295652063 359867406326738 5293270385010459360 n(UNWEB) “La Giunta regionale prosegua, in seno alla Conferenza Stato-Regioni e nelle altri sedi istituzionali, il confronto per la revisione dell’articolo 18 della legge 157/92 ‘Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio’, affinché trovino concreta e rapida soluzione tutte le problematiche legate all’incontrollato proliferare della fauna selvatica”. Questa la richiesta contenuta nella mozione presentata da tre consiglieri regionali di maggioranza ed approvata a maggioranza oggi dall’Assemblea legislativa dell’Umbria.

L’atto di indirizzo propone nello specifico una estensione del periodo di caccia al cinghiale, spiegando che “in Umbria, secondo i dati aggiornati alla stagione venatoria 2020-2021 forniti dagli Ambiti Territoriali di Caccia, il numero dei cacciatori si attesta oltre le 10mila unità, con una tendenza generale in diminuzione. A fronte di questo decremento delle doppiette su territorio nazionale e regionale, sono invece aumentate fortemente dal punto di vista numerico le principali specie cacciabili della fauna selvatica. Cinghiali, caprioli, daini hanno visto crescere la loro presenza numerica anche a causa della sostituzione progressiva delle specie autoctone con quelle alloctone. Appare evidente l’impossibilità dei cacciatori umbri di poter fronteggiare una così grande quantità di capi da abbattere, stante la loro progressiva diminuzione numerica, le giornate di caccia a disposizione e la vastità del territorio dove praticare l’attività venatoria, secondo le modalità previste dalla normativa vigente in materia”.

Prima del voto, l’assessore regionale all’Ambiente ha ricordato che circa 4 mesi fa è stato attivato un confronto con il Governo per raggiungere questi obiettivi. Sarebbe stata presentata una bozza di decreto legge che recepiva la proposta delle Regioni per un allungamento di due mesi della caccia al cinghiale. Il percorso legislativo si sarebbe però arenato, nonostante l’urgenza di un intervento sulla problematica, a causa di posizioni divergenti tra i diversi ministeri coinvolti.