ManciniIl consigliere regionale della Lega Valerio Mancini ha inviato una lettera al Prefetto per chiarimenti sulla silvicoltura, visto che “il taglio e raccolta della legna erano stati bloccati dal Governo, causando gravi disagi a molti cittadini” e considerato che “ora è stata concessa la ripresa del settore ma solo come attività commerciale”. Per Mancini “il chiarimento richiesto punta a tutelare un’esigenza primaria della popolazione umbra, che necessita di soddisfare il proprio diritto di auto approvvigionamento di energia dalle proprie risorse naturali”.

 

(UNWEB) Perugia,  - “Attraverso una lettera all’indirizzo del Prefetto di Perugia, Claudio Sgaraglia, mi sono fatto portavoce delle istanze e delle preoccupazioni che pervengono dai territori circa la silvicoltura”. È quanto dichiara il consigliere regionale della Lega Valerio Mancini spiegando che il chiarimento richiesto al Prefetto “è volto alla tutela di un’esigenza primaria della popolazione umbra, che necessita di soddisfare il proprio diritto di auto approvvigionamento di energia dalle proprie risorse naturali, come costituzionalmente garantito e attuabile per legge. Ho preso questa iniziativa - aggiunge -  in qualità di presidente della Seconda Commissione consiliare, competente in materia, in accoglimento delle richieste dei cittadini e in piena condivisione con la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei”.

“In seguito alla pandemia da Covid-19 - spiega Mancini – il taglio e raccolta della legna sono stati bloccati dal Governo, causando gravi disagi a molti cittadini. I parlamentari umbri della Lega, Riccardo Augusto Marchetti e Luca Briziarelli, sono prontamente intervenuti per chiedere lo sblocco di questa attività ritenuta essenziale, e l’Esecutivo ha concesso la ripresa del settore, ma solo come attività commerciale. L’interrogativo che ho posto al Prefetto di Perugia è finalizzato a ottenere un’interpretazione sulla specifica attività di taglio boschi ceduo, effettuato da persone fisiche proprietarie o possessori di aree boscate, oltre al possibile espletamento nei domini collettivi dei tagli di uso civico, attività di natura non commerciale, ma ancor più necessaria, in quanto tesa al soddisfacimento di un’esigenza primaria del singolo cittadino e/o nucleo familiare. Tale attività per sua natura può e deve essere svolta, solo in determinati periodi dell’anno (ottobre e aprile). Nell’avviare un dialogo con la Prefettura, ho voluto sottoporre l’incombente urgenza di esprimersi su tale attività, vista anche l’imminente chiusura del taglio, in assenza del quale gran parte dei nuclei familiari rurali umbri, si troverebbe costretta a dover affrontare l’inverno 2020/2021 pagando per un bene di prima necessità costituzionalmente garantito”. 

“La possibilità di quanto richiesto –continua Mancini – si fonda su due leggi: la legge regionale dell’Umbria ‘28/2001’ (Testo unico regionale per le foreste) e il suo regolamento attuativo ‘7/2002’ che individua i termini temporali, differenziati in base all’altitudine, entro cui poter effettuare il taglio bosco, che valgono per tutte le attività, siano esse private/di uso civico/commerciali. L’Agenzia Forestale Regionale l’11 aprile ha posticipato i termini di una settimana visto che per alcune fasce altimetriche erano già conclusi. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri attualmente in vigore, inoltre, prevede che siano comunque consentite le attività che erogano servizi di pubblica utilità, nonché servizi essenziali come quelli per garantire i diritti costituzionalmente tutelati tra cui l’approvvigionamento di energie, prodotti energetici, risorse naturali e beni di prima necessità. Dunque attualmente è consentito il taglio del bosco solo per l’attività commerciale, tralasciando l’operatività per gli enti collettivi di uso civico e proprietari o possessori di aree boscate”.