportuna discussione sia per analizzare la situazione che per elaborare le strategie di rilancio in vista delle prossime Regionali.

Il mandato elettorale, gli equilibri, la coerenza, i nodi da sciogliere, i problemi di Perugia

In conclusione cerchiamo di comprendere cosa farà Andrea Romizi, che - aspetto non trascurabile - è al suo secondo mandato consecutivo e quindi non potrà ricandidarsi come Sindaco nel 2024. Naturalmente, la situazione è molto intricata perché le 8 liste che lo hanno appoggiato rappresentano istanze ed interessi, per certi aspetti anche molto diversi fra loro.

In particolar modo ci si chiede come farà a conciliare le legittime istanze delle liste protagoniste nella sua coalizione? Come è possibile trovare l'intesa fra Progetto Perugia, vicina al mondo cattolico e al Cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, con le volontà e propositi della Lega, specie su temi come immigrazione e sicurezza? Progetto Perugia, che quasi sicuramente avrà tre assessori, è sensibile al tema dell'accoglienza, mentre la Lega, che avrà probabilmente almeno due assessorati, è un partito fortemente identitario che ha ottenuto gran parte dei propri voti sulla base della forte richiesta di sicurezza che proviene dai quartieri più critici della città, dove la convivenza fra residenti e immigrati si è fatta molto critica nel corso degli ultimi dieci anni? Quale delega pesante sarà poi riconosciuta a Fratelli d'Italia, partito delle Meloni in sostanziale crescita? Che richiederà Perugia Civica? E cosa sarà riconosciuto a BLU?

Come si può intuire, per Romizi ci sarà molto da lavorare e i primi nodi da sciogliere saranno quelli relativi agli assessori e al presidente del Consiglio Comunale. Partendo proprio da quest'ultimo, appare scontato che, istituzionalmente, debba rappresentare una figura di garanzia ed ampio consenso. Fra le altre ipotesi, per questa carica prenderebbe piede il profilo di Nilo Arcudi, che sicuramente ha dimostrato di essere un personaggio politico importante per la città ma potrebbe apparire come una figura divisiva piuttosto che unificante?

Senza poi contare che di fronte a questa possibilità c'è stato l'immediata reazione di dissenso da parte del PD. Inoltre, se partiti come la Lega e Fratelli d'Italia, che si richiamano ad una visione fortemente orientata a destra, dovessero votare Arcudi, come reagirebbe la loro base anche in vista delle Regionali di Ottobre? Da ultimo, come verrebbe giudicato dall'opinione pubblica questo atto politico del giovane Sindaco Romizi? Per questo si prospetterebbe un Piano B con Numerini o Varasano alla Presidenza del Consiglio Comunale (in caso in cui alla cultura andasse Grandi). Mentre come vice Sindaco, l'incarico andrebbe a Gianluca Tuteri in quota Lega, primo partito della maggioranza.

Capitolo assessori. Quale il criterio di selezione da adottare? Tenere conto solo delle competenze oppure prendere atto della volontà popolare. Aspetto difficile da dirimere sono le quote di genere (4 donne, 5 uomini o viceversa). Regola che sembrerebbe assurda e discriminatoria in un'epoca, come quella del Terzo Millennio, che dovrebbe premiare il merito e le competenze indipendentemente dal sesso di appartenenza.

In generale, de facto, l'idea del sindaco è di avere attorno a sé più persone possibili vicine a sé e al suo modo di pensare, come ad esempio Edi Cicchi, Otello Numerini o Leonardo Varasano.

La composizione della Giunta potrebbe essere la seguente: tre assessorati per Progetto Perugia, due in quota Lega, due a Fratelli D'Italia, uno a Perugia Civica e due esterni. Molti i nomi che si fanno in città, ma alla fine il Sindaco potrebbe scegliere i nove assessori in autonomia. Staremo a vedere ma in ogni caso una cosa è certa e doverosa: va tenuto assolutamente in considerazione il grido dei perugini che chiedono maggior decisione nel cambiamento, sicurezza, maggior decoro, aree verdi più curate, moderne reti infrastrutturali (ferrovie, strade, aeroporto ecc. ...), riduzione delle tasse e un nuovo protagonismo a livello nazionale e internazionale per la città.

Rdazione