BoriIl capogruppo del Partito democratico, Tommaso Bori fa sapere di aver presentato una mozione che mira ad impegnare la Giunta regionale “a dare risposte tempestive alla crescente carenza di medici specialisti e di medicina generale che, se non affrontata adeguatamente, rischia di mettere in crisi il futuro del sistema sanitario regionale”.

(UNWEB) Perugia, - Il capogruppo del Partito democratico, Tommaso Bori fa sapere di aver presentato una mozione che mira ad impegnare la Giunta regionale “a dare risposte tempestive alla crescente carenza di medici specialisti e di medicina generale che, se non affrontata adeguatamente, rischia di mettere in crisi il futuro del sistema sanitario regionale”.

“Nella Continuità assistenziale – spiega Bori -, circa 300 unità lavorative del Servizio sanitario regionale Umbria, ovvero circa il 15 per cento del totale andranno in pensione in pochi anni. Secondo i dati delle associazioni di categoria, il fenomeno pensionistico, anche in virtù delle nuove regole stabilite con ‘quota 100’, salirà a 578 uscite totali entro otto anni, con un picco massimo di 88 unità nel solo 2022”.

“In particolare - spiega Bori - nell’ultimo triennio è cresciuto anche il fabbisogno regionale di formazione, dei medici specialisti e di quelli di medicina generale, che non è stato soddisfatto pienamente dalle assegnazioni ministeriali. La Regione, però, con risorse proprie, potrebbe adoperarsi per risolvere questa problematica aumentando la dotazione prevista”.

“Il Governo nazionale - continua il capogruppo del Pd - ha recentemente posto l’attenzione sulla problematica dei fabbisogni regionali e, attraverso il Patto per la salute 2019-2021, sono stati previsti incrementi significativi di risorse sul piano degli investimenti, delle strutture e delle assunzioni del personale sanitario, in particolare per il settore medico specialistico, ma ciò non basta a risolvere del tutto il problema”.

"Il paradosso è che non mancano medici abilitati, ma medici formati - sottolinea Bori -. Si è creato, infatti, anche il fenomeno dell’imbuto formativo, come dimostrano i dati forniti dalle associazioni di settore, riguardo alla partecipazione al concorso nazionale per le specializzazioni mediche del 2019, dove si evidenzia come i neo-laureati sono solo il 54 per cento su un totale di 17mila 595 concorrenti e per la Regione Umbria l’imbuto formativo ha raggiunto già oltre 150 unità”.

Per Bori questa situazione “tende a far crescere di conseguenza anche la forbice tra le aspettative lavorative dei giovani medici e il fabbisogno delle regioni e le disponibilità reali”.

“È del tutto evidente - prosegue - che il numero dei contratti aggiuntivi, pari a sole 5 borse di specializzazione medico-chirurgica erogate dalla Regione Umbria (attraverso la delibera di Giunta n.9 del 15 ottobre 2020 a decorrere dall’Anno accademico 2018/2019 ai sensi del della delibera di Giunta 861/2019) risulti non soddisfare affatto né le attuali necessità del Servizio sanitario regionale né quelle future”.

“In virtù di ciò – conclude Bori - si rende necessario che la Giunta rispetti nella loro interezza i criteri di attribuzione delle borse per gli specializzandi, così come stabilito dalla normativa regionale e, allo stesso tempo, incrementi il numero di contratti aggiuntivi previsti sia per le borse di studio per gli specializzazione medico – chirurgica, oltre che per i contratti di formazione del corso di medicina generale in misura adeguata”.


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