151090284 2933841006852918 8423467060994933184 nSeconda audizione della Terza commissione sulla modifica al Regolamento per la caccia di selezione: ascoltati i presidenti degli Atc (Ambiti territoriali di caccia), i rappresentanti delle associazioni venatorie e degli agricoltori. Il nuovo Regolamento sulla caccia di selezione includerà la specie cinghiale oltre a cervidi e bovidi.

 

(UNWEB) Perugia,  – La Terza commissione consiliare, presieduta da Eleonora Pace, ha svolto un’ulteriore audizione sul nuovo Regolamento per la caccia di selezione, che include la specie cinghiale e sostituisce il precedente del 1999, che riguardava solo cervidi e bovidi. Alle associazioni venatorie e a quelle degli agricoltori, già ascoltate la scorsa settimana, si sono aggiunti i presidenti dei tre Atc umbri, gli Ambiti territoriali di caccia. Molte le osservazioni raccolte dalla Commissione che, al termine dell’audizione, ha deciso di riaggiornarsi alla settimana prossima per poter recepire quanto più possibile fra le richieste pervenute.

Gli agricoltori chiedono interventi immediati essendo la situazione danni già gravissima. Ai cacciatori, che condividono la necessità di intervenire, alcuni aspetti del nuovo Regolamento non piacciono. Gli Atc ritengono giusto uniformare i disciplinari su tutto il territorio regionale, ma sottolineano le difficoltà riguardanti il progetto filiera delle carni, molto oneroso sia in termini di strumenti, a cominciare dalle celle frigorifere, che di di personale addetto.

Umberto Sergiacomi, responsabile della Regione per le attività venatorie, ha ricordato per sommi capi le novità che vengono introdotte con il nuovo Regolamento, che sostituisce il vecchio introducendo la specie cinghiale nella caccia di selezione degli ungulati, ove finora si intendevano solo cervidi e bovidi. Un adeguamento a normative europee già adottato dalle regioni limitrofe all’Umbria alle prese con il problema cinghiali. Vi sono quindi modifiche tecniche, relative alle specifiche per tipo di caccia, modificazioni che riguardano i compiti degli Atc, come l’uniformità su tutto il territorio regionale dei disciplinari interni, e vengono introdotte, accanto a quella del cacciatore, le figure del censitore, del recuperatore dei capi feriti e dei tecnici specializzati di cui gli stessi Atc possono dotarsi. Si conta di approvare il regolamento entro la fine del mese.

Per gli agricoltori, rappresentati da Cia, Coldiretti e Confagricoltura, il problema della proliferazione dei cinghiali e dei danni subiti ha assunto caratteristiche emergenziali: “Non c’è molto tempo per agire sui contenimenti – hanno detto – viste le tante giornate di caccia non effettuate e non solamente a causa del covid. Dove non si è intervenuti c’è una proliferazione abnorme dei cinghiali e si tratta proprio delle aree agricole. Ben venga il nuovo regolamento per la caccia di selezione che nelle regioni limitrofe è già stato adottato e in Emilia Romagna ha portato a un miglioramento della situazione, con una riduzione della popolazione di questi animali del 30 per cento”.

Per i cacciatori il nuovo regolamento rischia di mettere in contrapposizione i vari tipi di caccia, di selezione o in braccata o ancora individuale, mentre servirebbe un Piano di gestione della specie cinghiale dentro cui calare tutte le forme di caccia necessarie e le misure di contenimento (in proposito l’assessore Morroni aveva detto che dopo l’approvazione del regolamento si sarebbe messo mano anche al resto, ndr). Per le associazioni venatorie andrebbero anche ridisegnate le zone di territorio vocato e quello non vocato, perché i cinghiali si rifugiano in zone protette che spesso combaciano con insediamenti agricoli o di prossimità a centri abitati. Bisognerebbe individuare “punti spari” in prossimità delle aree maggiormente sensibili, dove ci sono colture intensive.

Gli Atc sono pronti ad adeguarsi al nuovo regolamento e intendono recepire l’introduzione di norme comuni su tutto il territorio regionale, ma evidenziano anche la necessità di risorse per adeguarsi alle direttive comunitarie su cui è basato il regolamento regionale, anche perché già si trovano in difficoltà per il pagamento dei danni già causati. Ancora più complesso il discorso sulla commercializzazione delle carni, che richiederebbe mezzi e personale di cui, hanno sottolineato, deve farsi carico qualcun altro.