xxgiugno1Romizi: "recuperare i valori del 1859 e del 1944 per superare la crisi e perseguire una nuova centralità della persona"

(UNWEB) Perugia. La città di Perugia, secondo tradizione consolidata, ha celebrato una delle sue date identitarie, il 20 giugno, con le celebrazioni che hanno preso il via dal borgo Bello.

Le cerimonie si sono aperte dalle ore 10 con la deposizione delle corone di alloro al monumento ai caduti del XX giugno 1859, alla lapide che ricorda l’ingresso delle truppe alleate a Perugia nel 1944 presso la fondazione agraria ed alla lapide che ricorda i patrioti fucilati dai nazi-fascisti presso il poligono di tiro.

Presenti le massime autorità civile e militari della città e della regione, tra cui il sindaco Andrea Romizi, gli assessori comunali Gabriele Giottoli, Luca Merli e Leonardo Varasano, il prefetto Armando Gradone, la comandante della polizia locale Nicoletta Caponi, il presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria Marco Squarta, Erika Borghesi in rappresentanza della provincia di Perugia, il presidente del Consiglio comunale Nilo Arcudi, i consiglieri comunali Maria Cristina Morbello, Francesca Renda, Paolo Befani, Nicola Paciotti, Francesco Zuccherini, Fabrizio Croce, Lucia Maddoli, Sarah Bistocchi, il consigliere regionale Tommaso Bori.

“Oggi – ha sottolineato il sindaco Romizi nel suo discorso di saluto – con un desiderio e una volontà di memoria che si rinnova da un anno all’altro, rievochiamo e riviviamo il momento più significativo dell’anno civile della nostra città. Ricordando il XX Giugno 1859, riportiamo alla memoria una delle pietre miliari nel cammino per la libertà di Perugia e dell’Italia. Onoriamo la memoria dei perugini caduti nel tentativo di affrancare la città dal giogo che la opprimeva”. Tra le tante vittime il sindaco ha ricordato, in particolare, Giuseppe Porta, segretario comunale, barbaramente ucciso.

Agli insorti che sacrificarono la loro vita offrendo il loro sangue sull’altare della Patria, nel 1909, nel 50esimo delle stragi, fu dedicato il monumento situato di fronte ai giardini del Frontone, ove veniva posto (citando Guardabassi) “il grifo che l’etrusca Perugia trasse dall’asiatico mito, qual simbolo dell’alata forza dell’animo immortale, a vegliar, solenne e terribile, sulle sue tombe”.

Quel Grifo – ha tenuto a precisare il sindaco – che ha spezzato “le ritorte” e che allora come oggi, è «la vittoriosa coscienza di Perugia», è «la sintesi della sua storia», è la «intuizione del suo destino”.

Romizi ha spiegato come, al cospetto del Grifo, si fa annualmente memoria della rivoluzione del 1859, ma anche del 20 giugno 1944, data che ci riconsegnò la libertà dopo la dittatura e la guerra. Si continua dunque a ricordare e ad approfondire tanto le vicende del 1859 quanto quelle del 1944 perché, all’ombra di questo grifo, la fiaccola della memoria non si spenga mai.

Il sindaco, non a caso, ha tenuto a ricordare le numerose manifestazioni collaterali legate alle celebrazioni della giornata odierna; tra le tante: il convegno pomeridiano sull’arco di Duccio, l’inaugurazione nel pomeriggio del restauro dell’epigrafe di Guardabassi, ulteriore tassello dell’attività di recupero e valorizzazione delle opere dal marcato carattere identitario, simbolo della lotta per la libertà e celebrative del tributo pagato dalla nostra Città alla causa nazionale. Un percorso che proseguirà ancora.

Il sindaco ha poi inteso ringraziare le associazioni componenti del comitato promotore della Festa grande del XX giugno per le tante e mirabili iniziative proposte.

Nel ricordare la passata edizione del 20 giugno, contraddistinta dal sentimento della speranza, il sindaco ha rimarcato che in questo 20 giugno sono gli scenari internazionali, preoccupanti, a prendere il sopravvento, con un susseguirsi di crisi, sanitaria, climatica e ambientale, militare.

Come vivere, allora, questa ricorrenza, con quali sentimenti?

Romizi nel rispondere ha citato una frase del presidente Mattarella che rivolgendosi ad uno studente ebbe a dire che “le crisi pongono interrogativi, chiamano a decisioni, e nelle crisi si ha la responsabilità di abbandonare le posizioni di inerzia, di pigrizia e spingono ad assumere decisioni coraggiose”.

Sposando tali parole il sindaco ha rivolto un invito “a trovare questo coraggio, ad abbandonare simili posizioni, ad esplorare nuovi cammini, tutti insieme, tornando ai valori del 1859 e del 1944”. La Perugia di oggi, cioè, dovrà essere di nuovo ribelle, coraggiosa e generosa, come lo fu allora.

Ribelle perché dovrà sempre più immaginare quello che ancora non è, con fortezza d’animo e con la lucida consapevolezza circa la necessità di cercare nuove vie per superare la crisi con l’obiettivo di perseguire una nuova centralità della persona e della sua dignità.

Coraggiosa, perché dovrà mostrare capacità di affrontare le sfide che le si presentano, con senso di identità e coesione.

Generosa, perché non dovrà risparmiarsi: “ognuno di noi dovrà sentirsi coinvolto, con senso di sacrificio e la volontà nel sostenere chi non ce la fa”.

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