Bagni001Intervista esclusiva di Salvatore Bagni a Agenzia Stampa Italia e Tifogrifo.

 

 

 

 

Il calcio va vissuto come una passione
Salvatore Bagni, un protagonista del grande calcio italiano e internazionale di qualche tempo fa, ora responsabile del settore giovanile del Tavernelle calcio, società di una cittadina alle porte di Perugia dove le cose si fanno per bene, ma senza i riflettori della ribalta. La contraddizione per lui è solo apparente, perché dopo aver appeso le scarpe da calciatore, ha continuato ad occuparsi di calcio seguendo vari settori giovanili, e scoprendo talenti in tutto il mondo. Dovunque c'è passione per il calcio Bagni c'è, senza se e senza ma. Bagni ama il calcio anche nella situazione attuale dove fra tv, procuratori e presidenti sembra esserci poco spazio per i sentimenti. "Per fortuna le tv, che finanziano il calcio", dice, e "se ti piace veder rotolare una palla, e hai la possibilità e la fortuna, come me, di farne la tua vita, riesci sempre a viver il calcio come una passione e un gioco, senza stress".

Il calcio di ieri e quello di oggi. Ripartire dai giovani e dalla qualità.
Il calcio di ieri e quello di oggi son diversi non solo per il contesto, ma anche per livello tecnico. Il problema è che un tempo c'erano meno campionati e maggior qualità. E, poi, un tempo si cresceva giocando in piazzetta e all'oratorio, il gioco ea un passatempo, e non c'erano tatticismi, ma solo sana passione, e si imparava di più a calciare e trattare il pallone. Il calcio italiano è adesso in un momento di crisi e, se il modello giusto da seguire è quello tedesco, occorre tempo e pazienza. I tedeschi han costruito settori giovanili fantastici perché hanno fatto i fatti e han capito che i giovani vanno fatti crescere senza stress. Si può ripartire solo dai giovani, e bisogna vedere la qualità. Una volta non c'era bisogno di regole, obblighi di età massima, etc. : la regola era semplice, giocava chi aveva qualità e chi era pronto. Non a caso, della mia generazione (Di Bartolomei, Collovati, Giordano, Galli, Cabrini. Agostinelli, canuti, patrizio sala) non si è perso nessuno nel passaggio dalle giovanili alle prime squadre. Si lavorava molto sulla tecnica con la pazienza dei vecchi istruttori.


La serie B e il Perugia: ai play off il Grifo può giocarsi la promozione.
La serie B non la conosco molto, ma lavoro con 3-4 squadre della cadetteria, tra cui il Perugia di Roberto Goretti, che ho avuto al Napoli quando ero direttore sportivo. Il Carpi dimostra di avere dirigenti capaci, a partire dal direttore sportivo Giuntoli , che da direttore sportivo ha condotto la squadra emiliana in cinque anni dalla D alla B e ore alla A! Il Perugia ha una società snella, dove ognuno ha il suo ruolo. Come il Carpi, anche il Perugia punta a scelte azzeccate e si sta attenti a non fare il passo più lungo della gamba. Secondo me i primi due posti sono già aggiudicati a Carpi e Bologna, poi i play off saranno una lotteria, perché non c'è una squadra leader, e anche il Perugia può lottare per il terzo posto. Ciò, anche se se non va dimenticato che si tratta pur sempre di una matricola in un campionato difficile. Bagni attualmente fa il talent scout e l'intermediario specializzato in giocatori stranieri, ma nei recenti contatti con Goretti e Santopadre, dice di non aver parlato di possibili acquisti di suoi assistiti, ma solo di due ragazzi passati dal Tavernelle al Perugia negli ultimi anni. Un rapporto con le società dilettantistiche del territorio che secondo Bagni il Perugia vuole sviluppare.


Bagni a Perugia. Anni fantastici, era come stare in famiglia, c'erano contatti umani.
Bagni è stato amato e viene ricordato dai perugini come uno dei protagonisti del Perugia dei miracoli. Come in tutti i rapporti d'amore, ci son stati anche momenti di vivaci scambi di opinione. Bagni ammette di essere stato un ribelle, uno caratterialmente vivace e difficilmente gestibile, un istintivo comunque leale e sincero, e questo i perugini lo hanno capito. Però ricorda quel periodo come un sogno, "ero un ragazzo mai uscito di casa, e per paura di arrivare in ritardo al mio primo ritiro mi presentai con quattro ore di anticipo, nascondendomi in un angolo perché non conoscevo nessuno. I veterani (Ceccarini, Vannini, Curi) mi aiutarono a crescere. Ho un ricordo meraviglioso di quegli anni perché a Perugia si stava come in famiglia: io camminavo a piedi per le vie della città, noi giocatori frequentavamo la gente, i bar; c'era un contatto vero con e tra le persone. Oggi questo non c'è più, i tempi sono cambiati, ma non dico che sia meglio o peggio, sono solo cambiati i tempi. E poi i tifosi venivano coinvolti, la squadra ogni giovedì andava in provincia a fare amichevoli e lì si sentiva tutto il calore della gente, mentre oggi molti allenamenti si fanno a porte chiuse.

I grandi del Perugia dei miracoli: D'Attoma, Ramaccioni, Castagner
C'era, soprattutto, una dirigenza fatta di persone per bene: D'Attoma, Ramaccioni, Castagner, persone vere e per bene: persone che, se ti stringevano la mano, non c'era bisogno di altro e potevi fidarti. D'Attoma era abilissimo a farci fare quello che voleva lui, ma sempre con signorilità. Erano dirigenti, oltre che leali, anche capaci e lungimiranti. Basti pensare allo stadio Curi, il primo vero stadio all'inglese, concepito e pensato con decenni di anticipo su tutti gli altri. O ricordare la prima sponsorizzazione del calcio italiano, con la famosa "Pasta Ponte" sulle maglie. Parliamo di quaranta anni fa e quei dirigenti seppero costruire un gioiello che faceva vivere in sintonia tra la città e la squadra.

...e oggi Santopadre. Il Perugia può tornare in serie A.
Oggi Perugia ha ritrovato la sua tranquillità e credo che Santopadre possa riaprire un ciclo virtuoso. Penso che il suo modo di porsi schietto, senza creare illusioni, ma dicendo le cose come stanno, scegliendo la politica dei piccoli passi e dichiarando le proprie possibilità, sia quello giusto per una società che non ha possibilità economiche illimitate. Credo che il Perugia possa tornare in serie A e starci stabilmente, glielo auguro di cuore, la piazza lo merita.

 

Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia