BoriIl capogruppo del Partito democratico, Tommaso Bori critica l'operato della Giunta regionale nella gestione dell'emergenza sanitaria e in particolare la scelta di nominare nuovi consulenti provenienti dal Veneto e invita l'Esecutivo a “valutare le professionalità di alto livello e in tutti gli ambiti, già presenti nelle strutture del nostro sistema sanitario”.

 

(UNWEB) Perugia,   - “Ci siamo dimostrati collaborativi e propositivi fin dall'inizio di quella che era un'emergenza annunciata e largamente sottovalutata da Giunta e Direzione. Di cui si conoscevano già da mesi le criticità e le urgenze che si erano manifestate in largo anticipo nelle regioni del nord, ma su cui non è stata presa nessuna contromisura, tanto da farci trovare, ancora oggi, impreparati”: lo afferma il capogruppo del Partito democratico Tommaso Bori, secondo il quale “la gestione dell'emergenza si è caratterizzata, nei fatti, come una non-gestione: alle gravi mancanze si sono sommati degli ingiustificabili ritardi. È il momento che la Giunta cambi marcia”.

“Ritengo – spiega Bori - che i ritardi accumulati siano dovuti anche alla poca dimestichezza e conoscenza della fitta rete, fatta di persone, strumentazioni e strutture, della sanità umbra che, sarebbe scontato e invece si rende necessario ricordare, ha la fortuna di potersi avvalere delle professionalità nel campo della ricerca, delle cure e dell'organizzazione sanitaria presenti nell'Università degli studi di Perugia, con cui è convenzionata. Aver scelto un geometra veneto come assessore sta comportando evidenti problemi, rallentamenti e false partenze, dettate dalla mancanza di confidenza con una macchina complessa come quella della sanità regionale che, nonostante i problemi, è un’eccellenza italiana pari alle regioni del nord”.

“Tutto ciò – aggiunge - è aggravato dall’aver importato dal Veneto anche il direttore regionale alla Sanità e l'intero staff, di cui non discutiamo la professionalità, ma che fatica a trovare riferimenti certi, ancor più in questa fase che imporrebbe scelte chiare e tempestive. Ad esempio, essersi accorto nel pieno di un'emergenza annunciata e dopo tre mesi dalla sua nomina, che in Umbria andava attivato l’osservatorio epidemiologico, la dice lunga sul livello di conoscenza ed operatività a cui siamo ridotti. Stessa cosa è accaduta con il piano anti-contagio, con tanto di strategia su tamponi e test rapidi, presentato soltanto oggi: dopo più di un mese dal primo caso. È del tutto evidente, però, che la presidente Tesei ritiene che questa, invece, sia la strada giusta da seguire, tanto che nella scorsa seduta di Giunta ha approvato, su proposta dell’assessore Coletto, la nomina di altri cinque nuovi consulenti, a rimborso spese delle casse regionali, provenienti tutti, nessuno escluso, dal Veneto. Su di loro, si apprende dalla delibera, graverà la responsabilità di supportare le attività dell’assessorato alla Salute e alle Politiche sociali sulle problematiche connesse alla gestione dell’emergenza COVID-19, nonché di pianificare e adottare nuove strategie per il potenziamento delle terapie intensive e di rianimazione, sulla gestione delle problematiche organizzative e informatiche connesse alla gestione dell’emergenza, nonché sul Memorandum per la salute sottoscritto con l’Università. Ora, cinque nuovi contratti, perlopiù fatti a degli ex dirigenti in pensione, che non assicurano una presenza continuativa in Umbria, rappresenterebbero una scelta in grado di cambiare le sorti della crisi e della sanità Umbra? Come cittadino me lo auguro, come medico e rappresentante delle istituzioni regionali ho le mie buone riserve”.

“Comprendiamo – conclude - la nostalgia di casa dell’assessore Coletto e la mancanza di volti amici, ma noi che a casa nostra ci viviamo da sempre non ne sentivamo né la mancanza né la necessità. Invito pertanto tutta la Giunta, Presidente e Sssessore in primis, a valutare le professionalità di alto livello, e in tutti gli ambiti, già presenti nelle strutture del nostro sistema sanitario, senza la necessità di imporre una colonizzazione dal Veneto. Partendo proprio dai 700 anni di studio e ricerca, formazione e cura, che l'Università degli Studi rappresenta per i nostri territori”.


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