Paparelli Bori DeLuca(UNWEB) “La Giunta regionale attivi con tempestività ogni iniziativa utile per un confronto con il Governo, ai fini dell'aggiornamento dell'Accordo di programma relativo all'Area di crisi complessa in scadenza il 30 marzo 2021”. Lo chiedono, con una mozione rivolta all’Esecutivo di Palazzo Donini, i consiglieri regionali Fabio Paparelli e Tommaso Bori (PD) e Thomas De Luca (M5S).

“In particolare - spiegano i tre consiglieri – l'assoluta indifferenza dimostrata fin qui dal Governo regionale e dal Comune di Terni, rischia di vanificare lo sforzo compiuto in passato, con ingenti risorse, per un piano di riqualificazione e riconversione industriale di quell'area, ancora di là da venire, attraverso un'attività integrata e coordinata delle Amministrazioni centrali, della Regione, degli Enti locali e dei soggetti pubblici e privati, per rilanciare in particolar modo il settore manifatturiero nel campo della siderurgia e della chimica sostenibile, grazie a nuove pratiche ambientali compatibili, ad una spinta al settore della ricerca e dell’innovazione e a nuovi investimenti in opere strategiche”. 

"Oggi, forse più di ieri - sottolineano - è necessario tutelare le iniziative di investimento già in atto, specie in relazione alle scadenze e agli impegni che l'emergenza sanitaria ha reso non praticabili, e dare, in particolare, nuova linfa alla reindustrializzazione del comparto chimico, anche in virtù della complessa vicenda Treofan. L’accordo di programma – ricordano Paparelli, Bori e De Luca – oltre ad aver assicurato oltre 58 milioni di euro di finanziamenti, di cui 20 milioni di risorse nazionali a valere sulla legge 181/89 e 38,25 milioni di euro di risorse regionali, ha permesso l'attivazione di ulteriori investimenti legati agli accordi di sviluppo, ai contratti di sviluppo e agli accordi di innovazione. Grazie al percorso virtuoso innescato dal riconoscimento dell’Area di Crisi Complessa Terni-Narni, approvato dal Consiglio regionale nel 2014 e poi dal ministero dello Sviluppo Economico nel 2016, è stato possibile centrare altri risultati collaterali importanti, tra cui l’accordo di sviluppo Alcantara, che ha previsto un investimento di 150 milioni di euro con oltre 170 nuove occupati, cofinanziato dalla regione Umbria per 550mila euro; l'accordo di innovazione a valere sul fondo crescita sostenibile presentata da Acciai speciali Terni relativo ad un programma di ricerca per circa 13 milioni di euro (anche in questo caso con un cofinanziamento regionale per circa 383 mila euro e ad oggi inevaso); l'accordo di innovazione a valere sul fondo crescita sostenibile con una rete di imprese locali capofila da SMRE srl per un grande progetto di sviluppo del valore di oltre 6 milioni di euro agevolabili sui temi dell’energia per la mobilità sostenibile cofinanziato dalla regione per circa 340mila euro; l'accordo di programma relativo al contratto di sviluppo sottoscritto per sostenere il progetto LeoLandia Umbria Srl che prevede la realizzazione di un parco turistico a tema con investimenti complessivi pari a 36,3 milioni di euro e un impatto occupazionale stimato di circa 250 addetti, sostenuto dalla Regione per un importo di 343mila euro e, infine, la reindustrializzazione dello storico sito narnese della SGL Carbon, che ha consentito il riassorbimento delle maestranze in precedenza occupate”.

"Tenuto conto della crisi che sta attraversando il comparto siderurgico e delle implicazioni derivanti dell’annunciata vendita di AST - aggiungono - unitamente alle criticità emerse nell’ambito della vertenza Treofan, occorre che la Regione si impegni da subito a recuperare credibilità sui tavoli nazionali e a riannodare i fili di un piano di rilancio e di riconversione industriale che è ancor più indispensabile per riqualificare i due comparti in un'ottica di innovazione e sostenibilità. A noi risulta - concludono - che dopo la convocazione dei tre tavoli nazionali insediati tra marzo e maggio 2018, né la nuova Giunta regionale, né il Comune di Terni abbiano mai chiesto al Governo nuovi incontri, segno di una totale indifferenza rispetto alle opportunità che si sarebbero potute cogliere nel territorio e che rischiano definitivamente di tramontare qualora non venga decisa una secca inversione di marcia”.