PartitoRifondaioneCOmunista(UNWEB) "La vertenza Treofan, dopo alterne vicende e coraggiose mobilitazioni da parte dei lavoratori, giunge al suo triste epilogo.

La volontà proprietaria è quella di chiudere lo stabilimento nonostante i diversi tavoli istituzionali in cui prima Jindal, poi il governo, avevano ribadito l'esistenza di accordi e piani industriali mai decifrati.

Si è infatti iniziato a trasferire le scorte di magazzino e disdire i contratti di fornitura, come hanno denunciato le Rsu, fatto che rappresenta la chiara ed ineludibile procedura di liquidazione del sito. Un ulteriore rapina inferta ad un tessuto già dissanguato,
che sta progressivamente azzerando le produzioni di eccellenza ad opera di soggetti economici multinazionali a cui negli anni è stato permesso di praticare acquisizione predatorie di produzioni, know How, risorse umane ed ambientali.

Ci uniamo alla denuncia di Rsu e lavoratori nel constatare la totale inconcludenza di ogni atto politico istituzionale sin qui prodotto. È evidente come i tavoli ministeriali risultino essere solo luoghi in cui certificare l'arroganza proprietaria.
È necessario l'impegno immediato per tutelare la continuità produttiva ma sopratutto ammortizzatori adeguati.

Quelle che abbiamo di fronte solo le ultime vicende di una realtà industriale complessa che ha conosciuto un periodo di fortissima espansione a partire dagli anni sessanta del secolo scorso per poi cedere via via brevetti, eccellenze e migliaia di posti di lavoro. La chiusura della Treofan, così come quella di Basell, di Neofill e di tante altre realtà produttive significa non solo nuova disoccupazione, ma la fine di una traduzione produttiva integrata e di livello quale era il Polo Chimico ternano, che ha espresso il premio nobile per la chimica Giulio Natta.

Nell'inconcludenza di classi politiche senza bussola e senza visione tanto a livello locale che nazionale si consuma indisturbata la desertificazione economica-produttiva dell'Umbria meridionale.

Rifondazione comunista da anni propone di ridare allo Stato la legittimità di intervento sul piano macroeconomico a difesa di occupazione e produzione.
Serve un Radicale cambio di paradigma per garantire la tutela dell'identità produttiva e del tessuto sociale.

Gli asset strategici del territorio ternano
continuano ad essere sotto l'attacco delle logiche speculative del libero mercato in cui gruppi multinazionali, che operano al di sopra delle norme nazionali e comunitarie, hanno progressivamente estratto e trasferito enorme valore.

Interrompere questa estrazione di valore è possibile solo attraverso un nuovo protagonismo dello stato, una volontà chiara di intervento basata sulla pianificazione ed integrazione del sistema industriale, una visione necessaria a restituire al pieno controllo democratico delle istituzioni sulla politica industriale, per un modello alternativo e competitivo alla logica proprietaria e speculativa privata."

Così, in una nota, Partito della Rifondazione Comunista Federazione di Terni


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