213991562 3044990392404645 1280642274660501046 nMolteplici i temi trattati nella seduta odierna della Seconda Commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, presieduta da Valerio Mancini.

(UNWEB) Al primo punto dell’ordine del giorno il parere sull’Assestamento del bilancio di previsione della Regione Umbria 2021-2023 (competenza consultiva), atto già illustrato in Prima Commissione (competenza referente) dall’assessore Paola Agabiti (https://tinyurl.com/5dtsx97y (link is external)). Hanno espresso voto favorevole i cinque Commissari della maggioranza (Valerio Mancini, Daniele Nicchi, Stefano Pastorelli, Francesca Peppucci ed Eugenio Rondini - Lega) mentre non hanno partecipato al voto i componenti della minoranza (Vincenzo Bianconi - Misto, Michele Bettarelli e Fabio Paparelli-Pd) lamentando la mancanza dell’Assessore o comunque di tecnici dell’assessorato per l’illustrazione dell’atto.

PROPOSTE DI LEGGE

Il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Thomas DE LUCA, ha illustrato la sua iniziativa legislativa concernete ‘PROMOZIONE DELL’ISTITUZIONE DELLE COMUNITÀ ENERGETICHE REGIONALI’. De Luca dopo aver ripercorso il quadro normativo nazionale e comunitario ha rimarcato come “da tempo numerose normative e comunicazioni stanno delineando obiettivi e strategie circa una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici. L’obiettivo della legge è quello di promuove l’istituzione di comunità energetiche, quali enti senza finalità di lucro, costituiti al fine di superare l’utilizzo del petrolio e dei suoi derivati, offrire ai suoi membri o soci o al territorio in cui opera benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità, anziché generare profitti finanziari. L’ambito di definizione dell’attività delle comunità energetiche può avere ricadute positive nella partecipazione della generazione, anche da fonti rinnovabili, alla distribuzione, alla fornitura, al consumo, all’aggregazione, allo stoccaggio dell’energia elettrica, ai servizi di efficienza energetica, o a servizi di ricarica per veicoli elettrici o fornire altri servizi energetici ai suoi membri o soci. In particolare, guardando alla definizione di ‘autoconsumatori di energia rinnovabile’ come quei soggetti che individualmente o attraverso aggregatori sono autorizzati ad autoconsumare, accumulare o vendere l’energia rinnovabile prodotta dai propri impianti anche tramite accordi di vendita o acquisto, si ritiene doveroso promuovere queste comunità di produttori/consumatori di energia rinnovabile, prevedendo che queste queste stesse comunità siano autorizzate a produrre, consumare, immagazzinare e vendere l’energia rinnovabile, anche tramite accordi per l’acquisto di energia elettrica, senza essere soggette a procedure sproporzionate ed oneri che non tengono conto dei costi in un quadro di sostegno volto a promuovere e ad agevolare la transizione energetica verso fonti rinnovabili”.

La consigliera Simona MELONI (Pd-vice presidente Assemblea legislativa), dopo averlo già fatto in Terza Commissione (dove si è svolta in proposito anche un’audizione (https://tinyurl.com/3uywpadu (link is external)), ha illustrato anche in Seconda Commissione la sua proposta di legge che mira alla ‘TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI PICCOLI COMUNI’. “La proposta – ha detto Meloni – nasce innanzitutto per salvaguardare e favorire lo sviluppo sostenibile dei piccoli comuni (fino a 15mila abitanti) puntando dunque alla valorizzazione dei piccoli borghi, alla loro vivibilità, ai servizi per turisti e residenti, al fine di incentivarne la permanenza. È il momento giusto per farlo visto, anche la pandemia ha dimostrato quanto siano importanti per il turismo, con numeri in costante incremento. Soltanto il Lazio, in Italia si è dotato di una legge specifica, come questa, che va a favorire il ripopolamento delle piccole realtà. È indispensabile un aiuto di carattere nazionale, e provvedimenti in tal senso ci sono stati già nel corso dell’attività del precedente Governo con importanti risorse destinate ai Comuni per il ripopolamento e la riconversione di edifici pubblici. Per le piccole realtà è fondamentale favorire e salvaguardare i servizi essenziali, con particolare riferimento all’ambiente, alla protezione civile, all’istruzione, alla cultura, alla sanità, ai servizi socio assistenziali, ai trasporti, alla viabilità, ai servizi postali e bancari, nonché al ripopolamento anche attraverso progetti sperimentali di incentivazione alla residenzialità e della natalità, quali lo smart working ed il co-working”. Particolare attenzione attenzione viene quindi rivolta al recupero e riqualificazione del territorio; agli incentivi per l’insediamento; alla valorizzazione dei prodotti agricoli, agroalimentari e artigianali tipici locali; ad agevolazioni tributarie di competenza regionale; alla predisposizione di un piano triennale per la riqualificazione dei piccoli comuni.

La seconda proposta di legge del capogruppo pentastellato DE LUCA riguarda la ‘DISCIPLINA DELLE AREE AD ELEVATO RISCHIO DI CRISI AMBIENTALE’. L’articolato della legge detta disposizioni in merito alle azioni delle pubbliche amministrazioni coinvolte nella individuazione delle ‘Aree ad elevato rischio di crisi ambientale’ e nelle fasi successive, che prevedono la redazione del Piano di risanamento e l'esecuzione dello stesso. La proposta legislativa, ha spiegato De Luca, “nasce dall'esigenza di intervenire sui territori dove insistono numerosi 'fattori di pressione', che possono essere ricondotti a gravi alterazioni degli equilibri ecologici del suolo e del sottosuolo, nell’atmosfera, nelle acque superficiali e sotterranee; elevata concentrazione di stabilimenti industriali con possibilità di incidenti rilevanti; impianti, anche in fase di smaltimento, che impieghino materiali radioattivi destinati alla fabbricazione e stoccaggio del combustibile nucleare e dei rifiuti radioattivi”. La legge prevede un piano di risanamento che individua le misure urgenti da attivare per rimuovere i fenomeni in atto e le situazioni di rischio e, di conseguenza, le misure per avviare il recupero ambientale e la riqualificazione dell’area. Nel porre il Piano di risanamento al centro dell'azione coordinata degli enti locali e territoriali, vengono individuati gli strumenti e le risorse per un intervento risolutore che deve essere programmato e realizzato per un periodo di tempo certo (cinque anni o al massimo 10 anni), su tutti i campi d'azione: mitigazione/annullamento delle fonti di inquinamento; divieto di interventi che generino ulteriori fattori di pressione e conseguente esposizione diretta o indiretta delle popolazioni residenti, o comunque presenti sul territorio, a elementi di rischio sanitario; adeguamento degli strumenti urbanistici alle esigenze di tutela e salvaguardia; ricerca epidemiologico/sanitaria, monitoraggio e misurazione degli effetti del Piano. Il monitoraggio delle aree dichiarate ad alto rischio sarà effettuato da Arpa Umbria, dalle aziende sanitarie locali e dalle rispettive province.

Per le proposte legislative presentate, il presidente Mancini ha previsto, in primo luogo, audizioni mirate con gli assessori competenti e con gli uffici tecnici della Regione per un parere nel merito.