LeandroGreco(UNWEB)  Perugia calcio. Intervista a Leandro Greco. "A Perugia vorrei restare. Dopo farò l’allenatore."

La cyclette e la cultura dell’alibi di Velasco

Si allena con la  cyclette per mantenere il  tono muscolare e l’abitudine alla fatica. E studia. E’ appassionato della “cultura dell’alibi” di Julio Velasco, allenatore dell’Italvolley che dominava la scena  mondiale negli anni novanta. Leandro Greco, 34 anni, centrocampista centrale del Perugia dal gennaio scorso, impiega così il suo tempo nelle giornate dell’emergenza sanitaria passate da solo a Perugia (la famiglia è a Roma, un figlio a Verona).  Il riferimento a Velasco sottende la sua intenzione di dedicarsi a fare l’allenatore quando smetterà di giocare. “Ogni atleta, spiega, nelle difficoltà tende a crearsi un alibi, una spiegazione esterna ai propri comportamenti, anziché affrontare il problema e assumersi le proprie responsabilità”.

 

Lo sbandamento del Grifo e la reazione del gruppo

Un po’ quello che è capitato al Perugia nel momento dello sbandamento che ha portato al ritiro di Cascia? “Le sconfitte -spiega-  sono arrivate in un momento di transizione tecnica, per l’arrivo del nuovo allenatore, un periodo di adattamento interno nel quale il gruppo cercava di assimilare i cambiamenti in atto”. Nonostante le sconfitte, dice Greco, “il gruppo ha saputo andare oltre, mettere a fuoco le difficoltà” e già nelle partite con Empoli e Benevento, nonostante le sconfitte, si erano visti segnali positivi. Il ritiro ha completato l’opera, perché in quell’occasione, dice Greco, tutti i giocatori hanno avuto un atteggiamento positivo, a partire da quelli che per esperienza possono essere considerati dei leader. “Ci son stati giocatori importanti che sono stati a volte esclusi dalla formazione, ma si sono rivelati egualmente dei big in quanto hanno saputo capire il momento”, spiega.

La sospensione, l’orgoglio italiano, e la ripresa...

Superata la crisi con la vittoria sulla Salernitana, il campionato si è  però subito interrotto e ora non si riescono a prevedere i tempi della ripresa. “Francamente non so se e quando potremo tornare in campo. Io ho smesso di seguire tutte le notizie sull’emergenza. Troppi ‘esperti’ dicono tutto e il contrario di tutto. In questo periodo la cosa più bella è la generosità della gente comune, la solidarietà che si instaura tra persone che non si conoscono. Vedendo queste cose mi sento  orgoglioso di essere italiano”.  Quando si riprenderà, comunque, sarà un campionato a sé stante, “con valori azzerati e in cui potrà succedere di tutto”.  Sarà importante, per Leandro, il recupero di energie mentali in questo periodo di sosta, e sarà  avvantaggiato chi saprà ripartire subito in maniera determinata. Il Perugia potrebbe avere un qualche svantaggio dal fatto che è stato costretto a sospendere “dopo che aveva sbloccato l’impasse mentale negativa con la vittoria sulla Salernitana”. 

Mezzala o mediano, sarei felice di restare a Perugia

Leandro Greco ha il contratto con il Grifo fino a giugno. Ma sarebbe ben felice di poter restare a Perugia anche dopo, perché “qui si sta bene, è un bell’ambiente”. L’eventuale conferma dipenderà ovviamente dai programmi della società. Ma Greco dice che si mette a disposizione perché ha ancora “voglia di giocare, passione e tanto da poter dare in campo”. In che ruolo? “Io sono a disposizione del mister, mediano o mezzala”, anche perché, dice,  la concorrenza è nutrita e gli altri “sono più giovani”, quindi  lo costringono a impegnarsi.   Cosmi lo ha schierato mezzala, ruolo che non aveva ultimamente ricoperto. “ Mi sono divertito a rigiocare in quella posizione, anche se poi -analizza- rivedendo le immagini, mi son reso conto che, nella partita con l’Empoli sono andato meglio, anche alternandomi con Carraro come play; mentre contro il Benevento tendevo a schiacciarmi un po’ indietro e davo fastidio a Konate, che quel giorno era in regia”.

Voglio fare l’allenatore, tra i tanti mi piace Stroppa.

Intanto, non potendo giocare si avvantaggia studiando da allenatore. Non solo approfondendo gli insegnamenti di Velasco, ma anche rielaborando e adattando alle proprie idee le cose che ha potuto apprendere in tanti anni di carriera tra serie A (118 partite) serie B e campionati esteri, con tanti allenatori diversi. Tra i quali, uno ne ricorda in particolare, Giovanni Stroppa,  “perché -dice- mi ha dato tanto sul piano calcistico, ha grandi competenze e qualità e credo sia ancora sottovalutato rispetto a quello che vale”.

Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia