TernanaPerugia2(ASI) Terni. Nella festa dell’Umbria calcistica, vince il più cinico, non il migliore. La Ternana conquista la partita e il primo trofeo della sua storia dopo aver subìto per oltre un’ora un Perugia tra i migliori della stagione. I grifoni sorprendono  tatticamente la squadra di Lucarelli con un centrocampo dinamico e molto mobile ed un attacco senza punti di riferimento.

Il Perugia tiene palla, comanda il gioco con personalità; ingabbia Falletti e compagni impedendo loro di creare alcunché, con un gran lavoro di difesa e mediana. Il Grifo arriva  primo su tutte le palle perché sta meglio anche a livello fisco, crea occasioni e situazioni ma a volte non azzecca tempi e precisione dell’ultimo passaggio, altre,  quando arriva alla conclusione, non punge, non la butta dentro. Una costante di molte partite quest’anno, da tenere a memoria per la futura serie B, campionato che si preannuncia di alto livello, dove sarebbe ancora più penalizzante mancare di uomini cinici e capaci di trovare soluzioni “sporche”. La ripresa inizia con la Ternana che cerca di azionare di più gli esterni, ma il Perugia continua a controllare la partita, anche se le forze sono calate. Poi, intorno al 20′, la Ternana trova il gol, tra sfortuna e disattenzione (l’unica della partita) dei grifoni. Il Perugia ha appena sostituito Minesso con Di Noia e si sta risistemando in campo. Minelli scivola su un  rinvio e regala una rimessa laterale ai padroni di casa. Sulla battuta, palla a Falletti, che al volo serve Salzano in profondità e lo mette solo davanti a Minelli per la stoccata vincente. Da lì cambia tutto. Diventa tutto facile per una Ternana fino ad allora imbarazzata non poco dall’esuberanza del Grifo. Mentre il Perugia, cui Caserta cerca di dare slancio con le sostituzioni che disegnano un 3/4/3 più offensivo, si smarrisce.  L’espulsione di Vanbaleghem per doppio giallo, taglia le gambe ai grifoni, che nel finale non riescono  a produrre praticamente più nulla, sia perché le troppe sostituzioni contemporanee non hanno sortito effetti, sia perché molti giocatori avevano finito la benzina. Si chiude così una partita che, per il gioco prodotto, avrebbe  potuto e dovuto avere altro esito per il Perugia. La stagione resta comunque da incorniciare, connotata da un’impresa sportiva per la quale è doveroso  ribadire i meriti a tutte le componenti. Quanto alla partita di oggi, dovrebbe insegnare che più aumentano categoria e livello del calcio, più pesano le individualità capaci di risolvere le situazioni difficili e le partite giocate non al meglio. E non solo. Perché se un punto fermo viene confermato chiaro e limpido anche dal derby, questo è il valore aggiunto Fabio Caserta. La sua conferma sarà la prima cartina di tornasole delle strategie della società. Perché, per restare, Caserta giustamente chiede programmi e chiarezza, aldilà del suo gradimento personale e familiare per Perugia. Perché, dopo la retrocessione del 2020 e la promozione di questo 2021,  né il tecnico, né la società possono permettersi di sbagliare, come ha giustamente precisato Caserta a fine gara. E, anche se la società fa bene a dichiarare come obiettivo un assestamento senza rischi in serie B, è chiaro a tutti che, alla lunga, chi gestisce il Perugia non può non lavorare per fini meno anonimi. Lo esige la piazza e la storia. E, per perseguire obiettivi oltre l’aurea mediocrità, occorrono ambizione, programmazione e un progetto tecnico scritto armonicamente a sei mani da presidente, ds e tecnico. Oltre a irrinunciabili investimenti mirati (che sono spese in prima battuta, ma possono poi diventare ritorni anche economici) che non stravolgano ma rafforzino l’impianto esistente. Costruire per tempo, visto che c’è tempo. E con raziocinio, lungimiranza e coraggio. La pietra d’angolo, cioè mister Caserta, c’è già. Da lì bisogna ripartire, senza esitazioni.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia