BORI PDI consiglieri regionali del PD, Meloni e Bori, in una lettera inviata alla presidente Tesei e all’assessore Coletto chiedono di “vigilare, garantire e promuovere la piena attuazione della legge ‘194/’78’ (interruzione volontaria della gravidanza), anche nell’emergenza da Covid-19”. Secondo Meloni e Bori “l’Umbria non può permettersi di fare passi indietro rispetto all’affermazione di diritti di civiltà conquistati anche grazie alle donne di questa regione”.

(UNWEB) Perugia,  “Vigilare sulla corretta applicazione della Legge ‘194/’78’ sull’interruzione volontaria della gravidanza. Promuovere azioni che garantiscano un’adeguata erogazione dei servizi e delle prestazioni che ne consentano una piena attuazione, anche nell’ambito dell’emergenza Covid-19”. Lo richiedono in una lettera inviata alla presidente Tesei e all’assessore alla Sanità Coletto, i consiglieri regionali del PD, Simona Meloni (vicepresidente Assemblea legislativa) e Tommaso Bori (capogruppo) secondo i quali “la necessità e l’urgenza di affrontare una tematica così importante e delicata è del tutto evidente, tanto più in una regione che non può permettersi di fare passi indietro rispetto all’affermazione di diritti di civiltà conquistati anche grazie alle donne dell’Umbria”.

Facendo proprio l’appello promosso da: Vita Di Donna ONLUS, Libera Associazione Italiana Ginecologi per l'Applicazione legge 194 (LAIGA), Rete italiana contraccezione e aborto (Pro-choice RICA) e l’Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto (AMICA) poi sottoscritto da “centinaia di firme autorevoli del mondo della cultura e della scienza”, i due consiglieri PD sottolineano “l’importanza e l’urgenza di assicurare l’accesso alle strutture pubbliche per poter esercitare in piena libertà e sicurezza il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, a partire da quella farmacologica”.

“Le linee guida del Ministero della Salute, così come approvate nell’ambito dell’emergenza sanitaria legata al COVID-19 - precisano Meloni e Bori - specificano che le interruzioni volontarie della gravidanza rientrano tra le prestazioni indifferibili per legge e da erogare entro precisi spazi temporali. Ma si sta assistendo in tutta Italia, e quindi anche in Umbria, ad un sostanziale blocco degli accessi aggravato anche dal triplicarsi dei casi di obiezione di coscienza”.

“È chiaro che in questo periodo l’uso delle sale operatorie, dei servizi di anestesia, e i ricoveri in day hospital vadano limitati al massimo, ma, proprio per questo – sottolineano Meloni e Bori - si possono e si devono mettere in campo azioni alternative e un’organizzazione differente, in modo da dare la possibilità a tutte le donne di interrompere la gravidanza in piena sicurezza e in un contesto adeguato sia per la tempistica che per la gestione dell’impatto psicologico”.

Meloni e Bori chiedono inoltre alla Presidente della Regione di garantire la piena attuazione della legge 194/1978 anche agevolando, tanto più in questa fase emergenziale, “una maggiore territorializzazione del servizio, così come avviene da tempo nella maggioranza dei Paesi europei”.

In tal senso, Meloni e Bori invitano la Giunta regionale “a prendere in considerazione anche la possibilità di consentire l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica nella propria abitazione, a seguito di una visita ambulatoriale o consultoriale, assicurando cure domiciliari, sorveglianza e reperibilità del personale della struttura che offre il servizio”.

“Un altro importante passo avanti potrebbe essere compiuto attribuendo un ruolo centrale ai consultori – sottolineano i due consiglieri – che sono provvisti di ecografo e di personale formato, quindi assolutamente in grado di fornire tutta questa procedura, riservando alle strutture ospedaliere solo i rari casi problematici. In assenza di consultori adeguatamente attrezzati e collegati con i presidi ospedalieri, questo compito potrebbe essere interamente assorbito dagli ambulatori, prevedendo un percorso separato per le donne contagiate o sospette di esserlo.”

Per Meloni e Bori è inoltre necessario “estendere i termini per l'autorizzazione dell'interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, prorogandoli dalla settima, cioè 49 giorni, alla nona settimana, 63 giorni, gestazionale, così come già avviene in tutta Europa”.

Per i due consiglieri PD, un altro importante fattore di sicurezza è rappresentato “dall’attivazione di un servizio che permetta di contattare in tempo utile i consultori, gli ambulatori e le strutture ospedaliere che attuano l’IVG, così da accogliere e gestire le richieste anche da remoto attraverso percorsi di telemedicina, considerate le diverse misure restrittive esistenti, come l’obbligo di distanziamento sociale, una ridotta mobilità e la chiusura di alcuni presidi”.