Edi Chicchi(UNWEB) Perugia. La pandemia da Covid 19 ed il conseguente disagio sanitario, economico, sociale ha portato alla luce tutta l’inadeguatezza e l’impreparazione di alcuni servizi essenziali e fondamentali.


Il gruppo consiliare Progetto Perugia ha voluto puntare i riflettori di Palazzo dei Priori proprio sulla necessità del potenziamento delle strutture sanitarie e socio assistenziali del territorio. Da qui è nata una proposta che impegna il Sindaco e la Giunta a muoversi attivamente, anche e soprattutto in forza del ruolo non di secondo piano che la normativa affida all’ente nell’ambito della pianificazione e della programmazione, affinché la Regione investa maggiori risorse nel rafforzamento di tali strutture con particolare attenzione ai consultorie ai distretti socio sanitari e a tutti i servizi connessi, in modo da garantire efficienza nella tutela della salute dei cittadini e nel sostegno alla famiglia, maternità, all’infanzia, al benessere femminile e delle persone anziane e disabili.
Particolare soddisfazione ha espresso l’Assessore alle Politiche sociali del Comune di Perugia Edi Cicchi: “Intendo esprimere tutto il mio appoggio per la proposta del gruppo Progetto Perugia sul rafforzamento dei consultori e sulla più ampia necessità di potenziare l’assistenza territoriale a tutto campo. Ritengo infatti che la politica programmatoria regionale non possa non tener in considerazione tutte le fasce della popolazione con tutte le relative e molteplici necessità, sfaccettature e bisogni diversificati che l’emergenza Covid ha portato ancor più in superficie, rendendo ancor più evidente l’insufficienza di un approccio “uti singuli” caratterizzato da interventi spot”. Si parla di domiciliarità ma non si tiene conto che l’onere dell’assistenza grava interamente sui familiari anche quando si ha la possibilità economica di permettersi una badante, spesso proveniente dai paesi dell’est e con il rischio attuale di contagio da Covid.
Assegni di cura, servizi domiciliari che non soddisfano le esigenze di assistenza e cura di cui necessitano le persone anziane e dunque la necessità di ripensare la rete dei servizi domiciliari socio sanitari nel territorio fino a implementare l’ospedalizzazione a domicilio...senza considerare che quando un anziano diventa non autosufficiente la prima cosa da fare, se si vuole che rimanga nel proprio ambito domestico, è l’abbattimento delle barriere architettoniche, a cominciare dal bagno.
Ad oggi ci sono lunghe liste di attesa per l’ingresso in residenza protetta, nel mentre vengono chiamati i sindaci o delegati ad autorizzare Residenze servite o Residenze Senior, strutture sociali, che accogliendo anziani autosufficienti per loro natura non possono accompagnare la persona anche nel percorso della non autosufficienza e che quindi costringono il ritorno in famiglia dell’anziano o del malato se non addirittura a precedere chi è già in lista di attesa. I pochi centri diurni per anziani Alzheimeriani, offrirebbero una risposta adeguata per la famiglia che sceglie di prendersi cura del proprio anziano, ma anche in questo caso la risposta non è adeguata alla richiesta sempre più pressante e che rappresenterebbe un sollievo per i nuclei familiari
Donne sempre più sole con le difficoltà della maternità e della gestione familiare di pari passo con una ripresa economica che appare sempre più lontana.
Ma la lista potrebbe continuare, disabilità e non autosufficienza e tutti i bisogni che le persone fragili oggi esprimono, andrebbero prese in carico in un’ottica integrata e multi disciplinare, supportata da risorse adeguate. “Auspico che l’istanza di Progetto Perugia sia solo il primo passo di un impegno e di una cooperazione tra istituzioni che ci consenta di rispondere sempre più efficacemente alle esigenze di vita e di salute del cittadino” ha concluso Edi Cicchi