kM5xTkq4(UNWEB) Come sarà il 2023 per le micro, piccole e medie imprese umbre? Se lo è chiesto la CNA, che con il suo Osservatorio economico regionale ha condotto un’indagine intervistando un campione di circa 2mila aziende. E la risposta più frequente è stata: dipende.

Una risposta che la dice lunga sull’incertezza in cui si dibattono le imprese – ha dichiarato Michele Carloni, presidente regionale della CNA -, perché come sarà l’anno dipende da tante cose. Ciò non toglie che la grande maggioranza degli intervistati abbia voglia di continuare ad avere prospettive positive per l’anno in corso”.

Il campione sul quale è stata condotta l’indagine era costituito da imprese che per il 41% operano nella manifattura, per il 22% nei servizi, per il 22% nelle costruzioni, per il 6% nel turismo e per l’9% in altri settori. Delle 2mila imprese, circa 1.400 sono ubicate nel Perugino e 600 nel Ternano. Quanto alla dimensione, il 92% ha fino a 20 addetti, il 5% fino a 50 e il 3% oltre 50.

I temi affrontati dall’indagine sono stati numerosi: dalle previsioni di fatturato alla propensione agli investimenti, dall’occupazione alla questione energetica e alla sostenibilità, dall’accesso al credito alle competenze, fino alle politiche regionali per lo sviluppo.

“Per quanto riguarda il fatturato, oltre il 91% delle imprese lo prevede stabile o in crescita – dichiara il direttore regionale della CNA, Roberto Giannangeli -. Quelle che presumono una crescita sono concentrate soprattutto nella manifattura. La propensione agli investimenti riguarda il 38% del campione, ed è rivolta soprattutto ai macchinari, ma anche ai capannoni (quasi il 10%). Quanto all’occupazione, le imprese che contano di assumere nel corso dell’anno sono il 23,5% (in gran parte non più di 1 o 2 dipendenti), mentre sono solo il 2% quelle che ipotizzano una riduzione di personale. Sul tema della sostenibilità – prosegue Giannangeli - le imprese si sono dette impegnate a ridurre le emissioni inquinanti nel 27% dei casi, mentre quasi il 10% già utilizza materie prime riciclate e imballaggi compostabili. La maggior parte delle imprese intervistate nel corso del 2022 ha riscontrato un sensibile aumento dei costi energetici, che per il 7,5% di esse ha superato il 100%. Quasi il 14% del campione ha dichiarato di essere dotata di un impianto fotovoltaico per l’autoproduzione, mentre sono circa 13% le imprese pronte a investirvi nel 2023. E proprio a causa dei maggiori costi di energia e materie prime, ben il 33,8% del campione di imprese ha subito una riduzione della liquidità aziendale, mentre il costo del denaro è aumentato per il 50% di esse. Tuttavia, sono solo il 18% del totale  le imprese che ritengono necessario ricorrere a una rimodulazione delle proprie linee di credito. Infine, oltre il 38% degli imprenditori coinvolti nell’indagine intende aumentare le proprie competenze in gestione e strategie d’impresa, ma soprattutto in tema di innovazione tecnologica settoriale, coinvolgendo il proprio personale in programmi di formazione continua sull’utilizzo di macchinari, sulle tecnologie digitali, F-Gas, FER etc…

“Cosa si aspettano le imprese dalla Regione? Varie cose – conclude Giannangeli -: per il 66% un sostegno ai propri investimenti, per il 47% incentivi all’occupazione, per il 42% deve continuare a lavorare alla riduzione dei consumi energetici, mentre il 32% degli intervistati ritiene che a tornare centrali debbano essere le politiche per l’accesso al credito”.

Sapere che, nonostante l’incertezza – aggiunge Carloni - la grandissima maggioranza delle imprese prevede fatturati in crescita è un sollievo per tutti noi, cosi come riteniamo estremamente importante le intenzioni di volere realizzare nuovi investimenti e di assumere nuovo personale da parte di moltissimi imprenditori. Su questi temi, investimenti ed occupazione, se le percentuali desunte dalla ricerca vengono riproiettate sulla generalità delle imprese ne derivano numeri importanti anche se si tenesse conto solo di alcuni settori produttivi come ad esempio la manifattura che sicuramente avrà un ruolo centrale nel trainare l’economia regionale anche nel 2023 ma non sarà sola, accanto ad essa vi saranno tante imprese delle costruzioni ma anche della logistica.

Inoltre – commenta Carloni - le priorità regionali individuate dagli imprenditori quali: sostegni agli investimenti e incentivi alla creazione di nuovi posti di lavoro, su cui concentrare le attenzioni confermano la bontà delle politiche di sviluppo regionali adottate in questi ultimi anni anche se ancora c’è molto da migliorare.

Però nel medio periodo resta prioritario lavorare per ridurre le incertezze che fanno venire meno anche la fiducia nel futuro rallentando comunque la crescita. Pertanto ci auguriamo che, da un lato il governo nazionale adotti al più presto un nuovo patto per la crescita economica sociale ed ambientale, mentre dall’altro lato che la regione dell’Umbria definisca al più presto, rendendolo pubblico, il programma di tutte le misure di incentivazione all’economia che intende adottare da qui al 2025. Le imprese per avere successo devono programmare sistematicamente le proprie attività conoscendo per tempo le eventuali opportunità a cui possono accedere.

L’Assessore Fioroni partendo dalle priorità indicate dalle imprese, citando i bandi Smart Attack e Solar Attack, ha evidenziato che quanto fatto fino ad oggi con le varie misure adottate nel corso del 2021 e del 2022, la Regione Umbria è andata nella giusta direzione lavorando in sintonia con le esigenze del mondo imprenditoriale. Ha inoltre annunciato che, nell’arco di una settimana, sarà in grado di pubblicizzare le risorse che verranno messe in campo per sostenere la crescita nel corso del 2023 e del 2024, che molto probabilmente si aggireranno tra i 150 e i 200 milioni di euro.