(ASI) Perugia.  Dei 92 Comuni umbri, solo 45 hanno ritenuto di dover rispondere alla specifica richiesta della Regione Umbria circa la loro attività di vigilanza e controllo sulle strutture ricettive, le agenzie di viaggio, le professioni turistiche: meno della metà. Si sono astenuti, ad esempio, Comuni a forte vocazione turistica, come Assisi, Norcia, Cascia e Gubbio.


12 Comuni umbri hanno risposto, dichiarando di non aver fatto controlli.
Solo 33 hanno risposto, specificando sia il tipo di controllo effettuato che l’esito del controllo. Tra i più virtuosi, per numero di controlli effettuati, il Comune di Marsciano (53 controlli), Terni (46), Città di Castello (37).
In totale, i 267 controlli effettuati (252 su strutture ricettive; 15 su agenzie di viaggio) hanno prodotto 20 provvedimenti sanzionatori e portato alla luce 6 attività abusive.

“I dati 2014 relativi all’attuazione della legge regionale del turismo, resi noti dalla stessa Regione di recente - denuncia Confcommercio Umbria - confermano la necessità di riformare drasticamente il sistema dei controlli sulle attività turistiche nella nostra regione, attualmente definito dal Testo Unico del Turismo.
Abbiamo avuto la conferma che ai Comuni non interessa fare i controlli; quando li fanno si limitano alle attività turistiche che trovano facilmente lungo le strade, che come dimostrano i dati stessi, sono quasi sempre in regola. Il problema dell’abusivismo nel turismo, in questo modo, non è nemmeno preso in considerazione.
Per fare un esempio, sono state individuate due attività abusive nel settore delle agenzie di viaggio in tutta l’Umbria. Confcommercio, solo nell’arco del 2014, ne aveva segnalate dieci. Su sei segnalazioni, ad altrettanti Comuni umbri, non abbiamo ottenuto alcuna risposta.
E’ il momento di cambiare le norme che regolano i controlli, in modo che si facciano stringenti soprattutto su chi nemmeno esiste come attività economica, e opera in totale illegalità sfuggendo a qualunque regola, a partire da quelle basilari in materia di fisco, previdenza, lavoro, igiene e sicurezza. Il contrasto alla shadow economy è la nuova frontiera da presidiare”.

Non esistono cifre ufficiali che censiscano i flussi in strutture ricettive abusive e semiabusive, ma Federalberghi, ad esempio, stima che il fenomeno in Italia valga almeno 100 milioni di pernottamenti all’anno e bruci la possibilità di creare 70mila nuovi posti di lavoro per i giovani.

“Chi opera nello stesso mercato, deve osservare le stesse regole”, aggiunge Confcommercio Umbria. “Non ci spaventa un mercato più competitivo, ma tutti devono essere tenuti ad offrire le medesime garanzie, ai turisti, ai lavoratori, alla collettività.
In materia di controlli, la Legge regionale si è dimostrata inefficace e a questo punto deve essere profondamente rivista. Proprio alla luce del comportamento dei Comuni umbri, la cui maggioranza ha rinunciato ad esercitare la funzioni di vigilanza loro assegnate”.