105962097 2733549836882037 1703898820224741 oL’Assemblea legislativa ha approvato a maggioranza il Piano regionale integrato per la non autosufficienza (Prina) 2019-2021. 

 

(UNWEB) Perugia,  L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha approvato il Piano regionale integrato per la non autosufficienza (Prina) per il triennio 2019-2021. Hanno votato a favore i consiglieri di maggioranza (Lega, FI, FdI, Tesei Presidente), mentre i consiglieri di minoranza (PD, M5S, Misto, Patto civico) hanno votato contro evidenziando la diminuzione delle risorse disponibili e criticando, fra le altre cose, la scelta di ampliare la platea dei beneficiari senza un adeguato intervento economico della Regione. Respinti gli emendamenti e gli ordini del giorno presentati dai gruppi di minoranza, approvato un ordine del giorno della maggioranza (v. in coda al pezzo).

Le RISORSE PER L’UMBRIA, provenienti dal Fondo nazionale per la non autosufficienza e da risorse della Regione ammontano complessivamente a 12 milioni 859mila euro per il 2019, 14 milioni e 181mila euro per il 2020 e 12 milioni 785mila euro per il 2021.

I DESTINATARI delle risorse sono le persone con gravissima disabilità, minori, adulti e anziani. Resta ferma l’opzione per l’assistenza indiretta o autogestita, nell’ottica di favorire la permanenza in famiglia o nel luogo ove si vive scegliendo la propria assistenza domiciliare oppure il ricorso ai servizi.

ELEONORA PACE (FDI-relatore di maggioranza) ha illustrato l’atto in Aula, sottolineando che “fa seguito a quanto disposto dal Governo in materia di non-autosufficienza e si allinea a quanto previsto dal relativo Dpcm e alla istituzione del Fondo regionale per la non autosufficienza previsto dal Testo unico regionale in materia di Sanità. Con questo atto si vuole avviare una nuova fase di programmazione territoriale che si integri con le attività dei distretti socio-sanitari e dei Piani di zona; consolidare la rete integrata degli Uffici della cittadinanza e dei Centri di salute; RAFFORZARE I PROGETTI DI VITA, BASATI SULLE PROSPETTIVE E SUI DESIDERI DELLE PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI e la continuità assistenziale, con la presa in carico del progetto della persona; riconfermare il Programma assistenziale personalizzato (Pap). Sulla presa in carico della persona non autosufficiente, il distretto competente per territorio attiva l’Unità di Valutazione Multidisciplinare UVM; l’accertamento e la valutazione della non autosufficienza è effettuato dalle UVM la cui composizione a secondo dell’assistito (anziani, disabile o minore) varia nelle professionalità mediche di riferimento. L’UVM a seguito di esame dell’assistito stende il Piano assistenziale personalizzato (PAI). Il PAI individua gli obiettivi ed esiti attesi in termini di mantenimento e miglioramento delle condizioni di salute, indica le prestazioni da assicurare alla persona e alla famiglia, fissa inoltre i tempi e le modalità di erogazione delle prestazioni nonché i criteri di verifica in itinere dei risultati raggiunti. Altro punto è rafforzare in modo significativo il ricorso ai ricoveri di sollievo e la rete di supporto delle singole zone. I dati relativi al 2019 dicono che sono 428 le persone che usufruiscono di risorse per l’assistenza indiretta: 129 di esse sono utenti con grave disabilità associata a malattia rara, 87 sono malati di Sla (entrambe le categorie hanno diritto a un assegno di 1200 euro al mese) e 212 sono utenti con gravissime disabilità che percepiscono 600 euro al mese. Ma ci sono anche altre 322 persone con gravissima disabilità che si trovano in lista di attesa per avere a loro volta sostegno. Le condizioni per averne diritto sono il grado di invalidità del 100 per cento e il limite massimo di 50mila euro di reddito. Al di sotto di questa soglia si ha infatti accesso alla valutazione fatta da un’equipe multidisciplinare che tiene anche conto di altri aspetti della condizione sociale, ad esempio della presenza di altro gravissimo disabile in famiglia. Nei giorni scorsi la presidente Tesei, accompagnata dall’assessore Agabiti, ha incontrato i rappresentanti di associazioni e famiglie interessate”.

ANDREA FORA (relatore di minoranza): “La minoranza valuta il Prina insoddisfacente sotto diversi profili, sul piano degli scenari, sui contenuti, sul piano metodologico e, forse l’aspetto più importante, sul piano economico. Manca completamente una valutazione sull’impatto prodotto dall’emergenza coronavirus sugli anziani, sui disabili e sui loro bisogni. Il Covid ha azzerato i servizi di assistenza territoriale, sospeso le attività dei centri diurni, confinato le persone più fragili tra le mura di casa, senza neanche le visite domiciliari o quelle in ambulatorio dal medico. Tutto questo produrrà nei prossimi mesi rilevanti emergenze sanitarie, delle quali manca completamente una previsione ma, anzi, si dice che sono ‘difficilmente quantificabili’. Non c’è alcun tipo di monitoraggio qualitativo o quantitativo. Le fragilità strutturali del sistema, accentuate dall’emergenza virus, scontano ritardi nella programmazione sociosanitaria di cui non troviamo traccia nel documento: la ridefinizione della rete territoriale dei servizi sociosanitari, la revisione dell’offerta residenziale attraverso una rivisitazione dell’accreditamento, degli standard economici e delle rette, la ridefinizione dei sistemi di erogazione dell’offerta di assistenza domiciliare. Mentre si afferma la centralità degli utenti e delle famiglie, la regione ha scelto la via di consultazioni informali, con modalità di dubbio profilo, invitando alcuni soggetti e non altri, con l’assordante assenza dell’assessore Coletto e un tentativo in extremis della presidente Tesei di recuperare la mancanza totale di presidio politico nell’ambito welfare da parte dell’assessore. In Umbria ci sono oltre 38mila persone ultra 85enni e 43mila 879 titolari di indennità di accompagnamento, ma nell’ultimo dato rilevato, relativo al 2017, sono stati destinatari di interventi per la non autosufficienza poco più di 10mila persone, nel 2019 11mila 563, vale a dire che rispondiamo neanche a un quarto dei bisogni. Per questo serve rilanciare un percorso di programmazione condivisa, aumentando i livelli di partecipazione, innovando le forme di regolazione e gestione dei contratti con le pubbliche amministrazioni e in particolare con le autorità locali. NOI PROPONIAMO DI INTRODURRE UN SISTEMA TRASPARENTE, DEMOCRATICO E ACCESSIBILE CHE RIMETTA AL CENTRO LA LIBERTÀ DI SCELTA DELLE FAMIGLIE, ATTRAVERSO SISTEMI DI ACCREDITAMENTO DEI SERVIZI DOMICILIARI E L’ISTITUZIONE DI UN ALBO DELLE ASSISTENTI FAMILIARI O BADANTI, che permetta di uscire dalla logica di erogazione di prestazioni standardizzate erogate da soggetti gestori all’interno di gare pubbliche. Occorre RIBADIRE LA CENTRALITÀ DEI SERVIZI ALL’INTERNO DELLA RETE SOCIO-SANITARIA REGIONALE. Il punto maggiormente dolente dell’atto riguarda le scelte economiche: AD UN AUMENTO DEI BISOGNI È CORRISPOSTA UNA DIMINUZIONE DELLE RISORSE ECONOMICHE DELLA REGIONE. La quota pro capite del bilancio regionale sul Prina è di molto inferiore alle altre regioni del centro nord, che hanno indici di invecchiamento inferiori all’Umbria. Inoltre il rapporto tra le risorse stanziate dal Governo e quelle regionali è tra i più bassi d’Italia. Serve assolutamente un atto politico urgente della Giunta che aumenti le risorse del bilancio regionale da destinare alla non autosufficienza. Infine, manca completamente la previsione di un sistema di monitoraggio che consenta una verifica periodica della spesa, dei servizi e delle persone prese in carico. 

INTERVENTI
Marco SQUARTA (FDI): “Tema che sento molto e che ho seguito fin dalla scorsa legislatura, come componente della Commissione sanità. Oggi è ancora più importante sostenere la LIBERTÀ DI SCELTA. Le risorse impiegate sono notevoli, guardiamo al complesso delle risorse disponibili, ai fondi sociali, ma mancano adeguate risorse per dare effettivamente alle famiglie la libertà di scelta, chiaramente con una adeguata rendicontazione su come le risorse assegnate vengono spese. Questa scelta deve essere sostenuta. Non è contrapposizione tra famiglie e scelta dei servizi, le famiglie che vogliono prendersi cura direttamente del disabile devono poterlo fare. Su un tema così delicato devono essere superate le distinzioni politiche”.

Thomas DE LUCA (M5S): “Su rendicontazione dei progetti siamo d’accordo ma stesso criterio va applicato anche per l’assistenza diretta. Ma questo percorso è stato portato avanti in modo che non condivido, NON C’È STATO ADEGUATO CONFRONTO, SISTEMATICAMENTE C’È ASSENZA DI PARTECIPAZIONE. Scrivere un atto così importante in tutta fretta rischia di scontentare tutti. Bisognava evitare una guerra basata sulle risorse, rimodularle cogliendo l’opportunità del Fondo sociale europeo, non solo sulle indicazioni del Ministero. Impegnatevi fin da subito a vincolare ogni atto successivo a un reale modello di partecipazione perché atti come questo vanno a incidere profondamente sulla popolazione. Non è solo questione di risorse economiche ma di sostenere veramente un progetto di vita per anziani disabili e giovani che hanno diritto a vedere realizzato il loro progetto, non si lascino soli con un assegno in mano. Le risorse devono servire a garantire servizi adeguati”.

Tommaso BORI (PD): “Sono scelte che incidono sulla pelle dei pazienti e delle loro famiglie. In tanti ci hanno contattato e avvertiamo che si tratta di scelte non partecipate, sono state fatte riunioni informali, escludendo soggetti e organizzazioni che rappresentano il mondo della disabilità. Un errore discutere solo con un pezzo della società. Poi consideriamo il fatto economico: IL GOVERNO HA DATO RISORSE AGGIUNTIVE E LA GIUNTA DEVE FARE LA STESSA COSA, NON TOGLIERE RISORSE. Dobbiamo puntare a un progetto di vita che rimuove gli ostacoli per queste persone e la verifica da fare non è solo su come vengono spese le risorse ma sugli obiettivi da raggiungere. Ma CON PARI RISORSE, SENZA AGGIUNGERE UN EURO, SI SCEGLIE DI ALLARGARE LA PLATEA DEI BENEFICIARI, COSA GIUSTA, INSTAURANDO PERÒ UNA GUERRA FRA LE PERSONE: ai 470 beneficiari e se ne aggiungono 322, azzerando la lista d’attesa, ma non si può calare l’assegno a qualcuno. Sono decisioni che non possono essere prese dentro un ufficio ma partecipando le scelte con le persone, gli operatori, le famiglie”.

Simona MELONI (Pd): “QUESTO È UN TEMA IMPORTANTE, SUL QUALE SERVE ANDARE OLTRE LE IDEOLOGIE POLITICHE, DA TRATTARE CON CURA. Non si possono usare solo risorse nazionali, ma dobbiamo capire quanto può mettere regione. La monetizzazione dell’assistenza che lascia libero arbitrio alle famiglie mi lascia perplessa perché c’è la necessità di un sistema integrato e regolamentato, di professionisti più che di un vicinato. I dati ci devono far riflettere: tutti i disabili non autosufficienti che non hanno capacità di gestire in proprio le risorse sono condannati a non poter avere sostegni a domicilio? Si pensi ad anziani con familiari altrettanto anziani. In questo caso chi li tutela? Le fragilità vivono in condizioni precarie socio economiche e sanitarie. Ci potremmo trovare davanti ad un uso improprio delle risorse. Le liste di attesa sul Prina sono molto lunghe, se non si aumentano le risorse questo gap non potrà mai essere colmato. Bisogna compartecipare tutte le proposte ma anche le azioni. Non dobbiamo pensare solo ad un set di prestazioni ma è essenziale trovare un sistema di cure. Pensiamo a come migliorare le attuali assistenze e servizi con un aumento di risorse. Dobbiamo mostrare di saper rispondere alle criticità con azioni concrete in tempi brevi”.

Francesca PEPPUCCI (Lega): “QUESTA AMMINISTRAZIONE NON HA INTENZIONE DI LASCIARE INDIETRO QUALCUNO, SOPRATTUTTO LE PERSONE PIÙ FRAGILI. In Terza commissione ci sono state risposte chiare, ma si sono comunque alimentate polemiche. Ricordo che stiamo lavorando con un anno di ritardo. Il testo fa riferimento al triennio 2019-2021. In 30 giorni la Giunta è riuscita ad elaborare un nuovo piano e a portarlo in Aula. Anche con la partecipazione. L’assessore Coletto ha previsto un cambio di marcia rispetto al passato quando si ascoltavano solo Anci e sindacati, incontrando anche le associazioni. Un passo in avanti. L’introduzione del criterio Isee è richiesta dalle linee nazionali. Le persone affette da Sla hanno bisogno di una assistenza sempre più importante. Ad oggi non sappiamo se e quanto andranno a diminuire gli assegni di sollievo per Sla. In Umbria abbiamo ereditato un sistema che va rivisto. In altre regioni ci sono metodi diversi. Non è nostra intenzione penalizzare le persone affette da Sla. Le linee operative dovranno arrivare dopo questo piano. E lì lavoreremo affinché vengano tutelate le persone con Sla. In Umbria ci sono 322 persone con gravissime disabilità che si trovano in lista di attesa da anni. Con questo atto si va ad ampliare la platea aiutando persone rimaste sole in questi anni. Chiaramente a parità di risorse andranno a diminuire i fondi dati al singolo. Il chiaro impegno preso dall’Assessore in commissione è di individuare ulteriori risorse per andare incontro a tutti. Impegno che la presidente Tesei ha rinnovato in un incontro con le associazioni. È necessario fare una fotografia precisa e chiara degli stanziamenti sulla non autosufficienza della regione negli ultimi anni, che dal 2016 sono diminuiti costantemente. L’opposizione si fa forte dei milioni in più previsti dal Governo, che però nell’emergenza si è dimenticato dei disabili. Serve un lungo lavoro di riforma che sappia andare incontro ai disabili, che li metta al centro. Nella vita non siamo pazienti ma persone”.


Donatella PORZI (Pd): “Mi dispiace che anche su questo tema i toni siano diventati aspri. Le elezioni le avete vinte cavalcando quelle situazioni che la nostra comunità ha ritenuto essere gestite in maniera non sufficiente. Oggi noi abbiamo provato a fare un paragone con altre regioni che su questo tema hanno fatto più dell’Umbria. Le risorse sono poche. Se l’assessore Coletto si è impegnato ad aumentarle, nella certezza che ci saranno bisogni non soddisfatti, ne siamo lieti. Auspichiamo partecipazione. PROVIAMO AD ELEVARE IL NOSTRO MODO DI CONFRONTARCI. Le amministrazioni sono treni in corsa su cui si sale. In campagna elettorale avevate tutte le ricette per i mali dell’Umbria. Ora vogliamo vederli all’opera”.

FABIO PAPARELLI (PD): “Dopo l’emergenza sanitaria e economica avremo un impatto sociale molto forte, quindi questo tema non può essere affrontato smontando quello che c’era prima senza sapere dove si va a finire. Non è discussione fra chi garantisce o non garantisce la libertà di scelta. LA VERA LIBERTÀ DI SCELTA SI HA QUANDO C’È LA QUALITÀ DEI SERVIZI CHE VENGONO EROGATI, SOGGETTI QUALIFICATI E ACCREDITATI CHE POSSANO REALIZZARE UNA MIGLIORE QUALITÀ DI VITA. La modalità di gestione dei rapporti con le rappresentanze sociali non è stata corretta. Poi nel Prina attuale c’è scritto che nel 2016 la Regione ha stanziato 4 milioni a fronte di risorse nazionali pari a 6 milioni, nel 2017 diminuiti a 3 milioni e 100, meno 30 per cento, nel 2018 risorse regionali 4 milioni a fronte di 11 totali, erano il 35 per cento circa, nel 2019 percentuale mantenuta 3 milioni su 12 totali. Per la Sla le risorse sono calate e con l’allargamento della platea dei beneficiari avete messo le stesse risorse. Punto cruciale è la vostra concezione del sociale, simile a quella che avete della sanità. Il Prina non è sostegno al reddito delle famiglie. Inseriamo il piano di lotta alla povertà e inseriamolo qui, noi lo voteremmo. Invece si mette in discussione la libertà di persone di raggiungere l’autonomia e il proprio progetto di vita indipendente. Le equipe multidisciplinari andrebbero rafforzate, il personale dei comuni rafforzato. Ci aspettiamo passi avanti, non indietro. Servono albi con soggetti accreditati, che garantiscano la qualità. E parliamo di rendicontazione non monetaria ma sugli obiettivi raggiunti, quale grado di autonomia ho raggiunto, questo è importante.

EMENDAMENTI
Respinti gli emendamenti firmati dal consigliere Fora (Patto civico) e dai consiglieri del PD che chiedevano di “procedere alla realizzazione di percorsi formativi finalizzati al rafforzamento delle competenze degli assistenti familiari domiciliari o badanti, istituendo un elenco regionale accreditato, e di procedere all’avvio di un percorso per l’accreditamento dei servizi di assistenza domiciliare con un albo dei gestori accreditati”. Respinti gli emendamenti presentati dai consiglieri Thomas De Luca (M5s) e Vincenzo Bianconi sul “garantire l’opportunità di scegliere anche nell’ambito dell’assistenza indiretta caratteristiche umane e professionali dell’operatore nonché modalità di erogazione del servizio e che per facilitare la ricerca degli operatori prevedeva un elenco apposito” e sul “riconoscere e favorire la creazione di centri condominiali, co-housing e altre soluzioni autogestite per persone non autosufficienti e anziani over 65”.

ORDINI DEL GIORNO
Approvato un ordine del giorno presentato da Lega, FDI e FI e illustrato in Aula da Paola Fioroni che impegna la Giunta a “continuare un proficuo e collaborativo confronto con le associazioni rappresentative delle famiglie, con le parti sociali e tutti i portatori di interesse; dare seguito alla manifesta disponibilità della Giunta a reperire nuovi fondi per ampliare la platea degli assistiti senza svantaggiare gli attuali beneficiari; rispettare la previsione di un sistema integrato che garantisca la libera scelta, la domiciliarità e le forme di assistenza diretta e indiretta con rendicontazione trasparente”.
Respinto l’odg presentato dal consigliere Fora (Patto civico) e dai consiglieri del PD che voleva impegnare la Giunta a “prevedere risorse sufficienti a raggiungere quanto meno gli importi previsti dal protocollo di intesa siglato nel 2018 tra Regione, Anci e Pensionati, indirizzando le risorse aggiuntive in via principale al ripristino di quanto previsto sull’assistenza domiciliare; introdurre meccanismi di qualificazione, accreditamento delle prestazioni erogate ad anziani e disabili all’interno dell’assistenza indiretta; definire percorsi di partecipazione con le principali rappresentanze associative e sindacali della regione”.
Respinto l’odg presentato da Thomas De Luca (M5s) e Vincenzo Bianconi (gruppo misto) che voleva impegnare la Giunta a “definire percorsi di partecipazione con le rappresentative sindacali e associative e con i rappresentanti dei titolari dei diritti e dei portatori di interesse, tenendo ben presente la distinzione tra queste categorie; garantire a tutte le 12 zone sociali l’opportunità di disporre delle risorse di bandi ministeriali o altre”.


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