no cibo sintetico(UNWEB) Lo schema di disegno di legge del Governo contro il cibo sintetico risponde alle richieste di mezzo milione di italiani che hanno firmato la petizione promossa da Coldiretti per salvare il Made in Italy a tavola. È quanto afferma con soddisfazione Coldiretti Umbria dopo la decisione dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni su proposta del Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida di schierarsi contro latte, bistecche e pesce creati in laboratorio.

Lo stop al cibo sintetico deciso dal Governo - commenta Albano Agabiti Presidente Coldiretti Umbria - salva 580 miliardi di euro di valore della filiera agroalimentare nazionale, con il cibo che è diventata la prima ricchezza dell’Italia nonostante le difficoltà legate alla pandemia e alla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina. Un patrimonio messo a rischio dal cibo sintetico - aggiunge Agabiti - ma anche dalle indicazioni allarmistiche sul vino e dalle etichette con il semaforo ingannevole del Nutriscore che boccia le eccellenze tricolori.

Il Disegno di Legge contro il cibo sintetico è una vittoria di Coldiretti - prosegue Agabiti - con la petizione che nei mesi scorsi ha riscosso migliaia di adesioni anche in Umbria, registrando il sostegno di Istituzioni e di moltissimi cittadini-consumatori. Le firme a supporto della nuova normativa sono state raccolte lungo tutto il Paese da Coldiretti insieme a Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia. Un’iniziativa, la nostra - ribadisce Agabiti - per difendere agricoltori, allevatori e consumatori dalla deriva del cibo sintetico, un grande inganno che rischia di sconvolgere il sistema agroalimentare globale, spingendo i consumatori verso un modello di dieta artificiale.

Il cibo sintetico - aggiunge il Direttore Coldiretti Umbria Mario Rossi - è un pericolo concreto che, presentato strumentalmente come opportunità per l’ambiente e per la sostenibilità, agevola uno scenario di omologazione in antitesi al nostro modello produttivo, fondato su qualità, sicurezza e sullo straordinario legame tra cibo e natura.

Quello del “cibo in provetta” rappresenta - conclude Rossi - un gravissimo e intollerabile attacco per la nostra tradizione agroalimentare, fatta di storia, salute e qualità, ma anche per i posti di lavoro di tutta la filiera, dal campo alla tavola. Noi siamo schierati a favore di un cibo che sostiene la biodiversità e la valorizzazione delle risorse naturali, preservando il nostro settore primario e le sane tradizioni.