84303175 2612804602289895 3231757642342858752 oLa Prima Commissione, presieduta da Daniele Nicchi, ha ascoltato in audizione i tecnici regionali sullo stato di attuazione del Piano di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020. Dalla riunione è emerso che da questo Psr per l’Umbria ci sono 928 milioni di euro, con circa 80mila domande evase e 400 milioni di euro erogati, con una incidenza del 62 per cento sul reddito delle imprese. Gli obbiettivi di spesa finora sono stati raggiunti e lo saranno facilmente anche per il 2020.

 

(UNWEB) Perugia,   La Prima Commissione dell’Assemblea Legislativa dell’Umbria, presieduta da Daniele Nicchi, ha ascoltato in audizione i tecnici regionali sullo stato di attuazione del Piano di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020. Dalla riunione è emerso che da questo Psr per l’Umbria ci sono 928 milioni di euro, con circa 80mila domande evase e 400milioni di euro erogati, con una incidenza del 62 per cento sul reddito delle imprese. Gli obbiettivi di spesa finora sono stati raggiunti e lo saranno facilmente anche per il 2020. Questa audizione arriva dopo quelle già svolte dalla Prima Commissione sul Fesr e Fse 2014-2020.

Al termine della riunione il presidente Daniele Nicchi ha sottolineato come “con questa audizione sul Psr si conclude una prima fase del lavoro della Commissione utile per fare il punto della situazione sulla programmazione europea e aggiornare i commissari su quanto fatto fino ad ora in questo settennato. Adesso ci dedicheremo alla programmazione europea 2021-2027 nella quale la Prima Commissione vuole essere protagonista. Per questo inviteremo in audizione gli assessori competenti sui vari fondi per capire come poter dare il nostro contributo, ovviamente nel rispetto delle rispettive competenze”.

Alla seduta hanno preso parte il direttore regionale Luigi Rossetti e i dirigenti regionali Franco Garofalo, Francesco Grohmann e Giovanna Saltalamacchia, che hanno rilevato come “le risorse che il Psr 2014-2020 destina all’Umbria sono 928,5 milioni di euro, di cui 51,6 di risorse aggiuntive per il terremoto. Si tratta di 140milioni in più (+12 per cento) rispetto alla programmazione 2007/2013, con una quota regionale di 35,6 milioni di euro, che doveva essere di 149,5 milioni ma dopo il sisma si è ridotta perché la Regione ha coperto solo la prima annualità. Di queste risorse circa il 39 per cento è indirizzato alle imprese, mentre il 40 alle sfide di carattere ambientale. Questa è una programmazione fortemente orientata sui risultati ma molto condizionata a livello europeo, con una grande stratificazione normativa. Il Psr si articola su sei priorità, 16 misure e 75 interventi. Attualmente ci sono 72 interventi attivati con più di 80 bandi emanati”.

STATO DI ATTUAZIONE: Alla fine del 2019 erano stati impegnati oltre 820milioni di euro (88 per cento della dotazione), erogati circa 400milioni di euro (43 per cento della dotazione e 49 per cento delle risorse impegnate); 80mila domande istruite e pagate, con oltre 12mila beneficiari che hanno ricevuto almeno un pagamento di cui 6mila aziende agricole; 210milioni di euro di investimenti attivati dalle aziende agricole a fronte dei 74 milioni di contributi; 82 comuni beneficiari, di cui il 75 per cento ha ricevuto almeno un pagamento; 214 milioni di contributi pubblici erogati per le priorità ambientali (60 per cento della dotazione); 18,5 milioni di contributi pubblici erogati per l’innovazione (27 per cento della dotazione). “Le risorse impegnate ad oggi – hanno sottolineato i tecnici regionali – sono circa il 90 per cento. Dobbiamo ancora aprire i bandi 2020 e la programmazione si chiuderà il 31 dicembre 2023. A dicembre 2019 sono stati superati gli obbiettivi di spesa. Entro la fine del 2020 si devono spendere ancora 13milioni. Un obbiettivo facilmente raggiungibile visto che la nostra media di spesa all’anno si aggira intorno ai 50-60 milioni”.

Sollecitati dalle domande dei commissari, in particolare quelle di Thomas De Luca (M5S), Vincenzo Bianconi (Misto) e Michele Bettarelli (Pd), i tecnici hanno spiegato che “uno studio del 2016 mostra come l’incidenza dei pagamenti della politica agricola comune sui redditi delle aziende in Umbria è del 62 per cento, contro una media del 28, il dato più alto tra le regioni italiane. Quindi l’agricoltura umbra è oggettivamente molto influenzata dai trasferimenti pubblici. Una cosa sulla quale riflettere. Come anche sul dato che vede l’Umbria come la regione con il più alto tasso di imprenditori agricoli con età superiore a 65 anni. Lo sforzo per inserire nuove energie, anche anagrafiche, dovrebbe essere ben ponderato perché è condizione primaria anche per il presidio del territorio. Altro tema su cui riflettere è quello relativo alla filiera del tabacco, visto che l’Umbria è la prima regione tabacchicola italiana”.