All’incontro di sabato 27 Maggio oltre ai neurologi partecipano psichiatri, antropologi e biologi

(UNWEB) Perugia. Esperti multidisciplinari del Dipartimento di Medicina e di Filosofia, Scienze sociali, umane e della formazione e a Istituti di ricerca nazionali e internazionali si incontrano sabato 27 maggio ( ore 9:00) presso la Scuola di Medicina dell’Università di Perugia, Edificio B aula 9, per un confronto sulla “Memoria”.

“La particolarità dell’incontro - dice la Dott.ssa Cinzia Costa – sta nel fatto che la memoria si dibatterà sia dal punto di vista fisiopatologico che antropologico, memoria che viene compromessa non solo nell’età adulta ma anche durante lo sviluppo del cervello e nelle fasi precoci di patologie neurologiche e psichiatriche.” Per accrescere la valenza scientifica e culturale gli organizzatori hanno sollecitato la partecipazione al convegno non solo di neurologi e psichiatri, ma anche antropologi, psicologi e biologi.

Le patologie legate alla memoria sono oggetto di continui studi da parte della struttura complessa di Neurologia del S. Maria della Misericordia, pubblicati sulle principali riviste scientifiche internazionali , e uno degli ultimi lavori pubblicato su Nature Neuroscience ha contribuito a dimostrare” che i neuroni di pazienti affetti da disturbi del movimento sono meno plastici e presentano una forma di memoria motoria aberrante” come afferma il professor Paolo Calabresi, direttore della Neurologia del nosocomio perugino. La risultanza, secondo gli scienziati, è che esiste una memoria fisiologica che si contrappone a una memoria patologica.

“La capacità di apprendere e memorizzare eventi salienti della propria vita è alla base di un corretto neurosviluppo e per elaborare strategie di risposta ai cambiamenti ambientali – osserva La Dott.ssa Veronica Ghiglieri- Ciò è possibile grazie all’azione concertata di diverse molecole la cui attività è finemente regolata nel nostro cervello in condizioni fisiologiche. Nelle malattie neurodegenerative, come la malattia di Parkinson e la malattia di Alzheimer, alcune di queste molecole funzionano in maniera alterata.”

L’approccio transdisciplinare allo studio della memoria può risultare utile secondo la Prof.ssa Claudia Mazzeschi del Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, umane e della formazione, in quanto “favorisce ulteriormente la conoscenza del funzionamento individuale, oltre a promuovere la diffusione della cultura della salute, incentrata sulla metodica di prevenzione, diagnosi e terapia nell’invecchiamento nei pazienti affetti da disturbi mnesici.”

Infine gli esperti si confronteranno sulle terapie farmacologiche più recenti , specialmente nell’ambito delle epilessie, patologie che hanno tratto giovamento dalla ricerca che ha permesso di raggiungere l’obiettivo di una buona efficacia terapeutica preservando così le funzioni cognitive del paziente.