LUTTO(UNWE) Perugia. Una domenica anonima, pigra, nella sua incertezza tra il sole e le nuvole che, improvvisamente, si rabbuia e si tinge di nero, diventa una giornata triste, vedendo, per puro caso, passando per strada, l’annuncio che era morto Giuseppe Occhioni. Peppe, come si faceva chiamare da tutti gli amici.

E allora si affollano, mischiati e confusi, i ricordi di una vita professionale passata insieme. Ci siamo conosciuti negli anni Settanta, nella redazione de Il Tempo, in Corso Vannucci, dove siamo stati insieme, accomunati dalla straordinaria passione per il giornalismo, pur facendo, entrambi, un altro lavoro. Gomito a gomito, quindici anni, con Giancarlo Scoccia, il “boss”, come lo chiamavamo affettuosamente, ed i fratelli Medici, Urbano e Leonetto, i fotografi. Non sembrava un luogo di lavoro, perché tra noi non ci sono mai state invidie, discussioni, polemiche. Tutto, incredibilmente, si svolgeva nel rispetto reciproco e all’insegna dell’allegria. Adesso, pure impegnandomi, non riesco a trovare un fatto, un episodio, un momento di contrasto e di litigio. Perché Peppe era, oltre che un caro amico e un bravo giornalista, una persona educata, gentile, garbata che sapeva sempre come comportarsi, un galantuomo d’altri tempi. Mai fuori dalle righe, sempre con le buone maniere, nemmeno allo stadio, dove per cinquant’anni siamo andati assieme per seguire le vicende del Perugia, ha mai perso il suo invidiabile aplomb. Era la sua filosofia di vita, ma è stata anche una lezione per noi. A Caterina, Francesca, Federica e Francesco, e a tutti i parenti, un abbraccio affettuoso.


Fortunato Vinci

 

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