Schermata 2020 11 21 alle 17.48.28(UNWEB) Perugia. Uno stop in una delle partite più brutte viste al Curi quest’anno. Uno stop da analizzare bene e da non archiviare solo con l’etichetta “giornata storta”.   Il Perugia resta impigliato nella rete fitta del Gubbio e non solo si arresta, per oggi,  il processo di crescita della squadra, ma si impongono domande di fondo e di prospettiva. Perché la squadra di Caserta conferma la sua solidità difensiva, ma anche le difficoltà, oggettive, a segnare.

Tanto più quando, come oggi, è chiamata ad attaccare contro squadre che si difendono in dieci dietro la linea della palla. Finché si tratta di difendere e ripartire negli spazi, la squadra dà garanzie, a parte la attestata, scarsa  propensione a tradurre in gol le molte occasioni che crea. Ma se l’avversario si chiude, il Grifo stenta non solo a realizzarle, ma anche a crearle le occasioni. È quanto accaduto oggi al Curi, dove i biancorossi non hanno saputo leggere la partita e cambiare spartito di fronte al catenaccio ordinato e umile (ma non modesto) del Gubbio.  E dato che di partite così, di squadre avversarie che verranno a Perugia per chiudere ogni varco, ce ne saranno parecchie, il problema va risolto, pena il perdere per strada troppi punti nella lotta per il primato. Oggi il Perugia non ha saputo giocare con intelligenza. Sono mancati i cambi di fronte rapidi per scardinare la difesa avversaria. Ma anche il movimento senza palla e il gioco tra le linee. Così, il Gubbio ha potuto aspettare senza ansie il dipanarsi lento e prevedibile della manovra perugina.  Agevole e mai in affanno il compito dei difensori ospiti, sempre piazzati e mai presi in velocità o messi in  inferiorità. Tutti i grifoni su cui più si contava  sono mancati all’appello. Tanto per fare qualche nome,  Burrai non  è stato mai incisivo. Melchiorri ha toccato molte palle, ma non ha mai completato l’opera. Minesso, oggi titolare,  ha fatto intravvedete buone cose, ma negli ultimi quindici metri si è evaporato, come tutti i compagni.  Anche i cambi non hanno sortito effetti, pur se Bianchimano ha dato l’impressione, con la sua fisicità, di essere una possibile  soluzione alla sterilità a tratti irritante della squadra di Caserta. Sterilità che ha riproposto la cronica domanda sulla mancanza di un attaccante capace di segnare anche in partite così chiuse. Elia non ha mai innescato il turbo e da  Kouan, al rientro dopo l’infortunio, ma ancora non al meglio, non ci si poteva aspettare di più. La squadra nel suo complesso non ha saputo occupare bene la metà campo avversaria, lasciando spesso troppa distanza tra la linea mediana e quella avanzata. Merito del Gubbio si dirà. Ma, soprattutto, mancanza di soluzioni alternative del Perugia, che negli ultimi metri si è ostinato a giocare sempre e solo palla a terra, ma senza illuminazioni e senza precisione, cioè senza prevedibilità. Il pareggio è un risultato che frena le prospettive in classifica del Perugia, almeno per l’immediato. Urge un’analisi approfondita da parte dello staff tecnico e della società perché il Perugia non può limitarsi a giocare solo con un solo modulo (peraltro scelto come ripiego) e con gli interpreti,  limitati per numero e per caratteristiche,  che ha in attacco.

Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia