Bori(UNWEB) “Deve proseguire e aumentare l’impegno costante delle Istituzioni e nella società, per costruire una cultura diffusa che rigetti con forza e fermezza ogni tipo di violenza nei confronti delle donne. Perché il contrasto alla violenza è una responsabilità di tutti noi. E la giornata di oggi non può che essere un’occasione per fare il punto, e ringraziare i tanti operatori e la grande rete di associazioni attive sul territorio”. Così il capogruppo del Partito democratico, Tommaso Bori, in occasione della ‘Giornata internazionale contro la violenza sulle donne’.

“L’Umbria è da sempre una regione all’avanguardia su questo tema – spiega il capogruppo Bori – con una rete di Centri antiviolenza e di accoglienza aperti sul territorio dal 1989. Punti di riferimento per l’assistenza delle vittime e dei familiari delle vittime. Occorre però fare un passo in avanti, attraverso una stabilità e una progettualità con risorse certe, che consentano una programmazione adeguata”.

“Sul fronte culturale, invece, occorre lavorare su un cambio di paradigma e un rovesciamento di prospettiva – spiega Tommaso Bori – perché è insostenibile che una maestra d’asilo possa essere allontanata perché vittima di revenge porn. Così come è inaccettabile che chi è vittima di stupro, come nel caso che ha riguardato l’imprenditore Genovese, debba difendersi dalle pubbliche piazze. La bestialità delle violenze non è giustificabile, in nessun caso. E questo impegno è quello che dobbiamo prendere tutti, come Istituzioni e come uomini, perché l’eliminazione della violenza dipende da noi, da tutti noi. Proprio per questo – prosegue Bori – ho presentato una proposta di legge, che si affianchi a quella nazionale introdotta nel 2019, per prevedere azioni di prevenzione del fenomeno del revenge porn, anche in Umbria. E proprio per questo stigmatizzo fortemente la posizione di certa stampa nazionale sul tema, arrivata a definire la vittima dello stupro come ‘ingenua’. Anche la stampa – conclude - ha un ruolo fondamentale nel contrasto alla violenza ed è necessario fornire messaggi costruttivi, senza aizzare odio e fomentare violenza. Serve una reazione culturale allo scempio che ciclicamente emerge”