murro3(UNWEB) L'ex referente per le vertenze aziendali del sindaco de Agustinis lancia l'allarme: 'Parliamo di fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane', pneumatici fuori uso (PFU), residui di materie plastiche non clorurate'.

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Rosario Murro:

"Alla fine dei conti, come dicevano i Faraoni dell’antico Egitto: “Così sia scritto, così sia fatto”. A meno di due anni dai primi allarmi, ecco riemergere con prepotenza voci che si allargano a macchia d’olio su tutta la città, riguardo la destinazione d’uso dell'ex Cementir, storico stabilimento di Spoleto sito a Sant’Angelo in Mercole, acquistato dal Gruppo Italcementi - Colacem di Gubbio, destinato a rimettere in funzione le ciminiere bruciando CSS.

Ma cosa sono i CSS? Si tratta della nuova frontiera del business dei rifiuti, dai quali i cementifici possono trarre esclusivo beneficio economico: minor utilizzo del tradizionale e costoso petcoke. La complessa trafila autorizzativa sembrerebbe al vaglio e già sui tavoli della Regione Umbria. Si attendono decisioni su questo progetto lucroso quanto pericoloso: bruciare “fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane”, pneumatici fuori uso (PFU), residui di materie plastiche non clorurate. Di fronte a questo ennesimo, scriteriato metodo di risoluzione dei problemi, che valorizza unicamente l’aspetto economico dei cementifici anziché adottare soluzioni più rispettose dell’ambiente e della salute delle persone, non si può restare inermi.

Ricordo che la nuova proprietà, negli ambiti dei tavoli istituzionali (Comune di Spoleto e Regione Umbria),  aveva sempre negato la possibilità di tale conversione. Non solo: proprio per scongiurare una simile eventualità, fu sollecitata a presentare un piano industriale sul futuro del sito e, soprattutto, a tutela dei posti lavoro, argomenti sempre disattesi.

L'impressione è che oggi, nella ospitale Spoleto, ormai sia tutto permesso: dalla trasformazione di siti industriali che hanno raccontato la storia della città, alle aziende fallite, alle condizioni di indigenza cronica per centinaia di famiglie sostenute da una cassa integrazione straordinaria, alle aziende regalate a soggetti poco affidabili, fino ad arrivare alle realtà ancora oggi alla ricerca di nuovi imprenditori che possano garantire la ripresa del lavoro.

Si auspica un impegno collettivo, con la collaborazione delle autorità locali, per tutelare l'ambiente e la salute pubblica e, soprattutto, la dignità  di un’intera Città, beni primari e diritto di tutta la comunità.


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