Cdispiace(UNWEB) Perugia. La retrocessione del Perugia. C dispiace per..

…Il presidente Santopadre

C dispiace per il presidente Santopadre che ha fatto tanti errori, uno dietro l’altro  ma, come spesso gli accade, non ama sentirselo ricordare, non vuole parlarne in dettaglio e preferisce liquidarli con generiche assunzioni di responsabilità. E perciò continua a sbagliare, essenzialmente per autoreferenziale convinzione che conti, alla fine, solo la sua verità, anche se non sempre  è la Verità. Sbaglia, noi crediamo, nel rapporto con tecnici e giocatori, inteso in maniera “padronale”, a partire dalle scelte degli stessi, in genere giovani che dovevano ancor dimostrare tutto o giocatori reduci da infortuni lunghi o in cerca di riscatto: tutti, quindi, con basso potere contrattuale sull’ingaggio. Sbaglia, anche, nel suo rapporto con la stampa, asfittico e non sinceramente votato al confronto critico. C’è poi la gestione della società, da sempre condotta senza criteri di programmazione  di medio-lungo periodo, senza distinguere tra una spesa ed un investimento in proiezione futura. E’ lo stesso Santopadre, va riconosciuto, cui per sei anni sono quasi riuscite se non le nozze, almeno le feste con i fichi. Ma piazzamenti tra il quarto e il decimo posto non possono essere valutati come risultati esaltanti. Sono stati risultati buoni, a volte più che buoni, specie se rapportati alle spese di allestimento e di ingaggi, per il Perugia sempre più bassi di quelli di diverse squadre lasciate dietro in classifica. Ma nulla più. I famosi “conti a posto” sono certo un aspetto rilevante a suo merito. Ma un imprenditore quale lui è, sa che in certi momenti deve rischiare qualche esborso che potrebbe portare a risultati maggiori. Invece, lui ha sempre scelto la strada della prudenza sul lato uscite. Fino, però,  a trovarsi in una sola  sera, con le mani vuote (leggasi, perdita secca, stimata in parecchi milioni, per la retrocessione in C). Ha detto che resterà a Perugia e allora ci permeiamo un consiglio: ascolti anche il parere altrui, anche quello di chi lo critica non per puro spirito polemico.

…Oddo e Cosmi

C dispiace per i mister Oddo e Cosmi, non messi in condizione per tutta la stagione di guidare la squadra secondo i loro dettami tecnico tattici. Oddo ha dovuto subire un esonero quando, è vero, il Perugia attraversava un momento di calo, ma era pur sempre nelle parti alte della classifica. Poi, una volta richiamato, ha dovuto subire l’onta, prima dei play out, di vedere la dirigenza contattare altri mister, lasciandolo infine al suo posto solo perché quelli avevano rifiutato la patata bollente. Le due partite col Pescara hanno dimostrato comunque che il tecnico ha saputo tirar fuori il massimo dal materiale che aveva (nel quale non si possono includere alcuni giocatori che avrebbero potuto e dovuto essere decisivi, ma il cui contributo è stato addirittura negativo). Quanto a Serse, dopo Frosinone e la sua sfuriata (rivelatasi poi profetica e non fuori calibro,  alla luce dell’allucinante  finale di stagione) è stato praticamente delegittimato dalla società con il mercato di gennaio, dove nessuno dei “disturbatori” da lui indicati è stato allontanato, e nessuno dei pochi giocatori che aveva chiesto per rimodellare la squadra a sua immagine è stato preso. Se si aggiunge che, per rafforzarlo e costringere i riottosi ad allinearsi, si sarebbe potuto allungargli il contratto, in  scadenza al 30 giugno, e non si è fatto neppure questo, si capisce che nessun supporto gli è stato dato per rivoltare la squadra, soprattutto dal punto di vista della creazione del gruppo-squadra, che era l’obiettivo principale per cui era stato chiamato.

…Iemmello

C dispiace per Pietro Iemmello, le cui indubbie doti balistiche hanno finito per essere praticamente azzerate dal suo atteggiamento in campo e nello spogliatoio. Il rigore appoggiato a Fiorillo, il gol sbagliato a Venezia ad un metro dalla porta, sono solo episodi che attestano il suo essere da tempo con la testa fuori dal contesto. Episodi che, uniti alle dichiarazioni spiritose in diretta tv a Chiavari e al suo atteggiamento sostanzialmente non collaborazionista durante la gestione Cosmi, lo hanno messo nel mirino dei tifosi come bersaglio preferiti, insieme a Santopadre. Per il secondo anno consecutivo il bomber milita in una squadra che retrocede. Quanto basta per rischiare la fama da menagramo. E per il secondo anno consecutivo, la tifoseria lo saluta a suon di insulti: ad occhio e croce, qualche responsabilità ce la dovrebbe avere.

…Roberto Goretti

C dispiace per il dt Roberto Goretti. Una retrocessione chiama sempre in causa chi fa le squadre ma per lui c’è l’aggravante che in corso d’opera ha dichiarato che, se questa squadra non fosse andata in serie A, sarebbe stato un fallimento. Ora che si è materializzata la serie C, Roberto sale di diritto sul banco degli imputati a fianco del presidente. E, pur riconoscendogli di avere sempre dovuto operare senza poter contare su eccessive risorse (e di aver fatto bene) c’è comunque un difetto che negli anni si è sempre ripetuto. Spesso si sono scelti giocatori bravi tecnicamente, ma con scarsa personalità e poco votati allo spirito di battaglia, che in serie cadetta è essenziale. E, nel reparto cruciale, il centrocampo, spesso sono mancati giocatori con caratteristiche di prestanza fisica (i famosi chili e centimetri). Il Perugia per queste carenze ha sempre pagato dazio, risultando   sempre un’incompiuta.

..la stampa

C dispiace per la stampa. Tutta la stampa, dalla carta stampata, alle radio e tv, al web: noi non facciamo discriminazioni tra giornalisti. Perché la stampa non è stata nel complesso ben trattata dalla società, che ha vietato a giocatori e tecnici un rapporto aperto con i giornalisti, nell’interesse non solo di questi, ma anche della carriera dei calciatori e della creazione di un rapporto maggiormente empatico tra squadra e ambiente. Il Perugia dei miracoli, ma anche quello della serie A di Gaucci, non aveva messo filtri e muri invalicabili tra giocatori e tifosi, tra squadra e città: anche per questo quelle esperienze sono state e rimangono fantastiche nell’immaginario collettivo. Si spera che la stampa perugina nel complesso sappia essere più compatta nel rivendicare il proprio ruolo di informare, senza divisioni e gelosie settoriali che, a ben vedere,  hanno in palio solo le briciole fatte cadere ad arte dalla tavola.

..I tifosi

C dispiace, più di ogni altra cosa, per i tifosi. Che hanno dimostrato, in più modi e occasioni, di essere degni della massima categoria. Sempre presenti in trasferta fino al covid, sempre pronti a supportare la squadra al Curi. Il punto che è mancato al Perugia alla fine per la salvezza, lo possiamo imputare certamente agli stadi vuoti: con i propri tifosi sugli spalti, il Grifo, anche quello sconcertante degli ultimi mesi, avrebbe raggiunto la salvezza con largo anticipo e senza problemi. Nel silenzio della società delle ultime settimane, i tifosi la loro parte l’hanno sempre fatta: con comunicati e incontri con la squadra, anche duri, ma sempre ispirati dalla passione per il Grifo. E’ soprattutto grazie a loro che il Perugia, anche mentre scrive una pagina tra le più brutte della sua storia sportiva, può sperare con ragionevole certezza di tornare, magari anche presto, nel calcio che conta.  A differenza di altre piazze che questa prospettiva non possono nutrirla, Perugia è un posto dove fare il calcio significa farlo sempre con l’ambizione di puntare alla serie A. Questo, grazie ad una tifoseria che ha conosciuto il grande calcio e ha nel suo patrimonio culturale la capacità di  vivere e gestire gli annessi e connessi dello stesso.

Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia