105658984 2732463170324037 2148939033314240231 oI consiglieri regionali del Partito democratico Fabio Paparelli e Simona Meloni hanno illustrato stamani in una conferenza stampa che si è tenuta a Palazzo Cesaroni la loro proposta di modifica della legge 23 del 2003 sull’edilizia residenziale sociale.

(UNWEB) Perugia, – Mettere a disposizione dei bisogni abitativi tutto il patrimonio pubblico, introducendo un modello gestionale basato sulle Zone sociali e incrementare il Fondo regionale per le politiche abitative con un apposito capitolo di finanziamento nel Bilancio della Regione: sono alcuni dei punti qualificanti la proposta di legge di modifica della legge regionale “23/2003” sull’edilizia residenziale sociale, presentata stamani a Palazzo Cesaroni nella conferenza stampa tenuta da Fabio Paparelli e Simona Meloni (PD).

“La rigenerazione urbana – ha spiegato Paparelli - può essere una valida occasione per valorizzare l’immenso patrimonio pubblico disponibile e rendere più concreto, equo ed effettivo il diritto all’abitazione, senza ulteriore consumo di suolo, quindi salvaguardando il paesaggio e l’ambiente e nel contempo aumentando la capacità di risposta agli accresciuti bisogni della comunità. I Comuni siano obbligati a disporre di alloggi per far fronte all’emergenza abitativa, come di fatto già è nella prassi quotidiana, e il costo sia a carico del Bilancio regionale”.

Quanto alla gestione delle politiche abitative, la proposta dei consiglieri del Pd si basa sulle Zone sociali, per evitare disparità di trattamento fra cittadini di Comuni limitrofi, come nel caso di indisponibilità di alloggi per chi ce li avrebbe molto vicini ma ricadenti su un Comune diverso. Quindi graduatorie costruite entro le Zone sociali e anche revisione del calcolo dei canoni, per avere più equità sociale. Da rivedere dunque i criteri del Regolamento attuativo introdotto nel maggio 2019 che, seppure approvato da tutte le forze politiche, ha mostrato “limiti relativi a una equità più di forma che di sostanza – ha detto Paparelli – in quanto legato esclusivamente al criterio dell’Isee, che finirebbe per penalizzare le persone con redditi bassi ma che vivono sole, quindi tenere conto dell’indicatore ma anche dell’effettivo reddito disponibile dei nuclei familiari. Si tratta di cose che devono essere normate per legge, non da un regolamento”.

“L’Isee rimane una garanzia per l’accesso ma serve una revisione dei canoni per tenere conto dei soggetti fragili – ha detto Simona Meloni – perché le persone sole hanno maggiori difficoltà, peraltro acuite da crisi economica e emergenza covid, rispetto a famiglie dove ci sono due redditi. Fra i soggetti fragili da tutelare – ha aggiunto – vanno tenute in considerazione le donne vittime di violenze, specialmente se con figli minori a carico, situazioni di cui la legge del 2003 non tiene conto e per le quali serve un diverso trattamento, prevedere una riserva non condizionata alle tempistiche del bando e un sostegno di cui si faccia carico il Fondo regionale per le politiche abitative”.

Paparelli ha anche sottolineato che non si tratta di una proposta “ideologica” ma che invece scaturisce dalle necessità di un “approccio diverso e più equo rispetto al quadro delle politiche abitative che è inevitabilmente mutato, dopo diciassette anni, e che abbiamo condiviso con sindacati, imprese e famiglie, che stanno manifestando apprezzamento sui contenuti della proposta”.


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