sanna(UNWEB) Il desolante scenario della Stazione ex-FCU di Sant'Anna, ai piedi dell'acropoli perugina, è probabilmente l'immagine più emblematica del fallimento della politica regionale degli ultimi quindici anni. Poco dopo l'inizio degli anni Duemila, la Ferrovia Centrale Umbra confluisce nella neonata Umbria Mobilità, società sorta dalla fusione tra le aziende del trasporto del perugino, dello spoletino e del ternano, lentamente affossata.                                                                                    

Dopo il deragliamento, fortunatamente senza vittime, di un piccolo convoglio a Montecastelli nel 2013 ed il continuo deterioramento dell'armamento, nel 2017 le corse sono state sospese per dare il via ai lavori di ristrutturazione nel quadro del passaggio ad RFI dell'intera linea ferroviaria. Cominciati nell'autunno di quell'anno e previsti in conclusione per l'anno successivo, in realtà l'unico tratto fin'ora riaperto è stato quello tra Città di Castello e Perugia - Ponte San Giovanni, dove tuttavia l'assenza di adeguati sistemi di sicurezza e la permanenza di diversi passaggi a livello, ha ridotto la velocità massima a 50 km/h, poi innalzata a 70 km/h lo scorso anno. I tempi di percorrenza restano elefantiaci e per nulla competitivi rispetto all'auto privata.

Mancano poi tutte le altre sezioni: la più breve, dove sono in corso i lavori, piuttosto lenti, nel ramo che, salendo sulla collina di Piscille, collega lo snodo periferico perugino di Ponte San Giovanni al terminale centrale di Sant'Anna (vedi foto); il ramo nord, fin'ora escluso dai progetti di ammodernamento, che collega Città di Castello a Sansepolcro (AR), passante per San Giustino, tagliando così fuori almeno 27.000 abitanti; il ramo sud, che da Ponte San Giovanni raggiunge Terni, passando per Deruta, Marsciano, Todi, Massa Martana, Acquasparta e San Gemini, per un bacino di almeno 170.000 abitanti.

Dopo interruzioni e ripartenze dei lavori, la nuova programmazione dovrebbe prevedere importanti investimenti da parte di RFI per rilanciare l'intera linea entro il 2024, consentendo a nuovi e più moderni convogli regionali di collegare Perugia a Terni e Roma in tempi significativamente ridotti, evitando il transito su Foligno, e, più in generale, di decongestionare la SS-3bis (E45) che ne segue il percorso lungo l'intera Valle del Tevere. Ormai, però, i cittadini dell'Umbria sono abituati a non fidarsi più di una politica locale dimostratasi per anni sostanzialmente incapace di far valere le ragioni del territorio sui tavoli nazionali.

Gli esperti ribadiscono con forza che investire nelle infrastrutture rappresenterà una grande opportunità del post covid-19. A testimoniarlo è anche lo studio dell'Agenzia Umbria Ricerche che indica per la nostra regione tra i settori strategici proprio le ferrovie e l'aeroporto internazionale di Perugia San Francesco d'Assisi. Quale migliore occasione da cogliere per togliere dall'atavico isolamento l'Umbria? Invece no, la politica non se rende conto. Anzi, peggio, è ferma in un binario morto. Infatti, la foto ci svela plasticamente questa triste realtà. La stazione di Sant'Anna è stata inspiegabilmente abbandonata al più completo degrado. Una situazione davvero inaccettabile. Se i precedenti esecutivi hanno le loro responsabilità, la giunta attuale è chiamata a dare, da subito, tangibili segnali di discontinuità con il passato.


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