terzacommissioneIn Terza commissione audizione dei commissari straordinari delle Aziende ospedaliere di Perugia e Terni e delle due Asl umbre sul problema della messa in mora degli operatori sanitari: è emerso che tale procedura, richiesta dalla Procura regionale della Corte dei Conti, viene rivolta a medici, infermieri e tecnici coinvolti nei casi in cui c’è il rischio della prescrizione di un eventuale risarcimento per le somme corrisposte per presunti danni, ma l’invito a dedurre può verificarsi solo se c'è colpa grave.

(UNWEB) Perugia,   “La messa in mora di medici e operatori sanitari serve a interrompere il rischio di prescrizione dopo cinque anni ma non avvia alcun procedimento di rivalsa, che è competenza della Corte dei Conti”: lo hanno detto stamani i responsabili delle Aziende ospedaliere e delle due Asl dell'Umbria nel corso dell'audizione della Terza commissione, presieduta da Eleonora Pace.

L'audizione era stata richiesta dal consigliere regionale del Partito democratico Tommaso Bori, che ha raccolto tra gli operatori sanitari la “preoccupazione per le lettere che alcuni di loro hanno ricevuto recanti cifre economiche importanti che non vengono effettivamente richieste ma possono togliere la serenità di chi lavora a beneficio della salute degli altri”.

Era presente l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, secondo il quale “occorre trovare soluzioni per evitare la medicina difensiva, che costa miliardi a livello nazionale, soldi che sarebbe meglio spendere per curare le persone. Ci sono avvocati particolarmente aggressivi che si stanno specializzando su questo campo e il Servizio sanitario va quindi difeso con norme più chiare”.

“Non vengono chieste cifre correlate alla messa in mora – ha spiegato il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera di Perugia, ANTONIO ONNIS – che serve invece ad interrompere il rischio della prescrizione. Al momento riscontriamo una ventina di messe in mora ma va detto che gli eventi ‘attenzionati’ dalla Corte dei Conti sono intorno all’uno per cento”.

SILVIO PASQUI, commissario straordinario dell’Azienda Usl 1, ha sottolineato che su 908mila euro di sinistri nella Asl 1 sono stati liquidati 178mila euro; per l’unico sinistro catastrofale è stata pagata una franchigia molto alta. La Corte ha ultimamente espletato le situazioni in maniera più cogente per i sinistri definiti nel 2014, al fine di interrompere i fini prescrittivi. Al momento nulla cambia e la dimostrazione di colpa grave capita in rarissimi casi”.

“Nell’Azienda ospedaliera di Terni – ha spiegato il commissario straordinario ANDREA CASCIARI – la Procura è tornata indietro fino al 2012 (sempre per interrompere la prescrizione, ndr.) ma la gran parte dei provvedimenti sta andando in archiviazione. Per i medici l’invito a dedurre si verifica solo in casi di colpa grave. Occorre migliorare la comunicazione, parlando con il medico la tensione diminuisce. Si tratta di pochi casi, tornando indietro negli anni solo una trentina”.

“Nell’Azienda Usl 2 – ha detto il commissario straordinario MASSIMO DE FINO – ci sono 55 casi per un totale di 6 milioni di euro, ma non si segnalano casi di colpa grave. Ci sono però studi legali che si stanno specializzando in questa attività di richiesta rimborsi per danni”.

Il lavoro della Commissione su questa problematica non si è esaurito con l’audizione odierna. Prossimamente saranno ascoltati anche i rappresentanti dell’Ordine dei medici e degli infermieri, oltre ai rappresentanti sindacali.