De VincenziUmbria(UMWEB) Perugia. “Dalle notizie di stampa delle ultime settimane, emerge in tutta la sua criticità lo stato confusionale delle politiche sanitarie regionali, che continuano a non offrire orientamenti chiari e progettuali del comparto medico sanitario umbro. Dalle polemiche sui corsi di formazione accelerati per neo-laureati in medicina, da utilizzare con contratti atipici nel settore della medicina di urgenza, con forti rischi di ingrossamento delle sacche di precariato, all’ennesima fuga di un luminare”. Lo evidenzia il consigliere Sergio De Vincenzi (misto Umbria next).

De Vincenzi spiega che “anche il dottor Graziano Clerici, eccellenza nel campo della ginecologia ed ecografia prenatale e in forza all’ospedale Santa Maria della Misericordia, fa le valigie per approdare al ‘Centro Monteluce’ al fine di potenziare percorsi di alta formazione e ricerca, altrimenti frustrati dalle logiche di reparto ospedaliero che non prevedono investimenti strumentali, tecnologici e di competenze professionali di livello superiore. Il nome di Clerici si aggiunge a quelli di Carletti e Verzini, che hanno in precedenza abbandonato le aziende ospedaliere umbre”.

Il consigliere di opposizione rileva che “l’ultima trovata dell’assessore Luca Barberini è stata quella di sospendere, in forza di una legge nazionale e di una delibera di Giunta regionale del 2014, l’erogazione dei servizi medici specialistici in regime di libera professione (intramoenia), al fine di dare un taglio netto alle chilometriche liste di attesa, attuando una vera e propria azione di distrazione da quello che è il vero problema della sanità umbra, e cioè la carenza di personale, sia medico che infermieristico. Su questa vicenda in particolare, chiediamo all’assessore di non giocare al gioco delle tre carte mostrando ai cittadini una realtà che tale non è. Infatti, dati alla mano, nella nostra regione le visite mediche effettuate in regime di intramoenia – aggiunge De Vincenzi - incidono solamente per l’8,6 per cento rispetto al flusso di utenza totale. Una percentuale assolutamente minima che, con tutta evidenza, non pregiudica l’ingrossarsi delle liste di attesa. Se fossimo davvero una regione dalla sanità ‘benchmark’ non andremmo a tagliare servizi necessari, ma utilizzeremmo in modo appropriato tutti quegli strumenti di controllo per garantirne la qualità e l’applicazione delle norme come, ad esempio, la ‘Commissione paritetica regionale per l’attività libero professionale intramuraria del sistema sanitario regionale’, istituita dalla Regione nel 2017. Un organo di controllo che per motivi a noi sconosciuti, è stato convocato solamente una volta. Allo stesso modo ciascuna azienda sanitaria e ospedaliera dovrebbe rendere operativa una commissione di controllo interna, istituita da organigramma, atta a vigilare proprio sul corretta proporzione fra attività libero professionale in intramoenia e le attività mediche istituzionali”.

Per Sergio De Vincenzi “tale sospensione appare francamente un intervento ‘spot’ teso molto di più a riguadagnare consenso fra gli utenti, dando l’idea di voler ristabilire idealmente una correttezza formale, avvantaggiare la gratuità dei servizi e illudere che in tal modo il problema delle liste d’attesa verrà riassorbito. In realtà, proprio perché l’incidenza dell’intramoenia risulta marginale, il problema non solo non troverà soluzione, ma aumenterà le proprie dimensioni perché verrà a mancare un servizio medico specialistico di qualità ospedaliera a costi contenuti, favorendo così la migrazione verso le strutture private. Sulle motivazioni di tali scelte interrogheremo l’assessore Barberini che, ci auguriamo, porti all’attenzione dell’Assemblea legislativa dati chiari e giustificabili che supportino questo genere di politiche sanitarie che facciamo davvero fatica a comprendere e con noi, crediamo, i medici e i cittadini”.