Filippo SdringolaSdringola: “E’ la qualità degli allenamenti a fare la differenza”. E su Drole: “valori da alto livello di atletica”

 

Perugia, 3 gennaio 2016 - Umile e tenace ma soprattutto competente. Filippo Sdringola, 34 anni il prossimo aprile, è il preparatore atletico del Perugia Primavera, quello che mette la cosiddetta “benzina nei muscoli” dei giocatori. Partiamo subito con la competenza.

“Ho conseguito la laurea in Scienze Tecniche dello Sport e attualmente insegno presso l’Istituto comprensivo “Dalmazio Birago” di Passignano. Sono anche assistente del prof. Antonelli al Dipartimento di Scienze Motorie. Pochi anni fa ho ottenuto l’abilitazione di “preparatore atletico professionista” a Coverciano”. Inoltre, quando ho rotto il terzo crociato ho capito che la strada da intraprendere era un’altra ed ho subito frequentato il corso per ottenere il patentino di allenatore Uefa B. Pubblico pure su riviste specializzate del settore”.

Quindi la base di partenza è già buona.

“Sono convinto che la competenza e la conoscenza sia fondamentale nel nostro lavoro. Purtroppo nel calcio – e lo dico senza polemica ma con un pizzico di delusione - si scredita questa figura facendo lavorare gente non abilitata. Ora la situazione sta migliorando ma di strada da fare ce n’è ancora per cambiare la mentalità”.

Ti mettiamo subito alla prova chiedendoti come è cambiato il ruolo del preparatore atletico nel tempo.

“Speriamo che sia cambiato – puntualizza sorridendo. Non voglio giudicare il lavoro dei miei colleghi e posso dirti come lavoro io. Le metodologie sono in evoluzione e questo grazie alla scienza. Oggi tutti si allenano con la stessa frequenza, ciò che veramente fa la differenza è la qualità. Ed è per questo che credo molto nel monitoraggio continuo e costante degli atleti, cioè devo “pesare” ogni seduta dei singoli. La telemetria in questo caso è un prezioso alleato che mi permette di valutare all’istante chi sta lavorando “a soglia” (cioè al massimo ndr) e chi no. E per questi ultimi prevedo un lavoro supplementare fino al raggiungimento del massimo sforzo. Un altro “aiutante” importante è la match-analysis perché in allenamento devo riprodurre ciò che avviene durante la gara”.

Per analizzare tutti questi dati non basta una giornata.

“E anche qui infatti vedo dei cambiamenti. Ormai non si lavora più da soli ma si fa parte di uno staff che è composto dal mister, dall’allenatore in 2^ e dagli altri collaboratori. Il nostro lavoro non è racchiuso nelle sole due ore di allenamento al campo ma è fatto di continui confronti e riunioni che occupano gran parte della giornata”.

Come è cambiato il lavoro di forza per preparare una stagione.

“Il 90 per cento del lavoro si basa sulla forza funzionale che comprende, tra l’altro, anche il core stability (l'espressione fa riferimento a una regione del corpo formata da due sistemi muscolari ovvero il sistema stabilizzatore (muscolatura locale) e il sistema di movimento (muscolatura globale). Fra i muscoli maggiormente interessati il traverso dell'addome, obliquo interno, obliquo esterno, quadrato dei lombi. Riveste una notevole importanza sia ai fini dell’equilibrio statico sia ai fini di quello dinamico ndr).

Però, come dicevo prima, il lavoro è personalizzato e per migliorare il singolo test ogni 40 giorni utilizzo l’optojumpnext, un sistema di rilevamento ottico composto da una barra trasmittente ed una ricevente. Grazie a piccole telecamere, liberamente posizionabili, permette di registrare la misurazione dei tempi di volo e di contatto durante l’esecuzione di una serie di balzi, con una precisione di 1/1000 di secondo. Questi dati di base vengono poi inviati in tempo reale ad un software dedicato che consente di ottenere con la massima precisione tutta una serie di parametri legati alla prestazione dell’atleta. Fra quelli presi in considerazione, per esempio, i deficit di forza tra arto destro e sinistro e la dinamica di appoggio piedi.

Lo scorso anno abbiamo avuto un solo infortunio di natura muscolare, quest’anno per il momento solo affaticamenti e nessuna lesione”.

Qualche nome dei giocatori dai quali ha ricavato più soddisfazioni.

“Per evitare di fare arrabbiare quelli attuali (ride ndr) dico Pozzebon. Se sta facendo benissimo nella Primavera della Juventus il merito è sicuramente dello staff bianconero ma una piccola base di lavoro è anche nostra”.

Però due parole su Drole sono obbligatorie.

“Ha dati impressionanti. Velocità ed esplosività da alto livello di atletica”.

Spesse volte, quasi a creare alibi ad una sconfitta, si dice “la squadra è in calo di forma” oppure “se hai vinto allora hai corso, se hai perso non hai corso”. È veramente così?

“Sfatiamo questi luoghi comuni. C’è poca obiettività perché il risultato condiziona il giudizio. Facile trincerarsi dietro queste espressioni. Ma l’avversario dove lo mettiamo? Se si gioca contro una squadra che fa possesso palla e impone il gioco è normale che si sprecano più energie, al contrario si regge più a lungo”.

A chi si ispira Filippo Sdringola.

“Non è che ho una figura di riferimento particolare. Cerco di cogliere da ogni collega gli elementi più utili al mio lavoro. Se devo fare dei nomi però dico Ferretto Ferretti e Francesco Perondi che curano il corso di preparatore atletico a Coverciano”.

3 anni a Chiusi (Eccellenza), poi Pianese (serie D), Castel Rigone (Beretti) e ora da due anni nella Primavera del Perugia. L’esperienza che ricordi con maggior piacere.

“A Chiusi con Mario Goretti ottenemmo una storica salvezza con una squadra composta da tanti giovani”.

Siamo ai saluti.

“Colgo l’occasione per salutare papà Marcello e mamma Maria Stella, e gli zii Fernando e Vania che quando possono mi seguono ovunque. Ringrazio anche i miei amici Alessandro, Fabio e un altro Alessandro che non fanno mancare il proprio sostegno”.

Cosa c’è nel futuro di Filippo Sdringola.

“Sono ambizioso. Per il momento essere qui a Perugia è motivo di grande orgoglio e soddisfazione ma non mi pongo limiti. Lavoro ogni giorno per migliorarmi”.