horst wein santa sabina 1 (ASI) PERUGIA - Oltre settanta tra tecnici e allenatori dei settori giovanili dell'Umbria e non solo, hanno risposto all'appello dell'ASD Junior Santa Sabina per la tre giorni di corso con il guru degli allenatori, il mister Horst Wein.


Wein, inventore del FUNiño letteralmente "Fùtbol a la medida del niño" (Il calcio a misura dei ragazzi, ndr) è stato ospite, insieme al suo staff, della società perugina dal 16 al 18 gennaio per un'intensa sessione di studio, allenamenti e confronto sulle tecniche di allenamento dei giovani calciatori. Insieme a Wein erano presenti il prof. Marcello Nardini tecnico ed ex portiere nella Bundesliga, il prof. Francesco Messina responsabile dell'area metodologica e didattica di Informareper formare il quale ha tenuto una lezione teorico- pratica sull'orientamento spazio-tempo. Infine, Gianvito Piglionica ha tenuto una relazione su Match Analysis, mentre Matteo Parma responsabile delle attività di base dell'Albinoleffe ha illustrato l'esperienza di alcuni anni di lavoro con il metodo FUNiño.
"Dentro il termine FUNiño - ha dichiarato Wein - c'è prima il termine 'Fun', divertimento, elemento che non può mancare in tutti i processi di crescita dei ragazzi. Dovrebbe essere così anche a scuola quando s'insegnano materie come la matematica e la chimica, è quello che io chiamo ludificazione dell'apprendimento". Tutte le teorie che il tecnico di origine tedesca traduce in metodi di allenamento hanno una solida base scientifica che nasce dalla collaborazione con Marco Lizzio e Franco Anglana, esperti in neuroscienze e brain kinetic; "I nostri studi - spiega Wein- vogliono anticipare il calcio che giocheremo domani, e di conseguenza formare i giocatori che praticheranno quello sport ad alti livelli". La base del FUNiño è quanto di più semplice e intuitivo possa esistere: il gioco deve adattarsi all'età e alla crescita del giocatore e non viceversa, "Come invece richiedono sempre di più le Federazioni calcistiche di tutto il mondo" - commenta Wein. "Se si bruciano le tappe - continua - e si commettono errori, di fatto si limita lo sviluppo corretto di un ragazzo che può essere davvero talentuoso". La soluzione? Il metodo Wein ne suggerisce alcune. "Il calcio deve diventare un gioco di cognizione e di intelligenza, si parte dalla testa e poi si arriva ai piedi. Invece si ha l'abitudine di esaltare il gesto tecnico, il tocco, ma non si pensa a quale percorso mentale ci sia dietro". Gli allievi dei Wein imparano fin da piccoli a giocare tre contro tre con quattro porte, due per squadra, perché? "Perché altrimenti si abituano ad una visione 'tunnel' e si concentrano solo su una porta, col risultato che puntano tutti la palla e non osservano le situazioni che li circondano. Con due porte invece, sono costretti ad allargare la loro visione di gioco e studiare più soluzioni di difesa e attacco". La visione o percezione, è il primo passo della lezione che Wein ha insegnato, poi c'è la comprensione dell'esistente, la decisione e infine l'esecuzione del gesto tecnico. "Le prime tre - spiega il tecnico - sono azioni invisibili, ma sono le più importanti".
Quindi, per Horst Wein, il giocatore completo è quello che sa compiere questa analisi e poi agire di conseguenza e non ha dubbi sul nome del calciatore che più di altri è espressione di queste capacità: "Zinedine Zidane. Era più lento di altri, ma tanto intelligente da poter recuperare i secondi che gli mancavano con una magia, con eleganza". Tra i giocatori italiani ancora in attività invece il primo nome che Wein pronuncia è quello di Andrea Pirlo: "La sua forza sta nel sapersi dosare per tutto l'arco della partita e essere in grado anche in finale di colpi di genio. E' un giocatore maturo, completo".
Questi sono i nomi di calciatori già affermati ma Wein ha ormai un occhio clinico per i talenti e per lui la prima dote che fa di un ragazzino un possibile futuro campione é: "La frequenza di passi nella corsa, è indicativo della mobilità articolare del ragazzo e della sua velocità, qualità che ho trovato anche qui fra i giovani del Santa Sabina".
Quello che viene comunemente definito il miglior allenatore del mondo per i settori giovanili si porterà via un bel ricordo dall'esperienza a Perugia, "A Santa Sabina ho trovato un gruppo molto preparato di allenatori e dirigenti, attenti e desiderosi di apprendere. I miei auguri vanno a tutta la società che ha avuto il coraggio di sperimentare una nuova era del calcio".

Chiara Scardazza - Agenzia Stampa Italia

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