Bori BetarelliI consiglieri Tommaso Bori e Michele Bettarelli (Partito democratico) ritengono che la Giunta regionale si sia “dimenticata di affrontare il tema della diagnostica e dei laboratori di analisi privati, da mettere al servizio del sistema pubblico”. Per Bori e Bettarelli “la Giunta sceglie di non esercitare le proprie prerogative e lasciar regolare tutto alla legge del mercato, per cui chi ha di più può permettersi di meglio”.

 

(UNWEB) Perugia  “Oggi, a più di mese dal primo caso di Coronavirus in Umbria, dopo che per assurdo gli operatori sanitari del comparto privato, circa 400, stavano per essere messi in cassa integrazione nonostante la pandemia in corso, la Regione Umbria ha finalmente annunciato l’accordo con cliniche private, che prevede l’utilizzo di spazi della sanità privata ai fini dell’accoglienza di pazienti Covid in via di guarigione e pazienti no-covid, liberando così posti negli ospedali pubblici”. Lo sottolineano i consiglieri regionali Tommaso Bori e Michele Bettarelli (Pd), secondo i quali però “la Giunta si è dimenticata di affrontare un tema non da poco, ovvero quello della diagnostica e dei laboratori di analisi privati da mettere al servizio del sistema pubblico”. 

“Conosciamo ormai tutti bene - aggiungono i consiglieri di minoranza - il ruolo chiave dei tamponi per la diagnosi relativa al Covid-19 e quello dei test anticorpali nell’ambito del solo orientamento diagnostico, in attesa del miglioramento della loro sensibilità e della validazione ufficiale. Dalla presidente Tesei e dall’assessore Coletto, nel corso dell’ultima conferenza stampa, abbiamo sentito annunci sul tema e promesse sui numeri mirabolanti di test che sarebbero stati effettuati; ma sempre e solo annunci e promesse sono rimasti, traditi nei fatti e nelle cifre ancora troppo basse. Pertanto ci lascia fortemente perplessi scoprire che ad oggi né la parte diagnostica né quella laboristica sono oggetto di un accordo tra la Regione e la sanità privata: quando il pubblico abdica al suo ruolo di governo si generano storture a danno della salute collettiva”.

Secondo Bori e Bettarelli “ne è un esempio il cortocircuito prodotto dall'assessorato alla Sanità, per cui in Umbria il sistema sanitario regionale non è messo nelle condizioni di poter effettuare tamponi e test alle categorie più esposte, anche se era stato garantito un percorso prioritario mai realizzato. Allo stesso tempo un cittadino, fuori da ogni protocollo, ha la possibilità di rivolgersi direttamente e in maniera autonoma a tutti i laboratori privati ed eseguire test Covid-19 a pagamento, senza sospetto diagnostico o link epidemiologico. In questo momento i soggetti più a rischio, come gli operatori sanitari e i lavoratori dei servizi essenziali, o i soggetti più fragili, come gli anziani e le persone con più patologie, dovrebbero essere i primi ad essere tutelati dalla Regione. In Umbria la Giunta sceglie di non esercitare le proprie prerogative e lasciar regolare tutto alla legge del mercato per cui chi ha di più può permettersi di meglio”. 

“Noi - rimarcano i consiglieri Pd - la pensiamo diversamente: sia gli ambulatori di diagnostica che i laboratori analisi del comparto privato dovrebbero pertanto partecipare e sostenere, a seconda delle competenze e delle strumentazioni, gli sforzi della sanità pubblica. Andando a svolgere il ruolo di valvola di sfogo per il sistema sanitario regionale, messo sotto pressione dal Coronavirus. Le scelte o, peggio, la mancanza di scelte della Giunta Tesei sono un qualcosa di molto lontano dalla nostra storia e dai nostri valori, su cui è fondato il sistema sanitario regionale pubblico ed universalistico. Stupisce pure il fatto che è anche l'esatto opposto di quello che sta accadendo nella Regione d'origine dell'assessore alla Sanità Coletto, il Veneto, in cui lo sforzo sanitario per contenere l'epidemia è massimo proprio nell’effettuare quanti più test e tamponi possibile, anche chiedendo al privato di fare la propria parte per la salute pubblica”.

Tommaso Bori e Michele Bettarelli ricordano poi che “il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha recentemente riferito alle Camere riunite in seduta comune, considerando la discussione non come un appuntamento rituale o una formalità da adempiere per dovere d'ufficio, ma un momento di ragionamento condiviso da cui trarre spunti e scelte utili per un'azione comune di contrasto alla pandemia. Ciò ribadisce la bontà di quello che noi stiamo cercando di fare fin dall'inizio ovvero una limpida dialettica che favorisca un clima politico positivo ed unitario, al fine di superare questo passaggio difficilissimo della nostra storia regionale. Unità e coesione sociale sono la sfida che ci poniamo e riteniamo indispensabili in queste condizioni”.

“Avremmo apprezzato - concludono - da parte dell'assessore alla Sanità, Luca Coletto la stessa visione del ministro Speranza, ma così non è stato: animati dallo spirito di collaborazione nell'affrontare l'emergenza sanitaria abbiamo più volte sollecitato la Regione Umbria attraverso atti e proposte sulla necessità di mettere la sanità privata al servizio della salute pubblica. Lo ribadiamo anche in questa occasione”.


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