20151116 120413(ASI) Perugia. “La Perugina siamo noi: salviamo il Bacio”. E’ con questo slogan che il M5S ha presentato stamattina l’incontro-dibattito sul futuro dello stabilimento, in programma sabato 21 novembre alle ore 16 presso la sala S. Anna.

Il consigliere comunale Cristina Rosetti, ha illustrato quale sarà il tema del meeting: “L’evento è stato pensato per risvegliare nei cittadini il sentimento di appartenenza allo stabilimento Perugina e sensibilizzare la collettività a comprendere l’importanza della storia di un’azienda che è radicata nel nostro DNA e per questo vogliamo che il marchio rimanga legato al territorio. Il M5S ha già coinvolto il Consiglio Comunale e tutte le istituzioni interessate per spingere la Nestlè ad un piano industriale di rilancio”. La portavoce umbra in Commissione Lavoro, Tiziana Ciprini, ha aggiunto che “il M5S si sta occupando da tempo della questione Perugina e, grazie ad una nostra interpellanza di febbraio 2015, il Governo si è impegnato ad aprire un tavolo di concertazione presso il Ministero dello Sviluppo Economico. In questi mesi di attesa, abbiamo incontrato tutti gli attori coinvolti: dai dipendenti, alle rappresentanze sindacali, passando per il management della Nestlè Italia. Siamo convinti che preservare la specificità di una fabbrica dolciaria come la Perugina sia un valore aggiunto, in virtù del fatto che si tratta di un’azienda con quasi 108 anni di storia. Chiediamo, quindi, al Governo e alla multinazionale un piano industriale espansivo con una realtà produttiva che rimanga a Perugia e l’intervento deciso di Renzi, così come ha fatto la Merkel con lo stabilimento Nescafè in Germania, che ha comportato un maxi investimento da parte di Nestlè di 220 milioni di euro”. “Il simbolo di Perugia è la Perugina e il Bacio è il simbolo della Perugina, ma da parte dei cittadini si è verificato uno scollamento dalla questione, perché è come se le sorti future dell’azienda riguardassero tutti tranne loro – ha affermato il consigliere Stefano Giaffreda –. L’esempio dei concittadini al fianco dei lavoratori delle acciaierie di Terni è stato significativo e noi dobbiamo essere capaci di fare la stessa cosa”. A portare la propria testimonianza, anche un ex dipendente Perugina: “Sono uno dei primi cinque licenziati, e ciò è avvenuto il 13 agosto 2015 nel completo silenzio delle istituzioni. Lavoravo come capo cantiere per una cooperativa appaltatrice e da poco ho scoperto che non mi è stata riconosciuta la piena mobilità, quindi percepisco solo 336 euro mensili. In queste condizioni è impossibile mantenere una famiglia”. “Se la Perugina venisse smantellata – ha concluso il consigliere Michele Pietrelli ¬– ciò significherebbe la morte della città. Si tratta di un settore produttivo molto importante ed è giusto riportarlo in auge come, ad esempio, il cachemire umbro. Ci auguriamo che la multinazionale non sia indifferente a tutto ciò perché un’immagine negativa sarebbe controproducente anche per la pubblicità dell’azienda stessa”.

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