ISUCIn una nota dell’Isuc (Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea), Dino Renato Nardelli (Sezione didattica) propone un’idea per la scuola dopo il coronavirus: “un’aula espansa: luoghi fisici da programmare non solo per conservare memoria, ma per fare didattica; all’aperto o al chiuso, a godere degli ineffabili paesaggi che solo l’Umbria ha o a riflettere dentro le mura accoglienti nei nostri musei. Pareti che possono accogliere studenti a gruppi interscambiabili, per periodi di tempo rigorosamente programmati nel rispetto delle misure di sicurezza imposte dal tempo presente”.

 

(UNWEB) Perugia,   - “L’emergenza della pandemia impone di immaginare, nella prassi dell’insegnamento, una quotidianità in cui il distanziamento individuale risulta una pratica irrinunciabile, con le difficoltà organizzative e metodologiche che ne conseguono”. Lo scrive in una nota dell’Isuc (Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea) Dino Renato Nardelli (Sezione didattica) che propone l’idea di “un’aula espansa: luoghi fisici da programmare non solo per conservare memoria, ma per fare didattica; all’aperto o al chiuso, a godere degli ineffabili paesaggi che solo l’Umbria ha o a riflettere dentro le mura accoglienti nei nostri musei. Pareti che possono accogliere studenti a gruppi interscambiabili, per periodi di tempo rigorosamente programmati nel rispetto delle misure di sicurezza imposte dal tempo presente”.

“Da un punto di vista organizzativo – spiega -, la divisione della classe in piccoli gruppi, conseguenza immediata del distanziamento individuale, impone il reperimento di spazi ulteriori rispetto alla classe tradizionale o anche a quelli che gli edifici scolastici, così come oggi sono strutturati, possono offrire; altro problema, la riorganizzazione degli orari di servizio dei docenti e l’aumento del loro numero necessari per la gestione in sicurezza delle attività”.

“Dal punto di vista metodologico – aggiunge Nardelli -, occorre evitare che la frantumazione in più gruppi della classe spinga verso una pratica frontale dell’insegnamento, in cui si immaginano in contemporanea unicamente attività in presenza ed attività a distanza ripetitivamente gestite con le nuove tecnologie. Per rimanere in una prospettiva in cui il docente è pianificatore di percorsi che conducano al raggiungimento di competenze ed abilità, ed organizzatore di conoscenze finalizzate a tale scopo, occorre compiere un passo avanti”.

“Ed ecco l’idea dell’aula espansa. I contenuti culturali utili per formare nei ragazzi abilità e competenze – spiega Nardelli -, non stanno soltanto nelle capacità trasmissive dei docenti, nella bontà dei libri di testo, nello sconfinato universo di internet; esistono anche i luoghi, serbatoi senza fondo di emozioni, valori conoscenza. L’Umbria, terra dei cento campanili, quasi tanti quanti sono i comuni che la compongono, ne è piena. Luoghi – commenta - dove sono accaduti eventi in passati lontani o vicinissimi, che hanno segnato più o meno consapevolmente la sua identità. Luoghi grezzi, nei quali i segni di un passato storico, culturale, economico, sociale ha lasciato tracce senza che nessuno le segnasse; luoghi suggeriti, segnati da lapidi, targhe, croci, o semplicemente dai resti preservati di un manufatto, di una ciminiera, di un tratti del selciato di antiche strade; luoghi allestiti, musei, pinacoteche, raccolte locali dei quali ogni comune è popolato”.

“Ci piacerebbe immaginare la classe come unità sociale di soggetti che apprendono – conclude il responsabile della Sezione didattica Isuc -, la quale si divide in gruppi non solo per contingenza emergenziale bensì per scelta metodologica, in virtù della quale ciascun luogo della propria città diventa risorsa, e che si ricompone ogni volta per restituire il proprio contributo ad un comune percorso”. R