secondacommissione3Si è svolta questa mattina in Seconda commissione l’audizione con il direttore dell’Agenzia regionale per l’Ambiente (Arpa) Luca Proietti e con l’assessore regionale all’Ambiente, Roberto Morroni, in merito all’ampliamento della perimetrazione delle Zone vulnerabili da nitrati (ZVN) di origine agricola e alle ZVN nei bacini idrografici dei corpi idrici sotterranei e di quelli superficiali in stato eurtofico o ipertrofico.

 

(UNWEB) Perugia,   - Si è svolta questa mattina in Seconda commissione l’audizione con il direttore dell’Agenzia regionale per l’Ambiente (Arpa) Luca Proietti e con l’assessore regionale all’Ambiente, Roberto Morroni, in merito all’ampliamento della perimetrazione delle Zone vulnerabili da nitrati (ZVN) di origine agricola e alle ZVN nei bacini idrografici dei corpi idrici sotterranei e di quelli superficiali in stato eurtofico o ipertrofico.

Il presidente della Commissione, Valerio MANCINI, sull’argomento ha dichiarato che “la produzione regionale degli allevamenti ha visto una riduzione del 40 percento dei capi presenti mentre invece i nitrati sono aumentati. Ho svolto sopralluoghi nei pressi di alcuni depuratori, a Spello e Città di Castello, dove si registrano problemi in caso di piogge intense. Bisogna dunque capire se ci sono inefficienze gravi nel sistema di depurazione delle abitazioni, che in alcuni casi non sono dotate di servizi di depurazione delle acque. Arpa e Giunta regionale dovrebbero approfondire questa problematica per verificare se le fonti di inquinamento sono davvero gli allevamenti oppure gli scarichi domestici”. 

L’assessore MORRONI ha spiegato che “per uscire dalla messa in mora dell’Italia e dell’Umbria da parte dell’Europa la Regione Umbria ha ampliato le zone ZVN, in seguito l’attuale Giunta è intervenuta per individuare nuove zone vulnerabili, sulla base di analisi e dati, peraltro non troppo attuali e che lasciano un alone di incertezza sull’effettiva provenienza dell’inquinamento. Non sappiamo quindi con certezza se l’inquinamento arriva dalle attività agricole o da altre fonti. L’ampliamento delle aree ZVN ha allarmato gli operatori agricoli, visto che debbono rispettare una serie di prescrizioni mirate appunto alla riduzione dei nitrati. Abbiamo quindi avviato un tavolo di confronto con le associazioni di categoria, creando un tavolo tecnico con associazioni agricole, uffici regionali e Arpa per condividere le ragioni delle parti, avviando un confronto costruttivo che si basa sulla possibilità di utilizzare dati più attuali e di incrociarli per cercare di capire con certezza quali sono le fonti inquinanti. È stato quindi avviato un nuovo percorso per verificare l’attendibilità delle valutazioni effettuate in precedenza, per procedere con una eventuale revisione. Nel marzo scorso, per scongiurare la procedura di infrazione, sarebbe stato necessario andare ad indicare altre 20 aree circa, ma ciò non è avvenuto a causa dell’emergenza Covid. I piani di azione conseguenti alle nuove ZVN sono stati previsti per l’annata agraria 2020/21 per dare tempo agli operatori di adattarsi alle nuove regole. Questa situazione di difficoltà potrà essere occasione per innescare un percorso virtuoso per gli allevatori, puntando alla modernizzazione e all’innovazione delle stalle, mentre da parte nostre contiamo di poter riperimetrazioni le aree grazie ai nuovi dati e monitoraggi sulle Zvn”. 

Il direttore PROIETTI ha poi evidenziato che “la delibera di dicembre è nata dalla necessità di rispondere velocemente alla Comunità europea. Sono state quindi individuate 10 nuove ZVN, che hanno portato vincoli e conseguenze economiche e gestionali. Abbiamo messo tutti i portatori di interesse allo stesso tavolo per cercare di contemperare le esigenze ambientali con quelle produttive. Già al primo incontro abbiamo deciso di confrontarci con le altre Regioni, visto che non ci sono criteri affermati sull’analisi del rischio. I dati risalivano al 2012/2015, quindi non erano aggiornati e mancavano monitoraggi recenti. La situazione è molto cambiata negli ultimi 10 anni, visto che la produzione zootecnica è calata in modo importante e di conseguenza anche la pressione sul sistema idrico. In questi giorni stiamo svolgendo i monitoraggi sulle acque superficiali e sotterranee per poi procedere alle eventuali revisioni delle ZVN. Sulla delibera di dicembre ci sono due ricorsi”.

Il dirigente regionale Andrea MONSIGNORI ha infine spiegato che, “rispetto alla fertirrigazione, sono nati problemi legati alle quantità ed anche i nuovi regimi climatici (piogge). Abbiamo previsto quindi un aumento della capacità di stoccaggio per un utilizzo ottimale dei reflui. Il problema dello smaltimento dei reflui: per gli allevatori si tratta di un rifiuto da smaltire mentre per l’agricoltore può essere una risorsa. In passato lo spandimento è stato troppo intensivo oggi esistono metodi nuovi e la possibilità di usarli per produrre il biogas (in questo caso resta un digestato da smaltire) per produrre energia e fertilizzanti. Il sistema va messo in equilibrio non puntando solo sui divieti. Servirebbe una semplificazione degli adempimenti per gli agricoltori sull’uso dei reflui evitando comunque di caricare i terreni di una eccessiva quantità di nitrati”.