83194497 3648100928563756 2418159401891266560 n(UNWEB) Perugia. Un po’ sofferta, ma vittoria. Non esaltante, ma assai importante.  Il Perugia non mette in campo  un gioco da fuochi artificiali, ma si assesta sulla sicura concretezza. Tre punti dovevano essere, e sono stati. Nel primo tempo si sono viste le cose migliori: solidità difensiva, spunti sulla destra col tandem Mazzocchi Falzerano che conferma le cose buone di Verona; verticalizzazioni insistite a cercare le punte: su una di queste, lo schema preparato in settimana è andato a segno sull’asse Nicolussi-Melchiorri.

La ripresa è stata un’altra cosa. Un po’ come con il Chievo, la squadra ha perso le distanze e non è riuscita a ripartire sugli spazi che li Livorno lasciava nel tentativo di guadagnare metri. Un calo fisico, forse la paura di non vincere dopo vari appuntamenti mancati al Curi, l’inesperienza dei giovani che non riescono sempre a capire quale sia la cosa migliore da fare nelle diverse fasi di gioco, se non guidati da chi ha più mestiere. Konate, che nel primo tempo aveva giocato tanti palloni, si è progressivamente smarrito e ha sofferto la marcatura a uomo di Rocca, predisposta da Tramezzani, che a inizio ripresa ha cambiato la disposizione tattica dei suoi mettendoli a rombo a centrocampo. Anche  Nzita si é via via  perso sulla corsia di sinistra. Ma il Perugia non ha rischiato praticamente nulla, anche se il vantaggio minimo non poteva lasciare tranquilli. Il cantiere era e resta aperto, ma già si riconoscono  alcune cifre distintive del modo di vedere il calcio di Cosmi, a partire dall’intensità, dalla maggior ricerca delle fasce e dalle verticalizzazioni più frequenti. Il resto lo farà il lavoro tattico e fisico. E il mercato. Rajkovic in difesa è in assoluto un super  puntello. Si attende ora un centrocampista quadrato e tosto. Il Perugia può guardare avanti con ottimismo.

Daniele Orlandi-Agenzia Stampa Italia