Fipe e Fida Umbria Confcommercio aderiscono allo sciopero dei buoni pasto del 15 giugno: “Costi crescenti e commissioni altissime, il servizio non è più sostenibile!”

(UNWEB) A causa di costi crescenti e commissioni altissime, il servizio buoni pasto non è più sostenibile: per questo anche Fipe e Fida Umbria Confcommercio partecipano allo sciopero dei buoni pasto del 15 giugno.
Il 15 giugno, insomma, le attività aderenti all’iniziativa non accetteranno alcun pagamento tramite buoni pasto.
“Con i buoni pasto, le aziende hanno potuto esternalizzare un costo e i lavoratori hanno potuto avere un servizio diffuso, con relativi benefici fiscali e contributivi. Ma alla fine, chi permette l’utilizzo dei buoni pasto – e resta con il cerino in mano – sono proprio le nostre imprese”, commenta Romano Cardinali, presidente di Fipe Umbria Confcommercio.
“Non è possibile che tante imprese della ristorazione, dei pubblici esercizi e della distribuzione alimentare si trovino schiacciate tra costi crescenti e commissioni altissime. Non è giusto e non è accettabile!”, aggiunge Samuele Tognaccioli, presidente Fida Umbria Confcommercio.
Il blocco è necessario – concordano entrambi – per far arrivare alle istituzioni l’appello, troppo spesso ignorato, per una strutturale riforma di un sistema che, per via di commissioni al 20%, non è più economicamente sostenibile.
All’iniziativa aderiscono i pubblici esercizi, ma anche le imprese della distribuzione commerciale, dai piccoli esercizi di vicinato fino a supermercati e ipermercati della distribuzione organizzata.
“Con questa giornata di sospensione del servizio – dichiarano Fipe e Fida Umbria Confcommercio – vogliamo sensibilizzare i lavoratori, e più in generale i consumatori, sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto. Parliamo di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono.
La nostra è una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del buono pasto, perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli. Insomma, il buono pasto rischia, di fatto, di essere inutilizzabile.
C’è bisogno di una vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese che in fin dei conti sono quelle che danno il servizio ai lavoratori.
Ma è altrettanto urgente far sì che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con gli sconti delle precedenti, perché saremo noi a pagarli, per di più in un momento in cui le imprese sono a rischio per gli insostenibili aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime”.