peruginasiamonoi1(ASI) Perugia. Si è tenuto nel pomeriggio di sabato 21 novembre l’incontro-dibattito aperto a tutta la cittadinanza “La Perugina siamo noi”, organizzato dai portavoce umbri del M5S, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sorti future dello stabilimento dolciario.

In occasione dell’evento, è stato proiettato il documentario “Luisa, la donna che inventò il Bacio”, una testimonianza storica sull’imprenditrice dotata di straordinaria modernità e di grande creatività che, nei primi anni del ‘900, ha dato vita a due grandi aziende: la Perugina e la Luisa Spagnoli, che hanno svolto un ruolo primario nel processo di industrializzazione dell’Umbria e dell’Italia stessa. A seguire, il prof. Renato Covino, ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Perugia, ha ribadito che “la relazione stretta tra la fabbrica e la città ha avuto una precisa data di inizio: nel 1911, quattro anni dopo la fondazione, l’azienda assunse il logo del Comune e, tra il 1920 ed il 1922, cambiò il suo nome iniziale di Società italiana per la fabbricazione dei confetti fino a diventare, semplicemente, ‘Perugina’. Pur nelle diverse vicissitudini, attualmente l’azienda resta un segno forte di identità, che non può non essere un elemento di ricchezza”. Assenti per impegni lavorativi i delegati di Nestlè Italia, invitati dai rappresentanti del M5S a prendere parte al tavolo di confronto, a cui i portavoce pentastellati si sono succeduti nei vari interventi ribadendo che “è necessario realizzare un piano industriale condiviso da tutti gli attori, che abbia come obiettivi prioritari la salvaguardia dei livelli occupazionali e il potenziamento dello stabilimento perugino. La fabbrica subirà un forte calo di lavoro e serpeggia il timore che nei prossimi mesi si assisterà allo smantellamento di qualche impianto storico dell’azienda, con il rischio certificato di eliminare qualsiasi tentativo di rilancio per i prodotti. Dobbiamo, inoltre, sottolineare i mancati investimenti e la dismissione di produzioni, perché considerate troppo costose o fuori mercato”. I rappresentanti sindacali presenti Luca Turcheria, coordinatore Rsu della Cgil e Fabiano Rosini della Uil, hanno avvalorato i concetti ormai espressi da tempo, ovvero che “la Perugina punta molto sul cioccolato e troppo poco su altri prodotti che sono nelle corde dello stabilimento di San Sisto. Siamo d’accordo che la fabbrica dovrà continuare ad avere nel settore del cacao il suo punto di riferimento principale, ma ciò non potrà avere il carattere dell’esclusività. Ecco perché continuiamo a pretendere da parte di Nestlè Italia un piano industriale espansivo perché la Perugina è un’azienda strategica per il Paese. Continueremo a monitorare l’evolversi della situazione, attraverso il tavolo aperto presso il Ministero dello Sviluppo Economico”. A portare la propria testimonianza, anche due ex dipendenti Perugina: “Al contrario di quanto dicono i sindacati, ci sono già stati i primi licenziamenti. Noi siamo tra quelli e ciò è avvenuto in agosto nel completo silenzio delle istituzioni. Lavoravamo per una cooperativa appaltatrice e percepiamo solo 336 euro mensili

 

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