de luca(UNWEB) Perugia. Bruciare rifiuti, o CSS che dir si voglia, nelle cementerie di Gubbio e tra non molto negli inceneritori ternani. Questo vuole la Lega per i cittadini della nostra regione. Non meno di tre anni fa l'attuale maggioranza occupava il consiglio regionale per protestare contro l'incenerimento. Non ci stupisce che oggi faccia l'esatto contrario, visto che questo accade sempre più spesso. Incenerire i rifiuti è il maggior ostacolo ad una gestione intelligente delle risorse, un chiodo fisso della destra in Umbria che nasconde la totale assenza di argomenti, idee e progetti innovativi sulla gestione.

La nostra visione guarda al futuro e al massimo recupero di materia. All'economia circolare come propulsore di un nuovo modello di sviluppo sostenibile che oltre al benessere economico tiene in considerazione il rispetto per l'ambiente e la salute. L'altra, quella della Lega, guarda solo il profitto di pochi non considerando i costi ambientali e sanitari. Una mancanza di programmazione e pianificazione regionale, sia a livello di obiettivi che di dotazione impiantistica. Decidere oggi di bruciare i rifiuti a vantaggio del profitto di grandi gruppi privati vuol dire abdicare al futuro, alla sostenibilità, alla gestione virtuosa delle risorse.

Noi proponiamo un modello di governance pubblica che metta al primo posto la garanzia di un servizio efficiente su tutto il territorio. Un modello che guarda alle migliori esperienze nazionali, quello di una società in house providing a completa partecipazione pubblica che punti a dei servizi pubblici efficienti e all'avanguardia, non è un'utopia ma qualcosa di concreto e reale. Non c'è alcun bisogno di svendere il nostro patrimonio pubblico e la nostra salute come ci vogliono far credere alle nostre latitudini. Basta solo volontà politica e capacità di pianificare.

La dotazione impiantistica è il grande tallone d'Achille della nostra Regione. La mancanza di impianti efficienti e di una filiera industriale delle materie prime seconde infatti ci spinge a chiedere l'ausilio di impiantistica privata, e molto spesso ci costringe a fare ricorso ad impianti di fuori regione. L'Umbria, inoltre, può e deve fare ancora molto per arrivare al massimo recupero di materia e valore. La raccolta differenziata spinta potrebbe rivelarsi una vera miniera, ma in vaste zone del sub-ambito 3 le percentuali non superano il 30% facendo sì che la media regionale nel 2019 si fermi al 66%.


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